Cosa succede ora che i Bitcoin sono entrati in borsa
Le autorità statunitensi hanno autorizzato i primi fondi di investimento tradizionali sulla criptovaluta, che avranno grosse conseguenze, e qualche rischio
Mercoledì la Securities and Exchange Commission (SEC), l’organo di vigilanza sulle questioni finanziarie e di borsa degli Stati Uniti, ha stabilito che si potranno iniziare a comprare e vendere particolari titoli legati ai Bitcoin su tutti i mercati finanziari ufficiali. Si potranno dunque scambiare direttamente in borsa, ossia in quei canali vigilati dalle autorità su cui si comprano e vendono strumenti finanziari, come azioni e obbligazioni, e in cui vigono stringenti regole a tutela degli investitori. I Bitcoin sono la più diffusa criptovaluta al mondo, ma finora ci si poteva investire solo tramite canali paralleli, su cui sostanzialmente non c’era alcun tipo di controllo formale da parte della vigilanza finanziaria.
È una decisione che cambia parecchie cose nel mondo delle criptovalute e per quello degli investimenti in generale. I Bitcoin e le criptovalute sono tendenzialmente investimenti adatti solo per chi è particolarmente esperto. Non solo perché hanno un andamento più imprevedibile degli strumenti finanziari tradizionali e dunque espongono a rischi maggiori di perdite improvvise, ma anche perché comprarli richiede una certa dose di familiarità con le diverse piattaforme in cui si scambiano, con i portafogli digitali e in generale con una serie di tecnicalità che per gli investimenti tradizionali non sono richieste. Con la decisione della SEC, tuttavia, i Bitcoin diventeranno più accessibili anche per gli investitori comuni, il che ne potrebbe aumentare la diffusione e allargare il mercato.
L’ingresso dei Bitcoin in borsa ha anche un certo valore simbolico: nati come strumento di protesta che aveva l’obiettivo di rivoluzionare il mercato finanziario, i Bitcoin ora ne sono diventati parte.
Un annuncio simile era già stato diffuso martedì dal profilo X (ex Twitter) della SEC, che però poi aveva ritrattato dicendo di aver subito una violazione del suo account e il messaggio era stato rimosso.
Al contrario, l’approvazione di mercoledì è vera. Nello specifico la decisione dell’autorità di vigilanza statunitense non verteva sulla compravendita di Bitcoin direttamente in borsa: per comprarli è ancora necessario usare le piattaforme. Ha autorizzato però alcune forme di investimento legate ai Bitcoin, perché ha approvato la richiesta di 11 società finanziarie – tra cui la più grande banca d’affari al mondo, BlackRock – a creare dei particolari fondi di investimento che in gergo tecnico si chiamano ETF su Bitcoin.
Gli ETF sono gli exchange-traded funds, esistono già per altri tipi di investimenti e sono uno strumento piuttosto semplice con cui si può investire in alcune attività finanziarie – titoli, materie prime, azioni e altro – senza doverle comprare direttamente: chi investe negli ETF sui Bitcoin comprerà quote di fondi legati alla criptovaluta e i cui risultati finanziari dipendono direttamente dal suo andamento. In questo senso, l’investitore guadagna e perde come se l’avesse fatto, perché il valore dell’ETF sul Bitcoin ne replica esattamente l’andamento: se il suo valore sale, in tempo reale salirà anche quello dell’ETF.
Già da giovedì alcune delle società che hanno ricevuto l’autorizzazione potranno mettere sul mercato gli ETF sui Bitcoin: gli investitori potranno investirci allo stesso modo con cui comprano una normale azione in borsa e senza preoccuparsi di dover incorrere in tutte le tecnicalità e nei costi necessari per comprare Bitcoin. Allo stesso tempo avranno gli stessi guadagni e perdite di chi li possiede direttamente.
Finora le alternative per investire in Bitcoin erano essenzialmente due. La prima era comprarli direttamente tramite le piattaforme di trading di criptovalute: era necessario aprire dunque un conto su piattaforme come Coinbase o Binance, che hanno costi relativamente alti e funzionamenti particolari che bisogna conoscere. La seconda era tramite alcuni tipi di strumenti derivati, ossia i future sui Bitcoin: semplificando molto, i future sono strumenti finanziari con cui ci si impegna a comprare una certa attività – oro, petrolio, obbligazioni, azioni e via così – a una certa data e a un certo prezzo (su cui sostanzialmente si scommette). Il prezzo era una previsione per il futuro, dunque non potevano replicare esattamente e in tempo reale il valore dei Bitcoin.
Gli ETF dunque renderanno possibile investire in Bitcoin proprio in borsa, dove si comprano azioni, obbligazioni, titoli di stato e tutti gli strumenti finanziari più comuni.
Il mondo delle criptovalute aspettava questa notizia da tempo, per vari motivi. Il primo è che tramite l’uso dei canali ufficiali ne aumenterà la diffusione, e quindi è probabile che il valore dei Bitcoin aumenterà. Il secondo è che in questo modo il Bitcoin – e le criptovalute in generale – potranno uscire dalla nicchia di internet in cui sono stati finora per diventare più mainstream ed entrare nel mondo della finanza tradizionale, che apre più ampi margini di crescita e sviluppo. Con l’approvazione degli ETF sui Bitcoin è possibile che saranno presentate nuove richieste per creare ETF anche su altre criptovalute.
Le società di investimento chiedevano da tempo alla SEC di approvare la negoziazione di ETF su Bitcoin, ma l’autorità di vigilanza aveva sempre rigettato le richieste. In generale le autorità di vigilanza e regolamentazione – non solo negli Stati Uniti, ma anche in Unione Europea – si sono sempre dimostrate molto scettiche sull’uso delle criptovalute come strumento di investimento. E sono sempre state restie a renderli uno strumento di largo consumo, che quindi può arrivare anche a semplici risparmiatori che possono non avere tutti gli strumenti per valutarne la maggiore rischiosità.
I motivi sono vari. Le criptovalute non sono soggette alle leggi che regolano i mercati finanziari, e questo è già di per sé un elemento di rischio. Le autorità di vigilanza hanno sempre espresso dubbi anche sulla sicurezza e l’affidabilità delle piattaforme che su cui si scambiano. Per come sono strutturate le criptovalute, si ritiene che sia più difficile individuare truffe, manipolazioni ed elementi di rischio rispetto a strumenti finanziari più tradizionali.
Un altro elemento di preoccupazione – forse quello più importante – riguarda il fatto che le criptovalute hanno un andamento molto incostante e soggetto a forti e repentine fluttuazioni, che le rende quindi uno strumento capace di portare grandi e improvvisi guadagni ma altrettante perdite: in gergo tecnico si dice in questi casi che sono soggetti a un’alta volatilità. La volatilità dei Bitcoin può essere gestita da investitori professionisti, come società di investimento e fondi, ma potrebbe essere troppo elevata per gli investitori ordinari, come i piccoli risparmiatori: per esempio nel 2021 il valore dei Bitcoin è salito del 60 per cento, nel 2022 ha perso il 64 per cento, mentre è più che raddoppiato nel 2023. È possibile comunque che con l’ingresso degli ETF sui Bitcoin sul mercato ci sarà una maggiore diffusione della criptovaluta, il che contribuirà probabilmente a dei valori più stabili nel tempo.
Per tutti questi elementi di rischio la SEC guidata dall’attuale presidente Gary Gensler e dal suo predecessore dell’era Trump, Jay Clayton, negli ultimi anni aveva rifiutato più volte di approvare l’introduzione di prodotti legati alle criptovalute sul mercato. Le posizioni contrarie di Gensler sulle criptovalute sono molto note e nell’approvare le richieste delle società di investimento per la negoziazione di ETF sui Bitcoin ha dichiarato che non significa che «approviamo o incoraggiamo l’uso dei Bitcoin. Gli investitori devono restare consapevoli della miriade di rischi associati ai Bitcoin e alle criptovalute».
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