Forse Bobi non era davvero il cane più longevo di sempre
Secondo i padroni sarebbe morto a 31 anni, ma molti lo ritengono impossibile: ora il Guinness dei primati ha sospeso i suoi titoli e avviato un'inchiesta
Lo scorso ottobre il Guinness dei primati, il comitato che raccoglie ogni anno in un libro un elenco dei record relativi ai temi più disparati, improbabili e bizzarri, ha pubblicato un post sul proprio blog per annunciare la morte di Bobi, che secondo i loro calcoli aveva 31 anni e cinque mesi e non era solo il cane più vecchio del mondo in vita fino a quel momento, ma anche il cane che aveva vissuto più a lungo di sempre.
Dalla morte di Bobi però ci sono state tantissime discussioni, soprattutto online e tra i veterinari, che hanno messo in dubbio che fosse possibile per un cane arrivare a vivere così a lungo. L’aspettativa di vita media dei cani, a prescindere dalla razza, è infatti di 11 anni e mezzo e sale a 15 per i bastardini, ovvero i cani nati dall’incrocio di più razze. Dopo molte polemiche e una lunga inchiesta del giornalista Matt Reynolds, che per settimane ha provato a verificare che Bobi fosse effettivamente nato nel 1992 senza grandi risultati, a metà gennaio il Guinness dei primati ha sospeso il titolo di cane più longevo della storia in attesa dei risultati di un’inchiesta più accurata sulla sua età effettiva al momento della morte.
Secondo le dichiarazioni dei suoi padroni, Bobi, un mastino appartenente alla razza Rafeiro do Alentejo, era nato l’11 maggio del 1992, e al momento della sua morte avrebbe quindi avuto 31 anni e cinque mesi. Erano due in più di quello che fino ad allora era stato considerato il cane più longevo della storia, Bluey, un cane da pastore australiano morto nel 1939 all’età di 29 anni e 5 mesi.
Per cercare di verificare l’età di Bobi, Reynolds ha in primo luogo contattato la SIAC, il database del governo del Portogallo (dove Bobi viveva) in cui vengono registrati gatti, cani e furetti domestici. Gli è stato detto che il 3 luglio del 2022 i padroni di Bobi avevano registrato il cane nel database dichiarando che era nato nel 1992, ma che si trattava di un’autocertificazione, e che quindi non erano in possesso di «alcuna registrazione o altro dato che possa confermare o smentire questa affermazione». La SIAC gli ha anche detto che nessuno dal Guinness dei primati li aveva contattati per confermare il dato.
Dato che in Portogallo registrare i cani nati prima del 2008 è diventato obbligatorio solo alla fine del 2020, Reynolds ha continuato a cercare ulteriori informazioni che potessero indicare l’effettiva data di nascita di Bobi. I suoi padroni – una famiglia portoghese qualsiasi che aveva in precedenza raccontato di pensare che Bobi fosse vissuto così a lungo perché aveva dei buoni geni e perché mangiava pasti fatti in casa da loro tutti i giorni – non hanno però risposto alle sue richieste di informazioni.
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Reynolds ha così contattato vari esperti di longevità canina per sentire i loro pareri. Enikő Kubinyi, dell’Università Loránd Eötvös in Ungheria, gli ha detto che capire l’età esatta di un cane è spesso molto complesso, perché i registri dei veterinari possono essere inaffidabili (quando esistono, che non è il caso di Bobi). L’aspetto fisico del cane poi dice raramente qualcosa sulla sua età precisa, e talvolta spuntano casi di cani che sembrano avere anche quarant’anni, perché i proprietari si sono dimenticati di aggiornare i registri anagrafici quando sono morti.
Kubinyi ha detto anche di aver studiato due cani ungheresi particolarmente longevi, di 22 e 27 anni ciascuno, e che entrambi avevano in comune con Bobi il fatto di poter vagare liberamente invece di vivere soltanto in casa e di avere molti contatti con altri cani e esseri umani. Ha però aggiunto che ci sono due cose che la fanno sospettare che Bobi non fosse davvero così vecchio: il fatto che fosse piuttosto in sovrappeso, un dettaglio che non contribuisce all’allungamento della vita di un animale, e il fatto che nelle foto di Bobi da giovane condivise dalla famiglia la sua peluria sembrasse leggermente diversa da quella che aveva da vecchio, come se fossero due cani diversi.
Il giornalista ha quindi parlato con Sheila Schmutz, professoressa emerita di scienze animali e pollame presso l’Università del Saskatchewan in Canada che ha a lungo fatto ricerca sul mantello dei cani da un punto di vista genetico, e le ha mostrato alcune foto di Bobi, scattate nel 1999, 2016 e 2022. Schmutz gli ha detto di non poterlo dire con certezza, ma di capire perché alcuni potrebbero pensare che si tratti di due cani diversi, dato che in alcune foto la pelliccia è più rossiccia, in altre più marroncina.
Nel corso dell’inchiesta, Reynolds ha raccontato di aver parlato anche con una persona – l’assistente della veterinaria e autrice Karen Becker, che aveva personalmente conosciuto Bobi – che ha condiviso con lui una teoria del complotto. Secondo la teoria dell’assistente, Dana Adams, dietro ai tanti dubbi emersi sull’età di Bobi ci sarebbe la lobby del cibo per cani, allarmata per il fatto che, secondo la famiglia di Bobi, il cane sarebbe vissuto così a lungo anche per via del fatto che mangiava principalmente cibo caldo cucinato per lui. Negli ultimi anni è aumentato il mercato dei prodotti che vengono venduti come soluzioni specifiche per contribuire a mantenere in salute i cani anziani, come mangimi e integratori. Le confezioni e le pubblicità di questi prodotti non promettono esplicitamente di allungargli la vita, ma comunicano qualcosa che ci si avvicina e che risponde al comprensibile desiderio di prolungare il più possibile la convivenza con il proprio cane. Non ci sono comunque argomenti a favore di questa ipotesi.
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