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  • Giovedì 18 gennaio 2024

Gli aiuti ai privati alluvionati in Romagna vanno a rilento

La procedura per chiederli è intricata e finora sono stati utilizzati soprattutto i fondi per ricostruire le opere pubbliche

Mobili di una casa di Faenza danneggiati dall'alluvione
Mobili di una casa di Faenza danneggiati dall'alluvione (Antonio Masiello/Getty Images)

Mercoledì all’ora di pranzo circa 200 esponenti di comitati civici e associazioni dell’Emilia-Romagna hanno contestato la presidente della commissione europea Ursula von der Leyen e la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, arrivate a Forlì per annunciare nuovi aiuti economici dedicati alla ricostruzione di strade e argini danneggiati dall’alluvione dello scorso maggio. I manifestanti hanno accusato lo Stato e l’Unione Europea di aver fatto troppo poco per aiutare le persone che hanno subìto danni: finora, in effetti, la maggior parte dei soldi stanziati è stata utilizzata per le opere pubbliche, mentre moltissime persone, famiglie e aziende sono ancora in attesa. I soldi ci sarebbero, ma la distribuzione va a rilento.

Il primo decreto di aiuti era stato approvato dal governo alla fine di maggio, due settimane dopo l’alluvione. Erano stati promessi 2,2 miliardi di euro, ridotti poi a 1,6 miliardi tra cui 620 milioni di euro per la cassa integrazione nelle aziende, 250 milioni per il sostegno ai lavoratori autonomi, 300 milioni per aiutare le esportazioni delle aziende. La maggior parte di questi soldi tuttavia non venne utilizzata e tornò nelle casse dello Stato.

Nel secondo decreto da 2,7 miliardi di euro furono inseriti fondi per la Protezione civile e per organizzare la struttura commissariale. Furono dati soldi anche alla Regione per gestire le cosiddette «somme urgenze» tra cui un contributo da 3.000 euro a ognuna delle 36mila famiglie coinvolte nell’alluvione per far fronte alle spese immediate e un altro contributo per le famiglie costrette a dormire da parenti e amici. Su questi primi aiuti economici non sono stati segnalati problemi. La Regione ha poi previsto un contributo aggiuntivo da 2.000 euro in caso di spese maggiori documentate. In questo caso molte famiglie dicono di non averlo ancora ricevuto a causa delle verifiche delle spese, lunghe e piuttosto complesse.

Case allagate nei campi vicino a Conselice

Case allagate nei campi vicino a Conselice (Antonio Masiello/Getty Images)

Il commissario straordinario Francesco Figliuolo, nominato dal governo un mese e mezzo dopo l’alluvione di maggio, ha poi messo a disposizione 1,3 miliardi di euro per aiutare i privati: 630 milioni per i risarcimenti diretti e 700 sotto forma di crediti di imposta, cioè abbassando le tasse alle aziende e alle persone che hanno subito danni. Ogni famiglia può chiedere al massimo 20mila euro, mentre le imprese 40mila.

Secondo i dati aggiornati al 9 gennaio, finora sono state inviate 830 richieste di rimborso di cui 190 presentate dalle imprese e 640 dalle famiglie. Sono stati chiesti 12 milioni di euro in totale, 5,6 milioni dalle imprese (in media circa 30mila euro) e 6,4 milioni dalle famiglie (in media circa 10mila euro). Una ricognizione fatta dalla struttura commissariale ha accertato che i contributi interessano potenzialmente molte più persone: tra 50mila e 70mila famiglie e circa 16mila imprese, soprattutto agricole. «Adesso è il momento di spingere e dare massima priorità alla ricostruzione per i privati», ha detto il commissario Figliuolo. «I soldi ci sono».

Negli ultimi due mesi molte delle persone che avevano subito danni si sono lamentate della procedura per chiedere i rimborsi, considerata troppo complicata e lenta. Le domande devono essere inviate attraverso la piattaforma online chiamata “Sfinge”, costruita dalla Regione nel 2012 per la ricostruzione dopo il terremoto e ora adattata. La piattaforma è online dal 15 novembre.

I controlli, in effetti, sono molti. Le persone che hanno subìto danni a case o imprese devono allegare alla domanda una perizia fatta da un tecnico professionista. Il comune deve verificare che chi ha presentato la domanda abbia davvero avuto danni dall’alluvione, poi la pratica passa alla Regione attraverso la piattaforma e successivamente a Invitalia, un’azienda controllata dallo Stato, che identifica i danni. Alla fine, se tutto va bene, la pratica torna al sindaco che la chiude e la invia alla struttura commissariale per l’autorizzazione definitiva a cui segue infine l’arrivo dei soldi sul conto corrente. Anche se tutte le parti in causa assicurano di gestire in modo veloce le pratiche, basta poco per allungare i tempi.

Un altro problema riguarda i cosiddetti beni mobili, per esempio gli elettrodomestici distrutti dall’acqua e dal fango. Il commissario Figliuolo ha confermato in più occasioni che questo tipo di risarcimento non sarà previsto, nonostante le richieste insistenti della Regione Emilia-Romagna. «Senza il rimborso di tutti i beni mobili danneggiati non ci potrà mai essere un risarcimento al 100% come promesso dal governo», ha detto il presidente Stefano Bonaccini a fine novembre. «Su questo punto, non saremo soddisfatti finché non sarà rimborsato l’ultimo bene colpito dall’alluvione».

Soccorritori in una strada allagata a Conselice

Soccorritori in una strada allagata a Conselice (Antonio Masiello/Getty Images)

Al termine dell’incontro con von der Leyen e Meloni, Bonaccini ha ribadito la richiesta di rimborsare al 100% famiglie, aziende e comuni. La Regione già a giugno aveva calcolato danni per 8 miliardi e 860 milioni di euro: 3,8 miliardi per strade, scuole, argini e canali, 2,2 miliardi per sistemare i danni alle abitazioni, 1,8 miliardi per le aziende, oltre a 680 milioni già spesi per far fronte alle opere urgenti di cui circa 400 anticipati dagli enti locali.

Mercoledì Giorgia Meloni e Ursula von der Leyen hanno presentato un accordo per destinare altri 1,2 miliardi di euro del PNRR all’Emilia-Romagna, oltre a un anticipo di 95 milioni di euro del Fondo di solidarietà dell’Unione Europea. «Altre risorse arriveranno nei prossimi mesi», ha assicurato von der Leyen. Tutti questi soldi, tuttavia, serviranno per le opere pubbliche e per la prevenzione di altre calamità naturali, non per risarcire i privati. Tutti i progetti dovranno essere individuati entro settembre, gli appalti aggiudicati entro il maggio del 2025 e i lavori conclusi entro la fine del 2026.