Alleandosi con la destra l’SVP rinnega gran parte della sua storia
Il calo di consensi degli ultimi anni ha costretto il principale partito dell'Alto Adige, storicamente antifascista, a fare una coalizione con Fratelli d'Italia
Dopo quasi tre mesi di trattative nella provincia autonoma di Bolzano si è trovato un accordo sulla composizione della nuova giunta: sarà formata dalla Südtiroler Volkspartei (SVP), il partito autonomista che domina da decenni la politica dell’Alto Adige, dal partito indipendentista tedesco di destra Die Freiheitlichen, dalla piccola lista territoriale La Civica e dai partiti italiani di destra Fratelli d’Italia e Lega. Giovedì è stato rieletto come presidente Arno Kompatscher dell’SVP, già in carica dal 2014 per due mandati consecutivi.
Un’alleanza così sbilanciata a destra è del tutto inedita nella storia altoatesina: da quando si vota nella provincia di Bolzano, cioè dal 1948, l’SVP ha sempre avuto un’ampia maggioranza e ha sempre governato, alleandosi però di volta in volta con partiti di centro e di centrosinistra. L’alleanza con le destre si deve soprattutto al calo di consensi degli ultimi anni, che nel 2018 costrinse l’SVP ad allearsi con la Lega e da quest’anno anche con altri partiti di destra. Prima non ne aveva mai avuto bisogno, visto che riusciva a ottenere stabilmente la maggioranza in consiglio provinciale anche senza alleanze. Lo statuto dell’Alto Adige però prevede che in giunta debba essere rappresentata necessariamente anche la componente di lingua italiana, che da quelle parti è una minoranza: su circa 535mila abitanti, più di 350mila parlano il tedesco come prima lingua. Potendo scegliere senza vincoli numerici, insomma, prima del 2018 l’SVP era sempre andata a sinistra.
Il motivo per cui l’SVP si è sempre tenuta lontana dagli accordi politici con la destra è legato alla sua storia antifascista. Il partito nacque infatti nel 1945 dall’eredità della Andreas-Hofer-Bund (la “Lega di Andreas Hofer”, dal nome di un noto condottiero austriaco del Settecento), un movimento politico antinazista e antifascista fondato nel 1939 per opporsi all’emigrazione forzata nella Germania nazista della popolazione altoatesina di lingua tedesca.
Il 1939 fu l’anno delle cosiddette “opzioni” in Alto Adige, il sistema su cui l’Italia fascista e la Germania nazista si accordarono per risolvere le rivendicazioni di entrambe su quel territorio, che era stato annesso all’Italia alla fine della Prima guerra mondiale ma era abitato da una popolazione prevalentemente di lingua tedesca. Le “opzioni” imponevano agli altoatesini di lingua tedesca e ladina (una lingua derivata dal latino parlata ancora oggi da una minoranza nella zona delle Dolomiti) di scegliere se trasferirsi nei territori che all’epoca erano controllati dalla Germania nazista o se restare in Italia, rinunciando però alla propria lingua e cultura.
Negli anni precedenti il regime fascista aveva messo in atto in Alto Adige una grande repressione della cultura tedesca e un’epurazione di tutti gli elementi germanofoni, a partire dai nomi dei luoghi. Nella zona nacquero persino scuole clandestine di lingua tedesca organizzate soprattutto dalle associazioni cattoliche: queste ultime divennero poi un altro elemento fondativo (insieme all’ispirazione antifascista) della SVP, che infatti per decenni si alleò con la Democrazia Cristiana, il partito cattolico che dominò la politica italiana durante la cosiddetta Prima repubblica, fino ai primi anni Novanta.
Nonostante il nome presentasse il sistema come la concessione di una scelta, le “opzioni” erano di fatto un obbligo a cui molti si ribellarono: c’erano insomma molte persone che volevano restare in Italia pur continuando a parlare il tedesco e senza cancellare la propria cultura. La Lega di Andreas Hofer fu il movimento politico che raccolse tutte queste persone e per questo venne duramente perseguitato dal fascismo. Da queste premesse, e raccogliendo altri movimenti politici locali più piccoli, nacque nel 1945 la SVP, che dalle successive elezioni del 1948 governa la provincia di Bolzano, diventata poi “provincia autonoma” negli anni Settanta. La provincia autonoma è un’amministrazione paragonabile a una regione.
Nel 2018 l’alleanza con la Lega fu perlopiù accettata perché, pur essendo di destra, era un partito che condivideva con l’SVP almeno le istanze autonomiste, comprese alcune battaglie politiche come l’autonomia regionale: questo permise di presentare quella scelta come in qualche modo coerente con l’agenda politica del partito.
La nuova alleanza è stata molto più difficile da giustificare, soprattutto per la presenza di Fratelli d’Italia: un partito erede della destra radicale italiana post-fascista, con molti membri anche tra i più importanti che hanno avuto militanze nel Movimento Sociale Italiano, il partito che dopo la Seconda guerra mondiale raccolse gli ex fascisti e nostalgici del regime. Nella giunta conterà poco perché avrà un solo assessore (su 11 membri complessivi, Kompatscher compreso), ma il punto dei molti che se ne lamentano è più simbolico che politico: il mese scorso a Bolzano sono state organizzate in poche settimane tre manifestazioni contro Kompatscher e la sua scelta di allearsi con la destra. Ci sono stati cori, slogan e cartelloni soprattutto antifascisti.
Südtiroler Volkspartei vuol dire “partito popolare sudtirolese”, un nome che descrive in modo particolarmente accurato ciò che rappresenta nella zona: l’SVP infatti nella provincia di Bolzano è stato a lungo il partito di tutti, spesso a prescindere dalle idee politiche, perché per tutti era chiaro che avrebbe difeso meglio di chiunque altro gli interessi dell’Alto Adige e di chi parlava tedesco come prima lingua davanti al parlamento nazionale. Ma è sempre stato votato anche da molte persone che hanno l’italiano come prima lingua, perché dai vantaggi dell’autonomia contrattati dall’SVP con i governi è sempre derivata una prosperità della zona che oggi è evidente in molti ambiti.
Per questo l’SVP si definisce da sempre un partito “di raccolta”, che ha al suo interno correnti molto diverse, dai socialisti ai popolari, dai contadini agli industriali, alcune più conservatrici e altre più progressiste. La politica altoatesina si fa tutta dentro all’SVP e dipende fortemente dalla prevalenza delle correnti interne: è il motivo per cui l’assemblea dei delegati del partito viene chiamata abitualmente “parlamentino”, perché è lì che si prendono le decisioni sull’Alto Adige ancor prima che nel consiglio provinciale.
Negli ultimi anni però l’SVP ha perso progressivamente consensi, pur restando saldamente il primo partito locale: dal 50 per cento e oltre che aveva un tempo è passata al 41,9 del 2018, fino al 34,5 delle ultime elezioni a ottobre del 2023. È difficile individuare ragioni precise, ma c’entrano probabilmente la crisi dei partiti tradizionali e lo spostamento verso destra dell’elettorato che nell’ultimo decennio hanno riguardato tutta Italia. Anche in Alto Adige sono nati alcuni partiti populisti e di destra, tutti tedeschi, che hanno tolto consensi all’SVP: due esempi sono il Team K (fondato da un fuoriuscito dal Movimento 5 Stelle, populista) e la Süd-Tiroler Freiheit (molto di destra, che vorrebbe la secessione dell’Alto Adige dall’Italia). Entrambi hanno preso intorno all’11 per cento alle ultime elezioni.
Nel frattempo si sono inaspriti gli scontri tra le fazioni interne all’SVP: il presidente della provincia Kompatscher è uno dei leader della corrente più progressista del partito, ma nonostante abbia un grande consenso personale tra la popolazione, internamente è stato messo più volte in minoranza dalla corrente più conservatrice. È successo anche quando si è dovuto scegliere con chi allearsi per formare la nuova giunta: Kompatscher avrebbe voluto una giunta con il Partito Democratico e i Verdi, un partito che comprende sia italiani che tedeschi e che ha da sempre buoni consensi in Alto Adige. Il “parlamentino” dell’SVP invece ha scelto con un’ampia maggioranza di allearsi con la destra.
«Mi aspettavo un risultato diverso», aveva detto Kompatscher dopo quella decisione, provando poi a ribadire una linea politica più progressista: «Siamo un partito del centro politico: l’umanesimo, l’autonomia, il bilinguismo, il processo di unificazione europea, i diritti civili, questi sono i valori della Südtiroler Volkspartei che saranno precondizioni dell’accordo di coalizione».
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