I candidati di Lega e Fratelli d’Italia in Sardegna non piacciono granché ai sardi
Il presidente della regione Solinas e il sindaco di Cagliari Truzzu hanno consensi molto bassi e vengono da esperienze di governo piuttosto travagliate
Da settimane nella coalizione di destra al governo ci sono grosse divisioni sulla scelta di un candidato comune alla presidenza della Sardegna, dove il prossimo 25 febbraio si terranno le elezioni regionali. La Lega di Matteo Salvini insiste nel proporre la ricandidatura del presidente uscente, Christian Solinas, segretario del Partito Sardo d’Azione affiliato alla Lega. Fratelli d’Italia, il partito della presidente del Consiglio Giorgia Meloni, sostiene invece la candidatura di Paolo Truzzu, sindaco di Cagliari ed esponente di lungo corso del movimento di destra dell’isola. Nell’attesa di un accordo tra i partiti della coalizione a livello nazionale, sia Solinas sia Truzzu hanno iniziato a fare campagna elettorale: è comunque ancora possibile che si candidino entrambi, e al momento non è scontato che Lega e Fratelli d’Italia si mettano d’accordo per sostenere un unico candidato.
Entrambi i candidati però vengono da esperienze amministrative complicate e deludenti. Solinas, che ha governato la Sardegna negli ultimi cinque anni, ha dovuto gestire varie crisi politiche all’interno della sua giunta e della sua maggioranza in consiglio regionale, ed è stato coinvolto in un paio d’inchieste giudiziarie piuttosto complesse. Truzzu, che è sindaco di Cagliari dal luglio del 2019, è stato oggetto di vari attacchi dai suoi stessi alleati e ha dovuto affrontare le dimissioni di vari assessori: il tutto mentre il suo consenso personale andava progressivamente calando.
Le difficoltà dei due governatori sono emerse anche dalle graduatorie del Governance Poll del Sole 24 Ore, un sondaggio annuale sul consenso e l’apprezzamento degli amministratori di tutta Italia, realizzato dall’istituto demoscopico Noto. Nell’ultima rilevazione disponibile, quella del luglio del 2023, Solinas risultava ultimo tra i diciassette presidenti di regione eletti per indice di gradimento (nel sondaggio non erano stati presi in esame Trentino-Alto Adige e Valle d’Aosta, dove il presidente non è eletto direttamente dai cittadini, e il Molise, dove si era votato appena un mese prima).
Solinas aveva ottenuto il 35 per cento dei consensi tra i sardi, nettamente distanziato dal penultimo in graduatoria, il pugliese Michele Emiliano (43 per cento), ed era quello con il maggior calo di consensi rispetto al 2022, 4,5 punti percentuali. Dalla sua elezione, nel febbraio 2019, in quattro anni il suo consenso è calato di 12,8 punti percentuali.
Nella stessa ricerca era emerso anche che su 87 sindaci su cui era stata fatta una rilevazione simile Truzzu era 84esimo, quartultimo, con un consenso del 43 per cento. Rispetto a quando era stato eletto nel 2019, aveva perso poco più di 7 punti percentuali di gradimento. È abbastanza fisiologico che gli amministratori perdano consensi durante il loro mandato e i sondaggi hanno certamente dei limiti nel rilevare la soddisfazione generale degli elettori, ma i risultati di entrambi restano notevoli.
Non era nemmeno la prima volta che Solinas e Truzzu raccoglievano giudizi negativi sul proprio operato: nel 2022 Solinas era risultato terzultimo nella classifica dei presidenti di regione (16esimo su 18) e Truzzu quintultimo in quella dei sindaci (73esimo su 78). L’anno precedente Solinas era stato 14esimo su 17 presidenti di regione e Truzzu 99esimo su 105 sindaci.
Anche se i risultati di questi sondaggi possono essere spesso condizionati da situazioni momentanee e da cambiamenti repentini, generalmente sono considerati piuttosto attendibili. Anzi, in passato erano stati proprio i leader della destra a fare grande affidamento su queste classifiche: nel 2022 per esempio Salvini si complimentò con Luca Zaia e Massimiliano Fedriga, i presidenti leghisti di Veneto e Friuli Venezia Giulia, che da anni ottengono risultati particolarmente positivi nelle rilevazioni del Sole 24 Ore. Nel 2020 invece sulla base di questo sondaggio i dirigenti di Fratelli d’Italia arrivarono a chiedere le dimissioni della sindaca di Roma Virginia Raggi, del Movimento 5 Stelle, e del presidente del Lazio Nicola Zingaretti del Partito Democratico.
Al di là delle strumentalizzazioni politiche, comunque, nel caso di Solinas e Truzzu le classifiche sono sintomatiche di problemi evidenti che hanno caratterizzato i mandati di entrambi. Già nel 2020, a meno di un anno dall’elezione, Solinas fu coinvolto in un’inchiesta della procura di Cagliari per abuso d’ufficio, per la quale venne poi rinviato a giudizio nell’ottobre del 2022. Nel febbraio del 2023 invece fu indagato per corruzione e riciclaggio, sempre dalla procura di Cagliari.
Sul piano politico invece Solinas ha avuto costanti tensioni con gli alleati di destra, anche prima di insediarsi: prima di poter annunciare la sua giunta ci fu bisogno di una faticosa trattativa durata 73 giorni. Nel 2022 invece è andato avanti per mesi un lungo dissidio tra Solinas e la sua vice, Alessandra Zedda, assessora al Lavoro eletta con Forza Italia, conclusosi poi a novembre dello stesso anno con le dimissioni di quest’ultima. Ora Zedda si è a sua volta candidata alla presidenza della regione con una lista autonoma, al momento senza il sostegno di Forza Italia.
Due mesi prima si era già dimesso un altro assessore, Giorgio Todde, responsabile dei Trasporti, in polemica con la Lega che non lo aveva candidato alle elezioni politiche nazionali per entrare in parlamento. Todde aveva accusato il suo partito di «spirito colonialista» e «atteggiamento da caserma», descrivendo una situazione per lui insostenibile. Solinas aveva provato a temporeggiare e inizialmente non aveva riassegnato le deleghe di Todde. Poi, dopo le dimissioni di Zedda, fu costretto a un rimpasto della giunta del governo regionale.
La scelta non era comunque servita a sedare le polemiche nella coalizione di destra in Sardegna, che anzi sono andate avanti su diversi argomenti, come il piano sanitario e il progetto della costruzione del nuovo stadio del Cagliari. Nel febbraio del 2023, Solinas nominò segretario generale della regione, un ruolo dirigenziale tecnico molto importante, Luigi Cucca, storico esponente del Partito Democratico locale poi passato a Italia Viva, il partito di Matteo Renzi. I partiti di destra contestarono duramente questa scelta, e dopo quattro giorni Solinas revocò l’incarico a Cucca.
Particolarmente critico con le scelte fatte dal presidente è stato negli ultimi mesi il deputato Ugo Cappellacci, ex presidente della Sardegna e coordinatore regionale di Forza Italia, che ha più volte accusato Solinas e la sua giunta di cercare accordi con il Terzo Polo di Renzi e Calenda. Era in effetti successo anche nel settembre del 2023, quando l’assessora all’Industria Anita Pili, eletta con un movimento civico moderato, entrò in Italia Viva. In generale Forza Italia ha dimostrato un’insofferenza crescente verso Solinas durante il suo mandato. Nel giugno del 2023 il consigliere regionale Emanuele Cera, di Forza Italia, descrisse la situazione nella maggioranza sarda come un «caos totale» in cui «ognuno si sente legittimato ad agire e muoversi in autonomia senza riferimento alcuno, senza rispetto degli accordi e degli impegni presi».
Anche il mandato di Truzzu è stato piuttosto travagliato, e anche in questo caso quasi esclusivamente per gli scontri all’interno della sua maggioranza: in particolare con il partito di Salvini, con cui le tensioni sono state costanti e sono culminate in una definitiva rottura nel settembre del 2021, quando l’assessore leghista Carlo Tack venne sostituito nella giunta dal centrista Andrea Floris, segretario provinciale dell’UDC (un piccolo partito di centro). Truzzu ridistribuì alcune deleghe, e a seguito di questo rimpasto di giunta la Lega decise di passare all’opposizione. Il deputato leghista Eugenio Zoffili, considerato molto vicino a Salvini e per anni commissario del partito in Sardegna, accusò il sindaco di aver agito «per fame di potere e per una questione di poltrone». Da quel momento in poi, gli attacchi della Lega alla giunta di Truzzu sono stati piuttosto costanti.
L’incarico di Floris comunque non durò molto. Nell’agosto del 2022 quattro consiglieri, eletti proprio con l’UDC, aderirono in blocco alla lista “Solinas presidente”, rinnovando la conflittualità tra il sindaco e il presidente di regione, e in generale tra la Lega e Fratelli d’Italia. I quattro consiglieri iniziarono presto a creare problemi alla maggioranza di Truzzu e prendendo atto di questa ostilità nell’ottobre del 2022 Floris diede le dimissioni.
Il calo dei consensi della giunta di Truzzu emerse piuttosto chiaramente nel settembre del 2022, in occasione delle elezioni politiche in cui Fratelli d’Italia si affermò come primo partito a livello nazionale: nonostante i consensi in tutta Italia, infatti, a Cagliari le liste del centrosinistra ottennero risultati migliori di quelli della destra. Varie polemiche locali hanno poi contribuito in questi anni a danneggiare l’immagine di Truzzu: una delle più recenti ha riguardato la gestione del Teatro Lirico della città.