Alle elezioni in Bhutan si parla di economia, non di felicità
Nel piccolo paese asiatico diventato famoso per aver istituito la Felicità Interna Lorda la campagna elettorale riguarda soprattutto occupazione e investimenti
Martedì 9 gennaio si terranno in Bhutan le elezioni per rinnovare la camera bassa del parlamento e di conseguenza eleggere un nuovo governo e primo ministro. Il Bhutan è un piccolo stato himalayano che si trova fra Cina e India ed è grande più o meno quanto la Svizzera. È una meta turistica abbastanza nota, soprattutto tra gli appassionati di montagna, ed è famoso nel mondo perché la sua costituzione impone al governo di rispettare e favorire la felicità dei cittadini, attraverso l’introduzione di uno speciale indice di misurazione sulla falsariga del PIL: la Felicità Interna Lorda, FIL.
La questione della Felicità Interna Lorda è spesso stata criticata ed è ritenuta da molti un espediente per migliorare l’immagine del Bhutan all’estero, ma è comunque un elemento della retorica nazionale del paese, abbastanza presente nel dibattito politico. In questa campagna elettorale, tuttavia, si è parlato pochissimo di felicità e molto di economia: gli elettori sono preoccupati dall’alto tasso di disoccupazione giovanile e dall’aumento dell’emigrazione, e sono soprattutto questi fattori che decideranno il risultato del voto.
Il Bhutan è una democrazia molto giovane (si è cominciato a votare nel 2008) e il suo sistema elettorale è piuttosto peculiare: il voto di martedì costituisce il secondo turno delle elezioni (il primo è stato il 30 novembre), in cui gli elettori e le elettrici non votano i candidati, ma i partiti. Al primo turno i 500 mila elettori (su una popolazione di 800 mila) hanno potuto votare tra cinque partiti, e i due partiti con il maggior numero di voti si sono qualificati alle elezioni di martedì. Al secondo turno, gli elettori potranno scegliere esclusivamente tra i candidati di questi due partiti, che quindi andranno a comporre un parlamento bipartitico.
Abitualmente, sui media internazionali si parla di Bhutan soprattutto perché nella sua Costituzione, entrata in vigore nel 2008, è scritto che lo stato deve impegnarsi per “promuovere le condizioni che consentiranno il perseguimento della Felicità Interna Lorda”, considerata un’alternativa più completa per misurare lo sviluppo del paese rispetto al Prodotto Interno Lordo (PIL). Secondo la Costituzione i governi del Bhutan dovrebbero valutare il successo delle loro politiche in base a diversi indicatori fra cui il benessere psicologico della popolazione e la vitalità delle comunità, la sostenibilità dello sviluppo socioeconomico e la conservazione e promozione del patrimonio culturale.
Benché la classe politica del Bhutan sostenga ancora molto l’efficacia di questo approccio, la decisione di dare la priorità alla filosofia Felicità Interna Lorda rispetto alla crescita economica è stata criticata negli ultimi anni per gli scarsi risultati che ha prodotto in termini di miglioramento della qualità della vita della popolazione: secondo le statistiche dello stesso governo del Bhutan, una persona su otto vive ancora sotto la soglia di povertà.
La necessità di concentrarsi di più su riforme e investimenti economici era stato un tema importante già nelle scorse elezioni, tenutesi nel 2018, ma in questi anni è diventato preponderante.
La preoccupazione principale di molti elettori ed elettrici è l’alto tasso di disoccupazione giovanile, che secondo la Banca Mondiale è arrivata al 29 per cento, e la conseguente emigrazione dei giovani all’estero, principalmente in Australia. L’emigrazione di giovani bhutanesi è arrivata negli ultimi anni a cifre preoccupanti: secondo un dato pubblicato dai media locali e riportato da Al Jazeera, fra luglio 2022 e luglio 2023 sono stati rilasciati visti a circa 15mila bhutanesi, un numero superiore a quello degli ultimi sei anni messi insieme e pari al 2 per cento della popolazione.
A novembre i due partiti più votati sono stati il Partito Democratico del Popolo (PDP), arrivato primo, un partito di orientamento liberale fondato nel 2007 e guidato da Tshering Tobgay, primo ministro del Bhutan dal 2013 al 2018, e il Partito Tendrel del Bhutan (BTP), fondato nel 2022 da Dasho Pema Chewang. La loro popolarità è legata principalmente al fatto che entrambi promettono grosse riforme economiche volte a rilanciare la crescita economica e ad attrarre investimenti stranieri. Il partito del primo ministro uscente, Lotay Tshering, è arrivato quarto.
Tra le proposte dei due partiti al voto, il BTP promette di investire nella creazione di nuove centrali idroelettriche, con l’obiettivo di esportare energia anche verso l’India. Il PDP sostiene di volersi anche impegnare nello sviluppo dell’industria dell’acciaio e del cemento per creare nuovi posti di lavoro. Un altro settore poco sfruttato al momento è quello del turismo: durante la pandemia il numero dei turisti era diminuito molto e, alla fine del 2023, era tre volte inferiore a quello del 2019, quando i turisti erano stati 316mila.