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  • Mercoledì 17 gennaio 2024

Le grandi proteste in una piccola città della Russia

A Baymak circa tremila persone hanno manifestato contro la condanna di un attivista locale: sono tante, per gli standard russi

Uno screenshot da un video pubblicato dal canale di notizie russe “RusNews”
Uno screenshot da un video pubblicato dal canale di notizie russe “RusNews”

Negli ultimi giorni a Baymak, una piccola città della Russia, a più di mille chilometri dalla capitale Mosca, ci sono state proteste notevoli contro la condanna molto criticata di un attivista locale, che i manifestanti considerano pretestuosa. Sono state insolitamente partecipate per gli standard russi, dove la repressione violenta messa in atto dalle autorità e la minaccia degli arresti scoraggiano da anni le grandi contestazioni.

Si ritiene che quelle di Baymak, città di 17mila abitanti nella Repubblica di Baschiria (una regione della Russia centromeridionale non lontana dal confine col Kazakistan), siano le proteste più grandi dall’inizio dell’invasione russa in Ucraina, cioè dal febbraio del 2022: nonostante i rischi e le temperature inferiori ai dieci gradi sottozero, hanno protestato circa tremila persone. Ci sono stati anche scontri con la polizia, che ha usato manganelli e lacrimogeni per disperderle, e decine di arresti. Alcune delle persone fermate sono state accusate di “rivolte di massa”, un reato che comporta fino a 15 anni di prigione.

I manifestanti in alcuni casi hanno tirato palle di neve contro gli agenti in assetto antisommossa, altre volte guanti e cappelli, o anche i manganelli degli stessi poliziotti che erano riusciti ad accaparrarsi: le autorità hanno detto che anche alcuni agenti sono stati feriti. Nella regione l’accesso a internet è stato limitato, probabilmente per impedire ai manifestanti di organizzarsi.

Le proteste erano iniziate lunedì, quando era prevista la sentenza contro Fail Alsynov, un attivista locale. Le proteste avevano indotto il tribunale a spostare la data da lunedì a mercoledì, ma le manifestazioni si sono ripetute e sono state ancora più partecipate. Alsynov è stato condannato a quattro anni di carcere da scontare in una colonia penale, un centro di detenzione russo particolarmente duro, dove i detenuti sono costretti a lavorare per lo stato.

L’attivista ha negato le accuse di incitamento all’odio etnico con cui è stato condannato, sostenendo che siano state innescate dall’errata traduzione in russo di una frase che lui aveva detto in baschiro, una lingua parlata da più di un milione di persone nella repubblica russa di Baschiria. In un discorso pronunciato durante una protesta contro i progetti per una miniera d’oro, ad aprile, Alsynov si era riferito alle persone provenienti dal Caucaso e dall’Asia centrale (due regioni a sud della Russia) usando l’espressione “kara halyk”, che letteralmente significa “persone nere”: le autorità russe l’hanno considerata dispregiativa e razzista. Alcuni giornali russi indipendenti però hanno fatto notare che quell’espressione viene colloquialmente usata in baschiro per indicare la “gente comune”, che è quello che dice anche Alsynov per sostenere la propria innocenza.

Secondo i manifestanti le accuse sarebbero in realtà un pretesto per il governatore della Baschiria, Radiy Khabirov, di eliminare Alsynov. L’attivista aveva infatti avuto un ruolo di rilievo in precedenti proteste contro il tentativo di aprire una miniera su una collina considerata sacra nella tradizione baschira, e inoltre guidava un gruppo culturale, chiamato Bashkort, sciolto nel 2020 dopo essere stato dichiarato estremista. I manifestanti hanno cantato slogan che chiedevano le dimissioni di Khabirov.

La Baschiria, anche detta Bashkortostan, è una repubblica federale, uno dei vari tipi di soggetti federali che costituiscono la Federazione Russa. Le Repubbliche federali godono di un’autonomia maggiore rispetto alla maggior parte degli altri soggetti federali, in quanto abitate in maniera significativa da una minoranza etnica. In questo caso sono appunto i baschiri, una popolazione che parla una lingua imparentata col turco e con altre lingue delle repubbliche dell’Asia centrale, come il Kazakistan, che è vicino al confine sud della Baschiria.