È iniziato in Svizzera un processo speciale, c’entra il Gambia e il principio di “giurisdizione universale”
L'imputato è Ousman Sonko, accusato di crimini contro l'umanità mentre era ministro del regime dittatoriale gambiano, finito nel 2016
L’8 gennaio è iniziato a Bellinzona, in Svizzera, un processo contro Ousman Sonko, ex ministro degli Interni del Gambia durante la dittatura del presidente Yahya Jammeh, terminata alla fine del 2016. Sonko è accusato di aver partecipato, ordinato e non aver impedito torture, rapimenti, violenze sessuali e omicidi contro oppositori politici fra il 2000 e il 2016, fatti che secondo la legge svizzera potrebbero costituire dei crimini contro l’umanità. Il processo dovrebbe durare circa un mese e il verdetto dovrebbe arrivare a marzo. Se condannato, Sonko potrebbe rischiare l’ergastolo.
Questi reati sarebbero stati compiuti in Gambia ma il processo si sta tenendo in Svizzera per la cosiddetta “giurisdizione universale”, un principio del diritto internazionale che permette di perseguire gravi crimini indipendentemente dal luogo in cui sono stati commessi e dalla nazionalità dei sospettati o delle vittime. Sonko è il funzionario governativo di più alto livello mai perseguito in Europa secondo questo principio, ma processi come il suo stanno diventando più comuni negli ultimi anni.
Durante il regime di Yahya Jammeh, durato dal 1996 al 2016, Ousman Sonko ricoprì diversi incarichi dirigenziali nell’esercito e nella polizia prima di essere eletto ministro dell’Interno nel 2006. Quella di Jammeh viene descritta dalle principali organizzazioni che si occupano di diritti umani come una dittatura caratterizzata da sistematiche e diffuse violazioni dei diritti umani fra cui arresti arbitrari, torture, violenze sessuali, esecuzioni extragiudiziali e sparizioni forzate di oppositori reali e presunti al suo governo. Diverse organizzazioni internazionali hanno tuttavia accusato l’attuale governo del Gambia di non star agendo abbastanza in fretta nella persecuzione di questi crimini.
Sonko, che oggi ha 55 anni, fuggì dal Gambia nel 2016 poco prima che la dittatura di Jammeh fosse rovesciata e fossero indette nuove elezioni. Andò in Svizzera dove chiese asilo politico, ma già a gennaio 2017 fu arrestato in seguito a una denuncia penale da parte della ong svizzera TRIAL International, che aveva fornito alle autorità svizzere delle prove del suo presunto coinvolgimento nei crimini. Dopo sei viaggi in Gambia e decine di colloqui con le presunte vittime e diversi testimoni, il procuratore generale svizzero presentò un atto di accusa contro Sonko al Tribunale penale federale, il 17 aprile 2023. In quanto ministro dell’Interno, Sonko era responsabile della polizia, del servizio carcerario e, presumibilmente, anche dei Junglers, un violento gruppo paramilitare che uccideva giornalisti e persone critiche del governo di Jammeh.
Nel corso del processo verranno sentite in tribunale 9 persone gambiane fra querelanti e testimoni: fra loro c’è Binta Jamba, che ha accusato Sonko di averla violentata più volte dopo averle ucciso il marito in relazione a un presunto tentativo di colpo di stato.
Sonko si dichiara innocente in merito a tutte le accuse. Il suo avvocato, Philippe Currat, sostiene di poter provare che il suo cliente si trovasse all’estero nei giorni in cui Jamba dice di essere stata violentata. Per quanto riguarda le altre accuse sostiene che dietro a questi presunti crimini ci sia l’agenzia nazionale di intelligence del Gambia, che non sarebbe mai stata sotto l’autorità del ministero dell’Interno.
Sonko proverà inoltre a far dichiarare come inammissibili le accuse relative a reati che sarebbero stati commessi prima del 2011, anno dell’introduzione del principio della giurisdizione universale nella legge svizzera. Nonostante sia in vigore da più di dieci anni, è solo la seconda volta che la Svizzera processa qualcuno invocando la giurisdizione universale per crimini contro l’umanità. Il primo caso risale al giugno 2023, quando l’ex leader della milizia liberiana Alieu Kosiah, che risiedeva in Svizzera dal 1999, era stato condannato a 20 anni di reclusione per diversi crimini fra cui stupro, omicidio e cannibalismo: in quel caso tutti i fatti risalivano agli anni Novanta, quindi prima dell’istituzione del principio di giurisdizione universale.
Come detto, negli ultimi anni le cause basate sul principio della giurisdizione universale stanno aumentando e alcune riguardano proprio esponenti del regime di Jammeh: a novembre 2023 la Germania condannò all’ergastolo Bai Lowe, ex membro dei Junglers, per due omicidi e un tentato omicidio giudicati crimini contro l’umanità. Nei prossimi mesi dovrebbe iniziare in Colorado, negli Stati Uniti, un processo contro un altro presunto ex membro dello stesso gruppo.
Questi processi sono stati accolti molto positivamente dai gruppi che da anni chiedono che vengano investigati i crimini commessi durante il regime di Jammeh. Sebbene il Gambia abbia creato un proprio processo di giustizia di transizione, il suo operato è stato giudicato molto lento. Il 24 dicembre 2021 il rapporto finale della Commissione per la verità, la riconciliazione e i risarcimenti (TRRC) creata dal governo del Gambia ha stabilito che Jammeh e 69 suoi collaboratori commisero crimini contro l’umanità e ne ha chiesto l’incriminazione. Il 25 maggio 2022 il governo gambiano ha accettato formalmente la raccomandazione della TRRC ma ha presentato un piano di attuazione solo a maggio del 2023: il piano prevede la creazione di una procura speciale per completare le indagini avviate dalla TRRC in vista di un processo. In più, verrà creato un tribunale ibrido tra Gambia e Comunità economica degli Stati dell’Africa occidentale (ECOWAS) per perseguire i reati più gravi.
Al momento Yahya Jammeh vive in esilio in Guinea Equatoriale, dove si è stabilito grazie ai fondi sottratti alle casse pubbliche del Gambia prima di andarsene.