C’è un problema nelle gallerie del “Terzo Valico”
Gli scavi per la linea ferroviaria che collegherà Genova a Tortona sono quasi finiti, fatta eccezione per un piccolo tratto che sta bloccando tutto
Nella zona di confine tra Liguria e Piemonte sono attivi 11 grossi cantieri: coprono un tratto di circa 50 chilometri che collega il porto di Genova alla città di Tortona, in provincia di Alessandria, dove da anni è in programma la costruzione di una linea ferroviaria ad alta velocità per il trasporto di merci e passeggeri. È il “Terzo Valico dei Giovi”, un progetto infrastrutturale molto ambizioso che è stato inserito anche tra gli obiettivi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), con cui verranno spesi i finanziamenti del bando Next Generation EU pensati per aiutare i paesi europei dopo la pandemia.
Nella maggior parte dei cantieri i lavori sono a buon punto, ma in uno sono praticamente fermi da oltre un anno a causa di un imprevisto: è un problema che rallenta tutta l’opera e mette in dubbio la possibilità di completarla entro giugno del 2026, la scadenza fissata dal PNRR. In questo caso, il governo di Giorgia Meloni avrebbe due possibilità: togliere l’opera dal Piano, decidendo di finanziarla interamente con fondi nazionali evitando la scadenza del 2026; oppure mantenere la linea nel PNRR, negoziando una proroga o accettando eventuali conseguenze per il mancato rispetto dei tempi.
Il Terzo Valico dei Giovi consiste in una rete ferroviaria ad alta velocità che dovrebbe collegare il porto di Genova a Tortona, per poi allacciarsi alle due reti già esistenti che da Tortona o da Novi Ligure, entrambi in Piemonte, proseguono verso Milano o verso Torino. La nuova tratta sarà lunga 53 chilometri, di cui 37 in galleria, e i treni potranno viaggiare con una velocità massima di 250 chilometri all’ora.
È un’opera molto importante non solo per la rete ferroviaria italiana, ma anche per quella europea. Secondo i piani dovrebbe permettere alle merci che arrivano in nave nel porto di Genova di viaggiare sui treni invece che sui camion come succede ora, per arrivare velocemente a Milano o a Torino e poi proseguire verso gli altri paesi europei tramite i collegamenti ferroviari del Trans-European Network Transport (TEN-T). La tratta è pensata quindi per rendere più rapido ed ecosostenibile il trasporto delle merci (usare i camion inquina di più), ma dovrebbe essere accessibile anche ai passeggeri e permettere di viaggiare da Genova a Milano o Torino in meno di un’ora.
Del progetto del Terzo Valico si parla già dagli anni Novanta, quando l’Italia iniziò a investire sull’alta velocità ferroviaria. Nel 2001 il secondo governo Berlusconi inserì l’opera nell’elenco delle «infrastrutture strategiche», e negli anni successivi continuarono le fasi di studio e progettazione. Nel 2019 il primo governo Conte, sostenuto dal Movimento 5 Stelle e dalla Lega, decise di unificare gli interventi relativi al Terzo Valico dei Giovi al potenziamento delle linee ferroviarie tra Genova e Campasso e tra Voltri e Brignole, creando un “Progetto Unico” che esiste ancora oggi. La norma in questione, il decreto-legge che venne chiamato “Sblocca cantieri” (poi convertito in legge), fissò a 6,8 miliardi di euro il limite di spesa per tutti e tre gli interventi.
Tra il 2016 e il 2018 il progetto finì al centro di vari scandali legati a presunte tangenti e favori personali, e diverse persone coinvolte nel progetto furono indagate per corruzione, concussione e turbativa d’asta. Il processo di primo grado si è concluso nel 2022: su 27 persone imputate 20 sono state assolte «perché il fatto non sussiste», e le altre hanno ricevuto condanne inferiori ai due anni. Tra gli imputati c’era anche l’amministratore delegato dell’azienda Webuild, Pietro Salini, che è stato assolto.
Nel 2021 la realizzazione del Terzo Valico fu inserita anche tra gli obiettivi del PNRR: non viene menzionato esplicitamente, ma rientra nell’investimento relativo alle «linee ad alta velocità del Nord che collegano all’Europa», ed è stato finanziato con quasi 4 miliardi di euro. La parte restante dei costi è coperta dallo Stato.
La componente principale del progetto è la galleria di Valico, che passa al confine tra Liguria e Piemonte ed è lunga complessivamente 27 chilometri: «Una volta completata diventerà la galleria ferroviaria più lunga d’Italia», dice Calogero Mauceri, che dal 2019 è commissario straordinario per il “Progetto Unico” che include anche il Terzo Valico. Sarà composta da due gallerie a binario singolo, messe una di fianco all’altra, per permettere il traffico in entrambe le direzioni (da Genova a Tortona, e viceversa).
A novembre del 2023 gli scavi delle gallerie per il Terzo Valico risultavano completati all’86 per cento. Da oltre un anno però il cantiere di Pozzo Cascina Radimero, che si trova nel territorio di Arquata Scrivia, sta creando molti problemi che hanno a che fare con il metodo usato per gli scavi.
La maggior parte delle gallerie del Terzo Valico sono realizzate con metodi tradizionali, quindi con esplosivo ed escavatori, considerati più adeguati per i tratti più brevi e in alcuni terreni come quello di molte zone al confine tra Piemonte e Liguria. Il progetto prevedeva però che alcuni tratti della galleria di Valico fossero scavati con le TBM, dei macchinari noti anche come “talpe meccaniche” (quelli usati anche per le gallerie delle metropolitane), che però si sono rivelati inadatti.
Il cantiere di Radimero interessa un tratto lungo poco meno di 10 chilometri che avrebbe dovuto essere scavato interamente con le TBM. Per i primi 9 chilometri abbondanti i lavori sono proseguiti come previsto, e le difficoltà si sono presentate proprio alla fine, negli ultimi 800 metri: «Lì lo scavo meccanizzato ha incontrato difficoltà perché la roccia era molto friabile, quindi esercitava delle pressioni sullo scudo delle macchine, rendendo tutto più difficile del dovuto», spiega Mauceri. È una situazione che non era stata prevista nonostante i tanti studi e le rilevazioni geologiche fatte prima dell’avvio dei lavori.
Nell’estate del 2022 entrambe le talpe che lavoravano sulla tratta furono fermate per motivi di sicurezza. Una è stata portata all’esterno della galleria e smontata, mentre l’altra è ripartita brevemente lo scorso agosto, per bloccarsi di nuovo a ottobre. «Alla fine i tecnici hanno deciso di abbandonare lo scavo automatizzato, e si proseguirà con il metodo tradizionale», dice ora Mauceri.
L’intoppo interessa un tratto molto breve, ma sta rallentando la tabella di marcia dell’intero progetto: «Se non ci fosse stato quel problema avremmo finito lo scavo da sei mesi», spiega il Commissario. È un problema soprattutto perché il Terzo Valico è finanziato in parte con i fondi europei del PNRR, e quindi deve necessariamente essere completato entro giugno del 2026, come tutti gli altri progetti che rientrano nel Piano. Mauceri ricorda però che la prima cosa su cui bisogna fare attenzione è la sicurezza dei cantieri: «Ogni giorno scendono nella montagna squadre di uomini e di donne, che scavano con coperture di oltre 500 metri: dobbiamo fare in modo che il lavoro sia fatto nei tempi, ma rispettando tutte le condizioni di sicurezza», dice.
Negli ultimi anni ci sono stati diversi incidenti. Lo scorso febbraio un operaio è morto e un altro è rimasto ferito in un incidente in un cantiere nel comune di Voltaggio, in provincia di Alessandria, dove già nel dicembre del 2018 era morto un operaio. Nel 2019 un lavoratore morì nei pressi di Sestri Ponente mentre stava montando una rete di protezione in una cava.
Un ulteriore problema è dato dalla presenza nelle gallerie dell’amianto, una sostanza la cui polvere ha effetti cancerogeni e che quindi deve essere trattata in modo adeguato per non compromettere la salute dei lavoratori.
A novembre si è discusso della possibilità di togliere il progetto dal PNRR, in modo da evitare problemi nel caso in cui i lavori non dovessero essere completati in tempo. Secondo un retroscena pubblicato dal quotidiano Il Foglio, la questione causò uno scontro tra il ministro per gli Affari europei Raffaele Fitto, favorevole all’eliminazione del Terzo Valico dal PNRR, e il ministro per i Trasporti e le Infrastrutture, Matteo Salvini, secondo cui invece era necessario mantenerlo tra gli obiettivi europei.
Anche il presidente della Liguria, Giovanni Toti, si dichiarò contrario a eventuali modifiche al progetto: «Giugno 2026 per il Terzo Valico e il passante di Genova, al netto dei problemi geomorfologici che si stanno affrontando e delle difficoltà che non vanno banalizzate, sono la linea del Piave», disse. «Resistere, resistere, resistere. Il Terzo Valico deve restare finanziato dal PNRR così com’è».
Al momento il Terzo Valico rientra ancora tra gli obiettivi del PNRR, e con la legge di bilancio per il 2024 il governo di Giorgia Meloni ha stanziato altri 825 milioni di euro tra il 2024 e il 2027 per la realizzazione di opere infrastrutturali sulla rete ferroviaria, tra cui il Terzo Valico. Intanto, il 23 dicembre scorso sono stati attivati i primi 8,5 chilometri della nuova rete ferroviaria, sul tratto che va da Rivalta Scrivia a Tortona: è l’ultima parte, in direzione nord, della nuova linea che dovrebbe partire da Genova.