Un’altra canzone di Micah P. Hinson
Che sembra sia sempre esistita
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È uscita una trascinante canzone nuova dei Black keys, rock band americana di grande culto e sensibili successi.
La settimana scorsa ho fatto caso che l’edicola dei giornali in fondo alla strada di casa mia esponeva una scatola di cartone su cui era scritto col pennarello nero “CD gratis”. Ho chiesto all’edicolante, e mi ha detto che una cliente gliene aveva lasciati per liberarsene e lui li aveva messi lì a disposizione, «e le persone li prendono». Ne erano rimasti in effetti pochi, di vario genere, alcuni sicuramente apprezzabili. Così gli ho chiesto se avrei potuto fare la stessa cosa con una trentina di cd che mi è capitato di ricevere uno alla volta (non robaccia, cose dignitose) negli anni scorsi e di cui non faccio niente – sono cd – e che via via ho infilato in un sacchetto che tengo nel bagagliaio della macchina immaginando di sbolognarli da anni, e restano lì (altra cosa sono quelli più deliberatamente accumulati nei decenni precedenti, centinaia, negli scatoloni in cantina). Oggi quindi glieli ho portati, sentendomi un po’ in colpa per spacciare come gesto di generosità un modo di liberarmi di un impiccio. Ma che qualcuno possa essere contento di portarsene a casa uno mi mette di buonumore (ora naturalmente non ho il coraggio di passare a controllare).
Il New York Times ha scritto di una pratica di truffe e plagi incentivata dai meccanismi di retribuzione di Spotify. Invece sul Washington Post c’è una storia assurda e tremenda del delirante progetto di costruzione di uno stereo da un milione di dollari da parte di un Fitzcarraldo contemporaneo.
A proposito di Cronaca montana dei PGR, di cui abbiamo parlato la settimana scorsa (tra molti consensi, grazie a tutti), ho ricevuto anche la segnalazione di questa elevata conversazione di un anno fa con Giovanni Lindo Ferretti a partire da quella canzone lì.
Michael Stipe è stato in un’osteria milanese, e in una pubblicità di Saint Laurent, ed è fin troppo banale contrapporre le due cose ed esprimere una preferenza.
Arriva su Netflix un documentario su We are the world, la reazione cheap degli americani all’invenzione britannica di Band aid.
Sto leggendo questo libro di Michel Faber che si chiama Listen, molto interessante e divertente per noialtri appassionati di canzoni, pieno di informazioni e riflessioni notevoli, benché lui sia piuttosto antipatico, lo rivendichi e ci marci (io non ho mai letto i suoi romanzi). Ci sono cose che qui abbiamo dato per assodate da tempo (che il nostro apprezzamento della musica ha a che fare con dinamiche molto personali, poco oggettive, a volte estranee alla musica stessa: e che va bene così), e altre a cui non avevo mai pensato. Poi c’è anche una cosa su noi con l’acufene che mi ha fatto scoprire un aspetto del tutto inutile della questione, ma affascinante.
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