La scienza della gestione delle folle
Si basa su valutazioni complesse, nozioni di psicologia e dinamica dei fluidi, e simulazioni utili a perfezionare i vari protocolli di sicurezza
A novembre del 2021, durante un concerto del rapper statunitense Travis Scott a Houston, in Texas, dieci persone morirono e alcune centinaia rimasero ferite nella calca che si era formata vicino al palco. A ottobre del 2022, in uno dei peggiori disastri nella storia della Corea del Sud, 159 persone morirono nella calca durante i festeggiamenti di Halloween a Seul. Eventi disastrosi di questo tipo, che possono verificarsi quando masse di persone si riuniscono in uno stesso luogo, sono relativamente rari perché esistono misure di sicurezza che ne limitano la probabilità.
Comprendere e prevedere le dinamiche che influenzano il comportamento della folla durante gli eventi pubblici è l’obiettivo di un campo di ricerca scientifico noto come gestione della folla, oggetto di pubblicazioni di vario tipo e anche corsi di studi specifici. Le persone che se ne occupano si concentrano perlopiù sui possibili problemi di sicurezza nei luoghi congestionati. Li stimano sulla base di previsioni ottenute tramite strumenti analitici in grado di ricreare nel modo più realistico possibile le dinamiche che si sviluppano all’interno delle folle, diverse a seconda delle circostanze, e che limitatamente ad alcuni aspetti ricordano la dinamica dei fluidi.
La gestione delle folle è uno degli argomenti normalmente più dibattuti prima di grandi manifestazioni di rilevanza internazionale. Un esempio recente e particolare delle attenzioni che tende a ricevere riguarda la discussione sull’organizzazione delle Olimpiadi che si terranno a Parigi nel 2024, tra luglio e agosto: discussione animata dalla necessità di valutazioni straordinarie, per i rischi di sicurezza e i problemi logistici eccezionali che l’evento pone. È previsto infatti che la cerimonia di apertura, a cui parteciperanno presumibilmente circa 600mila persone, si svolgerà non all’interno di uno stadio o di un’altra struttura, ma lungo la Senna, il fiume che attraversa la città. Il programma potrebbe tuttavia essere modificato in caso di un incremento del rischio di attacchi terroristici, in un paese in cui in passato si sono verificati attacchi di questo tipo e incidenti i cui effetti sono stati in alcuni casi amplificati proprio da inefficienze nell’organizzazione della sicurezza.
Una delle principali difficoltà nel prevedere il comportamento delle folle è che tende a essere molto diverso da quello individuale, a causa di una serie di fenomeni studiati in psicologia delle masse, la branca della psicologia sociale che si occupa appunto dei modi in cui il comportamento di una folla differisce e interagisce con quella degli individui che ne fanno parte. Tra i fattori noti che lo influenzano c’è proprio la perdita di responsabilità dell’individuo e di consapevolezza del suo agire: un fattore che aumenta in rapporto alle dimensioni della folla.
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Alcune altre variabili del comportamento sono indipendenti dalla scala e riguardano, per esempio, i luoghi specifici in cui le persone si riuniscono, le ragioni per cui lo fanno e le condizioni ambientali. Le reazioni della folla possono cambiare infatti a seconda che le persone si trovino ammassate in un attraversamento pedonale, o a un concerto di capodanno, o a una manifestazione. E ovviamente cambiano anche se, per esempio, avvistano del fumo, sentono puzza di bruciato o ascoltano un messaggio di allerta. Per considerare tutte queste variabili in fase di studio e ottenere delle simulazioni attendibili si utilizzano oggi sensori di movimento e software sofisticati in grado di risolvere complicate equazioni differenziali, ma in passato le tecniche erano piuttosto semplici.
Per condurre alcuni dei primi studi sistematici sulla gestione delle folle, risalenti agli anni Cinquanta, i ricercatori stessi camminavano in mezzo alla folla cronometrandone i movimenti, in modo da ricavare dati che potevano poi analizzare. La diffusione di tecnologie di videoregistrazione via via sempre più dettagliate e accessibili permise in seguito di analizzare con maggiore precisione la densità delle diverse folle e la velocità con cui si muove al loro interno la maggior parte delle persone.
Per studiare le misure e i protocolli di sicurezza più adeguati in base alle circostanze, le persone responsabili della gestione delle folle utilizzano oggi anche dettagliate immagini satellitari e mappe stradali dei luoghi in cui sono previsti eventi pubblici con partecipazioni di massa. In occasione del matrimonio reale britannico tra Kate Middleton e il principe William nel 2011, per esempio, i responsabili della sicurezza valutarono in anticipo i rischi lavorando insieme a gruppi di studiosi di gestione delle folle, come raccontato nel libro Introduction to Crowd Science da Keith Still, professore inglese di dinamiche della folla alla University of Suffolk e tra i maggiori esperti al mondo in questo campo di ricerca.
I ricercatori, tra i quali lo stesso Still, considerarono il modo in cui le persone avrebbero potuto raggiungere il luogo dell’evento, l’area intorno all’abbazia di Westminster, e come si sarebbero spostate durante e alla fine dell’evento. Utilizzarono immagini in 3D tratte da Google Maps come ambienti in cui far muovere le persone (dette «agenti») nelle simulazioni al computer, per studiarne i vari comportamenti possibili in base a una serie di stimoli preimpostati. Lo stesso approccio fu adottato anche nell’organizzazione della sicurezza per i festeggiamenti del Capodanno a Londra tra il 2006 e il 2012 e per le Olimpiadi di Londra del 2012.
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In questo tipo di analisi i ricercatori distinguono i pericoli e i rischi dalle minacce, che richiedono misure differenti. Un pericolo è qualsiasi cosa in grado di provocare un danno a uno o più membri della folla, come una pendenza o uno scalino non visibili, mentre i rischi indicano l’eventualità che un determinato pericolo concreto possa recare danno a qualcuno. Le minacce sono invece le preoccupazioni che provengono dall’esterno, come attacchi terroristici o di altro tipo.
«Ovviamente le conseguenze di un incidente possono essere molto maggiori con una folla più numerosa, ma la natura e la fisica dei rischi sono simili, e i principi della sicurezza della folla e dell’analisi del rischio della folla sono indipendenti dalla scala», scrive Still. Analizzando il modo in cui le persone accedono a un evento e circolano all’interno dell’area in cui si svolge, i ricercatori sono in grado di consigliare quale sia l’organizzazione dell’evento più adatta.
Sebbene l’obiettivo degli assembramenti di massa sia proprio riunire le persone, l’approccio generale alla gestione delle folle prevede di mantenere un certo livello di separazione tra le persone o tra i diversi gruppi di persone, sia nel tempo che nello spazio. Per risolvere questo paradosso è necessario che la gestione della folla tenga conto delle intenzioni degli individui e ne guidi i movimenti, riducendo il margine di azioni impreviste. Molti modelli informatici utilizzano solitamente dati su scala ridotta provenienti da movimenti effettivi degli individui nelle folle e ricavati tramite videoregistrazioni, tracciamento dei telefoni cellulari o sensori GPS.
Questi modelli – alcuni dei quali utilizzati anche per simulare la diffusione delle epidemie nella popolazione – permettono di simulare il modo in cui la folla interagisce e si disperde in diverse condizioni di movimento e congestione. E permettono di valutare di conseguenza la creazione di percorsi alternativi per ridurre incidenti, ritardi nei soccorsi e violazioni dell’ordine pubblico. I posti di blocco possono impedire che un’auto finisca intenzionalmente in mezzo alla folla, per esempio. Chiudere una determinata stazione della metropolitana può evitare sovraffollamenti in un punto particolare e indurre le persone a muoversi in direzioni diverse, verso altre stazioni vicine.
Il panico che può diffondersi tra le persone nella folla è stato considerato per lungo tempo il motivo delle fughe precipitose, a loro volta una delle principali cause di mortalità nei raduni di massa. Nel 2010 una gestione inefficiente della folla e una serie di carenze nell’organizzazione dell’evento portarono alla strage del festival di musica techno Love Parade a Duisburg, in Germania, in cui 21 persone morirono e 652 furono ferite schiacciate dalla calca in un tunnel che immetteva nell’area dei concerti. Il luogo dell’evento era progettato per ospitare 250mila persone, ma ne conteneva oltre un milione e non aveva sufficienti uscite di sicurezza.
Nel tempo l’idea di una folla che agisce in preda al panico e in modo irrazionale, caotico e imprevedibile, durante concerti, manifestazioni sportive o raduni religiosi, è stata progressivamente superata perché ritenuta una semplificazione di fenomeni più complessi e comportamenti eterogenei, con dinamiche e conseguenze diverse da caso a caso. Gli approcci e gli strumenti più recenti – tra cui simulazioni che tengono conto di più variabili legate alle reazioni delle persone, diverse a seconda degli scenari e dei tipi umani – hanno permesso di migliorare la gestione delle folle e la progettazione delle strutture e dei luoghi degli eventi.
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In uno studio del 2015 un gruppo di ricerca del dipartimento di informatica della University of North Carolina a Chapel Hill sviluppò un modello di simulazione dei comportamenti della folla in parte basato su una teoria nota di psicologia: la sindrome generale di adattamento. Descrive i cambiamenti fisiologici che si verificano in individui che cercano di ristabilire un nuovo equilibrio interno dopo essere stati sottoposti a fattori di stress: cambiamenti che hanno evidentemente delle implicazioni anche sul comportamento della folla di cui gli individui fanno parte, per esempio nel caso di un’evacuazione di emergenza.
Una simulazione presentata dal gruppo descriveva una possibile fuga precipitosa della folla nel caso di un incendio che si sviluppa al centro di un ufficio arredato con cubicoli e in cui si trovino persone con una tendenza a reagire agli stimoli con maggiore aggressività. Nella simulazione le persone si precipitano nei corridoi, ma alcune per la paura si bloccano o si muovono più lentamente, mentre altre prese dal panico mostrano comportamenti più aggressivi e si fanno strada verso le uscite sopravanzando nella calca. In un’altra simulazione, oggetto di un precedente studio, le persone con tendenze aggressive erano contraddistinte da una maglietta rossa che rendeva più semplice individuarle nella folla.
Nonostante i notevoli progressi degli ultimi decenni, la capacità di prevedere in precisi termini quantitativi la dinamica collettiva di un gruppo che risponde agli stimoli esterni rimane una questione aperta. Le simulazioni sono principalmente basate su modelli in cui le azioni di ciascun individuo seguono regole comportamentali empiriche. Ma ci sono stati tentativi efficaci di integrare in questo approccio anche modelli fisici che descrivono il comportamento della folla semplicemente in termini di idrodinamica (la parte della dinamica dei fluidi che studia il moto dei liquidi).
Per uno studio pubblicato su Science nel 2019 due ricercatori del Laboratoire de Physique ENS di Lione, affiliato al Centre national de la recherche scientifique (CNRS), ricavarono delle equazioni dai movimenti regolari di folle composte da decine di migliaia di persone. Si concentrarono in particolare su gruppi di corridori all’inizio delle maratone, di solito guidati verso la linea di partenza da file di organizzatori che scaglionano la folla formando una sorta di recinto umano che trattiene gruppi di corridori in sequenza. Questo protocollo produce nella folla un «disturbo» periodico e controllato simile a quelli tipicamente indotti nei sistemi idrodinamici per determinare la risposta meccanica dei fluidi.
Analizzando attraverso formule normali nella meccanica dei fluidi le immagini dei recinti di partenza di cinque maratone in diversi paesi del mondo, i ricercatori misurarono la velocità della folla a ogni istante, descrivendola successivamente come un flusso. Scoprirono che il comportamento della folla variava molto poco da un gruppo di corridori all’altro, da una gara all’altra e da un paese all’altro, e che le informazioni sulla variazione della velocità di marcia in fase di partenza si propagavano lungo la folla sempre alla stessa velocità (poco più di un metro al secondo). Ricavarono quindi un modello predittivo accurato dei comportamenti della folla in specifiche situazioni di questo tipo: i flussi osservati in una corsa su strada a Chicago nel 2016 permettevano di prevedere, per esempio, anche quelli all’inizio della maratona di Parigi nel 2017.
Naturalmente esistono differenze significative tra le folle e le particelle che interagiscono: «Le particelle non hanno intenzione», disse allo Smithsonian nel 2017 il fisico tedesco Dirk Helbing, ricercatore in scienze sociali computazionali al Politecnico federale di Zurigo. Alcune leggi naturali si applicano tuttavia a entrambi i gruppi, in una certa misura, e questo rende sensato studiare le folle tramite modelli normalmente utilizzati in fisica.
Ogni individuo in una folla è soggetto a due forze principali, spiegò Helbing: una è la forza trainante che lo spinge verso il suo obiettivo, l’altra è la forza sociale che gli impedisce di scontrarsi con altre persone. Questa seconda forza, un po’ come la forza repulsiva tra due elettroni, diminuisce all’aumentare della distanza tra le persone. E le persone che camminano nella stessa direzione di solito adattano inconsciamente i loro percorsi gestendo questa distanza. Quando però la densità della folla aumenta, questo principio organizzativo comincia a crollare: se le persone sono così tante da entrare in contatto tra loro, in molti casi non riescono a modulare la velocità e la direzione del cammino per evitare collisioni.
È in questi casi che tendono a emergere collisioni particolari chiamate “onde stop-and-go”: si verificano quando la folla è troppo densa per permettere un avanzamento continuo e le persone cercano di avanzare in ogni varco, producendo queste onde in cui un po’ avanzano e un po’ si fermano in attesa di un’altra opportunità per andare avanti. Le onde stop-and-go non sono necessariamente un segnale di pericolo imminente, secondo Helbing, ma possono indicare che «la situazione tra la folla sta diventando critica».
La situazione diventa davvero pericolosa se la densità della folla continua ad aumentare o se le persone fanno movimenti inaspettati: a quel punto il flusso può diventare turbolento e caotico, spingendo casualmente le persone in direzioni diverse. In condizioni di folla troppo densa i disastri possono succedere, banalmente, se una persona inciampa spingendone un’altra che a sua volta ne colpisce un’altra. Le onde possono propagarsi nella folla mantenendo una certa intensità anche in situazioni in cui è previsto che le persone restino sul posto, come per esempio nei concerti.
Dopo l’incidente al concerto di Travis Scott a Houston, nel 2021, le società che gestiscono la sicurezza durante i concerti hanno ribadito più spesso di prima quanto sia importante che i musicisti sul palco «non incitino in nessun caso la folla», come spiegato al Guardian da Steve Allen, ex tour manager di Led Zeppelin, Blur, Pulp e Red Hot Chili Peppers, capo della società Crowd Safety. Alla fine degli anni Novanta, mentre lavorava con gli Oasis, Allen definì un rigido protocollo di interruzione immediata dello spettacolo, poi diventato uno standard, in caso di pericolo nella folla.
A settembre del 1997, durante un concerto degli Oasis ad Aberdeen, in Scozia, i movimenti nella folla cominciarono a essere talmente fuori controllo da indurre Allen a stabilire un piano d’azione formale in caso di incidenti. La procedura prevedeva che i membri del team da lui guidato rimanessero davanti alle transenne vicino al palco e in contatto tra loro tramite cuffie con cancellazione del rumore, pronti a segnalare ai fratelli Gallagher – i componenti della band – qualsiasi caso di sicurezza compromessa. Consapevoli delle ripercussioni negative di eventuali incidenti, gli Oasis aderirono all’iniziativa e interrompere i concerti diventò una pratica più codificata e frequente di quanto lo fosse in passato.
Un caso filmato e studiato di interruzione di un concerto degli Oasis si verificò il 2 luglio 2005 al City of Manchester Stadium. Alcune onde si propagarono nella folla, dopo che il gruppo salì sul palco, e una di queste provocò un’apertura nelle barriere sorvegliate dalla sicurezza. Noel Gallagher si accorse dell’onda e richiamò l’attenzione del pubblico al microfono. Suo fratello Liam, avvisato del problema nelle transenne pochi secondi dopo che il gruppo aveva cominciato a suonare, interruppe subito il concerto.
Considerato che il comportamento delle folle può cambiare molto a seconda delle circostanze, le persone che studiano la gestione delle folle sono di solito poco inclini a condividere consigli generali su come orientarsi all’interno di una folla per ridurre i rischi di incidenti. Sia nel bene che nel male, gran parte della responsabilità della sicurezza della folla ricade sugli organizzatori degli eventi piuttosto che sugli individui partecipanti.
Se ci si trova in una folla in uno spazio aperto e si cominciano a notare onde stop-and-go, può essere prudente allontanarsi, ammesso che sia possibile farlo senza correre altri rischi, disse Helbing allo Smithsonian. «Dovresti evitare di andare controcorrente, perché peggiora le cose», aggiunse, ricordando che la cosa più importante di tutte è «sapere sempre dove si trova l’uscita di emergenza».