Il governo ha autorizzato Tim a vendere parte della sua rete al fondo statunitense KKR
Il governo ha autorizzato la compagnia di telecomunicazioni Tim a vendere al fondo statunitense KKR (Kohlberg Kravis Roberts & Co) parte della sua rete, ossia quel complesso di infrastrutture fisiche e tecniche che consentono ai clienti di parlare al telefono e navigare su internet. L’autorizzazione era necessaria perché le telecomunicazioni rientrano tra i settori strategici per l’interesse nazionale e sono quindi soggette alla normativa sul golden power, ossia quell’insieme di leggi per limitare l’influenza di investitori stranieri su aziende italiane importanti.
È da tempo che Tim cerca di vendere la sua rete per ripianare la sua situazione finanziaria, e sono state molte le trattative intercorse in questi anni. A novembre il consiglio di amministrazione aveva infine approvato la vendita a KKR, a cui cederà per 18,8 miliardi di euro parte della sua rete di infrastrutture, quella che fa riferimento a NetCo e alla controllata FiberCop, di cui KKR possiede già il 37,5 per cento delle quote.
Tutta l’operazione dovrebbe concludersi entro l’estate del 2024 e include anche la partecipazione del ministero dell’Economia – che già possiede circa il 10 per cento delle azioni di Tim tramite Cassa Depositi e Prestiti (CDP) – che parteciperà in Netco per circa il 20 per cento.
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