In Europa bisognerà trovare in fretta un successore di Charles Michel
Il presidente del Consiglio Europeo si candiderà alle elezioni: senza un accordo per sostituirlo le sue funzioni passeranno al leader ungherese Viktor Orbán
Il presidente del Consiglio Europeo Charles Michel ha annunciato domenica che intende candidarsi alle elezioni europee del prossimo giugno e che se eletto si dimetterà dall’attuale ruolo con alcuni mesi di anticipo. La sua decisione rischia di complicare i prossimi mesi delle istituzioni europee: i 27 leader dei paesi europei dovranno infatti trovare un accordo per un nuovo presidente entro l’inizio di luglio. Altrimenti, secondo le regole europee, sarà il primo ministro ungherese Viktor Orbán a dirigere i lavori del Consiglio Europeo.
Dal primo luglio iniziano infatti per l’Ungheria i sei mesi di presidenza di turno del Consiglio dell’Unione Europea: in assenza di un presidente del Consiglio Europeo (si tratta di due organi differenti), anche questo incarico viene svolto dal primo ministro della nazione in carica.
Nonostante i poteri del presidente del Consiglio Europeo non siano particolarmente ampi, l’ipotesi di avere Orbán al vertice di uno degli organi più importanti delle istituzioni comunitarie è vista come particolarmente problematica: il leader ungherese guida il paese in modo semi-autoritario e il suo governo di estrema destra litiga con le istituzioni europee ormai da anni su temi come i diritti civili, quelli delle minoranze e il rispetto dell’indipendenza di giornali e magistrati. Il conflitto è arrivato a tal punto che la Commissione Europea ha sospeso gran parte dei fondi provenienti dal bilancio pluriennale dell’Unione che spetterebbero all’Ungheria.
Per questo motivo la decisione di Michel è stata molto criticata: il politico belga ha invece minimizzato, sostenendo che esistano tempi e modi per nominare un suo successore prima dell’inizio del semestre di presidenza ungherese. Michel è presidente del Consiglio Europeo dal 2019 e durante il suo mandato si è fatto notare soprattutto per una forte rivalità con la presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen.
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Il Consiglio Europeo riunisce i 27 leader dei paesi membri: il presidente svolge un ruolo di coordinamento, ma è vicino ai capi di stato e di governo, che esercitano il vero potere e decidono le linee della politica europea. A livello internazionale Michel è formalmente il rappresentante della UE all’estero. La Commissione Europea è invece l’organo esecutivo, che verrà rinnovato e nominato dopo le elezioni di giugno: von der Leyen ha lasciato intendere di aspirare a un secondo mandato.
Michel si candiderà a un seggio nel Parlamento europeo con il Movimento Riformista, partito che a livello europeo appartiene al Gruppo dei Liberali, Renew Europe (il terzo più ampio nell’attuale parlamento), e non è al momento chiaro se aspiri a qualche ruolo politico di alto livello nella prossima commissione o nel prossimo parlamento. Normalmente sarebbe rimasto in carica fino a novembre. Dopo le elezioni, che si terranno fra il 6 e il 9 giugno, le istituzioni europee di solito impiegano mesi per occupare tutte le caselle degli incarichi politici, che devono essere bilanciati non solo fra i gruppi politici, ma anche fra i diversi paesi di provenienza.
Il presidente del Consiglio Europeo è spesso uno degli ultimi ad essere nominato: in questo caso invece la sua nomina dovrà precedere le altre. I leader dei 27 paesi hanno incontri ufficiali già fissati per il 17 giugno e poi per il 27 e 28 dello stesso mese: in queste occasioni dovranno trovare un accordo per il successore di Michel in modo da evitare che l’incarico di guidare le riunioni del Consiglio tocchi da luglio a Orbán, seppur temporaneamente.
Le tensioni fra le istituzioni europee e il leader ungherese sono infatti crescenti: a ottobre Orbán ha incontrato il presidente russo Vladimir Putin, a dicembre ha bloccato il piano europeo di 50 miliardi di aiuti per l’Ucraina, mentre oltre 20 miliardi dei bilanci pluriennali dell’Unione e del Recovery Fund europeo (il principale strumento finanziario per contrastare la crisi economica innescata dalla pandemia) destinati all’Ungheria sono bloccati e subordinati all’approvazione di riforme in senso democratico e anticorruzione da parte del governo ungherese.
Per questo conflitto in molti all’interno delle istituzione europee si chiedevano se fosse possibile togliere all’Ungheria la presidenza del Consiglio dell’Unione Europea. Il Consiglio dell’Unione Europea, la cui presidenza tocca a turno a tutti i paesi (l’ultima volta per l’Italia fu nel 2014, mentre la sua prossima presidenza è prevista per il 2028) è l’organo composto da un rappresentante del governo di ogni paese dell’Unione, che cambia a seconda del tema che si discute: il paese che lo presiede gestisce l’agenda degli incontri e i negoziati, e quindi ha un discreto peso all’interno del processo decisionale europeo.
Ora le annunciate dimissioni di Michel inseriscono una nuova variabile. Alberto Alemanno, professore di diritto europeo, esperto di trasparenza e fondatore dell’organizzazione The Good Lobby, ha per questo definito la scelta di Michel «non solo egoistica ma anche irresponsabile».