Caucus o primarie?
Sono le due modalità con cui vengono scelti i candidati alle presidenziali negli Stati Uniti: è un percorso lungo, e le regole cambiano spesso
La sera del 15 gennaio in Iowa, negli Stati Uniti, si terranno i caucus, un processo elettorale piuttosto particolare con cui gli elettori di ogni partito potranno scegliere il candidato che preferiscono per le elezioni presidenziali vere e proprie, quelle del 5 novembre del 2024.
Negli Stati Uniti i caucus hanno la stessa funzione delle elezioni primarie, ma si svolgono in modo diverso: vengono organizzati migliaia di piccoli dibattiti e comizi, durante i quali gli elettori possono esprimere la loro preferenza. Le procedure cambiano ogni volta, e sono diverse da stato a stato e da partito a partito. Quest’anno tutte le attenzioni sono puntate sulle primarie (e sui caucus) del partito Repubblicano, mentre in quelle dei Democratici il presidente uscente Joe Biden è praticamente l’unico candidato, o almeno l’unico con reali possibilità di vittoria.
Come richiesto dal sistema elettorale statunitense, nella prima metà del 2024 sia il partito Repubblicano che quello Democratico organizzeranno, in tutti gli oltre 50 stati e territori degli Stati Uniti, le elezioni primarie per scegliere il proprio candidato alle presidenziali. È un processo piuttosto lungo, che inizia il 15 gennaio e terminerà ufficialmente tra luglio e agosto, quando si terranno le grandi convention nazionali nelle quali i partiti annunceranno ufficialmente il proprio candidato.
In base ai voti ricevuti alle primarie nei vari stati, a ogni candidato vengono assegnati un certo numero di delegati: alle convention estive saranno questi delegati a decidere il vincitore. Nel caso del partito Repubblicano il metodo di assegnazione dei delegati varia da stato a stato, mentre i Democratici seguono sempre il metodo proporzionale. In ogni caso il ruolo dei delegati è più che altro formale, e quasi sempre i candidati dei vari partiti alle presidenziali diventano chiari ben prima dell’estate.
Il voto si può svolgere in due modi: con delle primarie vere e proprie, oppure con i caucus. Le primarie sono il metodo più diffuso, scelto da circa 40 stati su 50. Funzionano in modo simile a quello a cui siamo abituati in Italia: gli elettori vanno al seggio a loro assegnato, ricevono una scheda elettorale e votano per il candidato che preferiscono, poi restituiscono la scheda agli scrutinatori. In alternativa è possibile votare per posta.
Con le primarie quindi i seggi rimangono aperti tutto il giorno, e a meno di code o imprevisti il voto è un’operazione veloce e poco impegnativa dal punto di vista pratico.
Una decina di stati invece organizzerà dei caucus: oltre all’Iowa, si terranno anche in Idaho e in Wyoming per entrambi i partiti e in Nevada, Missouri, North Dakota, Alaska, Utah e Hawaii per il solo partito Repubblicano (i Democratici faranno delle primarie). I caucus consistono in piccoli dibattiti che vengono organizzati contemporaneamente nei vari collegi elettorali di uno stato, durante i quali gli elettori intervengono con dei piccoli comizi per convincere i partecipanti a votare per il loro candidato.
Per quanto riguarda i Repubblicani, quest’anno possono partecipare ai caucus soltanto gli elettori che saranno maggiorenni il prossimo 5 novembre e che risultano iscritti al partito (ma sarà possibile registrarsi anche il giorno stesso dell’evento). Gli incontri vengono organizzati in luoghi di ritrovo pubblici o privati, come palestre, bar o scuole, iniziano alle 19 ora locale (le 2 di notte in Italia) e solitamente durano qualche ora. Dopo aver ascoltato i comizi e aver eventualmente partecipato al dibattito, gli elettori votano in segreto scrivendo su un foglio il nome del candidato scelto.
Non è previsto il voto per posta o il voto in assenza: a parte pochissime eccezioni potranno quindi votare ai caucus solo gli elettori che partecipano fisicamente all’evento, e che quindi decidono di dedicare alcune ore del loro tempo alla politica. È un sistema più impegnativo rispetto alle primarie vere e proprie, che favorisce gli elettori più coinvolti e motivati. Inoltre in questo periodo dell’anno in Iowa le temperature sono sempre sotto agli 0 °C, e il 15 gennaio nella capitale Des Moines sono previsti di notte -25 °C: per molti uscire di sera per partecipare ai caucus potrebbe richiedere uno sforzo notevole.
Quest’anno invece in Iowa i Democratici organizzeranno i comizi, come i Repubblicani, ma poi gli elettori potranno votare solo per posta: di conseguenza dai caucus Repubblicani del 15 gennaio emergerà rapidamente un vincitore, mentre i risultati di quelli Democratici arriveranno solo a marzo. Non è un grosso problema, dato che è praticamente certo che a vincere sarà Biden.
Storicamente i caucus Repubblicani hanno sempre previsto una qualche forma di voto segreto, mentre la procedura adottata dal partito Democratico tra il 1972 e il 2020 era molto diversa rispetto a quella attuale. Semplificando, dopo i comizi i voti attribuiti ai candidati venivano contati per alzata di mano, oppure veniva chiesto ai partecipanti di dividersi fisicamente in gruppi in base alla persona che volevano votare. Le operazioni di voto venivano ripetute più volte per dare agli elettori la possibilità di cambiare idea, oppure di scegliere un altro candidato nel caso in cui il primo selezionato non superasse la soglia di sbarramento, pari al 15 per cento dei presenti.
Erano eventi molto movimentati, dove anche le dinamiche sociali avevano un peso notevole: gli elettori partecipavano al caucus organizzato nel loro distretto di residenza, che spesso include meno elettori dei nostri seggi, e quindi era facile incontrare vicini di casa, amici o parenti. Il voto era palese, e in alcune situazioni scegliere un candidato diverso da quello dei propri genitori o amici poteva non essere facile.
Nel 2020 però qualcosa andò storto. In Iowa le primarie Democratiche si tennero il 3 febbraio, ma lo spoglio dei voti si concluse solo quattro giorni dopo e fu seguito da vari riconteggi. In parte ci furono problemi con la comunicazione dei risultati dei vari caucus locali alla sezione nazionale del partito, che proprio quell’anno era diventata più complicata e sarebbe dovuta avvenire attraverso un’apposita app, che ebbe alcuni malfunzionamenti. Fu un disastro e un grosso danno d’immagine, tanto che quest’anno il processo è stato completamente rivisto.
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