I bagni pubblici di Tokyo così speciali da farci un film
Cioè "Perfect Days" di Wim Wenders, che racconta la storia di un addetto alle pulizie e all'inizio doveva essere un documentario
Il 4 gennaio è uscito nei cinema italiani Perfect Days, il film del regista tedesco Wim Wenders il cui interprete principale, Koji Yakusho, ha vinto il premio per il migliore attore all’ultimo Festival del cinema di Cannes. Il film è ambientato a Tokyo e racconta la vita semplice e ripetitiva di Hirayama, un addetto alla pulizia dei bagni pubblici del Tokyo Toilet Project, che si trovano nella grande area di Shibuya, uno dei quartieri più conosciuti della città. Parte del fascino del film sta proprio in questi bagni, che si fanno notare per il loro stile architettonico e che il protagonista del film pulisce in modo molto metodico e accurato. In realtà i bagni sono proprio la ragione per cui Perfect Days è stato realizzato: il progetto del film è nato perché l’amministrazione di Shibuya aveva chiesto a Wenders di dedicargli un documentario.
Il Tokyo Toilet Project è nato come iniziativa della Fondazione Nippon, un’influente e ricca organizzazione benefica che finanzia progetti di welfare sia in Giappone che in altri paesi. Lo scopo del progetto, avviato nel 2018, era eliminare l’idea che i bagni pubblici fossero luoghi sporchi e pericolosi e incentivarne l’uso. Per raggiungere quest’obiettivo la Fondazione ha chiesto a una serie di celebri architetti di disegnare 17 nuovi bagni pubblici, pensati per avere un valore estetico e per essere il più possibile accessibili. L’idea originaria è stata di Koji Yanai, presidente dell’azienda Fast Retailing, quella che possiede il brand di abbigliamento Uniqlo – che poi ha collaborato alla produzione del film di Wenders.
Tra gli altri nel Tokyo Toilet Project è stato coinvolto Ban Shigeru, vincitore del prestigioso premio Pritzker per l’architettura nel 2014, che ha realizzato quelli che forse sono i bagni più noti del progetto: hanno pareti di vetro colorato e trasparente che si opacizzano quando si aziona il meccanismo per chiudere a chiave la porta. A chi non li ha mai visti possono apparire come bagni molto bizzarri: in una scena di Perfect Days una donna straniera si approccia a questi servizi un po’ turbata e chiede al personaggio di Hirayama di aiutarla a capirne il funzionamento, un’esperienza probabilmente comune a molti turisti. L’idea di Ban dietro il design di queste strutture è che la trasparenza delle pareti dei bagni vuoti permette a chi vorrebbe servirsene di constatarne la pulizia e la comodità, e capire se sono occupati.
In generale a Tokyo e nelle altre città giapponesi è molto facile trovare dei bagni puliti e gratuiti, anche senza dover entrare in un bar o in un ristorante. Ognuna delle numerose stazioni della metropolitana mette a disposizione dei servizi ben tenuti che peraltro sono allestiti con i gabinetti tipici del Giappone: quelli dotati di una serie di funzioni tecnologiche aggiuntive, attivabili grazie a una tastiera, come gli spruzzi d’acqua per farsi un bidet, il riscaldamento della tavoletta e, in alcuni casi e specialmente nei bagni per le donne, la riproduzione di suoni d’acqua sgorgante per garantire privacy sonora all’utente. In questo contesto i bagni del Tokyo Toilet Project si distinguono in modo particolare.
Il 17esimo bagno del Tokyo Toilet Project è stato inaugurato lo scorso marzo e a giugno la Fondazione Nippon ha affidato la gestione dei bagni all’amministrazione di Shibuya, anche se continuerà a finanziarne la pulizia e la manutenzione fino alla fine di marzo di quest’anno. Yanai ha detto che anche successivamente sosterrà la gestione dei servizi.
L’amministrazione di Shibuya ha coinvolto Wenders nel progetto dei bagni pubblici per via del rapporto di lunga data con il Giappone del regista, già autore di un documentario sul grande cineasta Yasujiro Ozu (Tokyo-Ga, 1985) e di un altro sullo stilista Yohji Yamamoto (Appunti di viaggio su moda e città, 1989). Wenders ha scelto di realizzare un film di finzione invece che un documentario perché ha ritenuto che il Tokyo Toilet Project non avesse solo un valore architettonico ma sintetizzasse in vario modo molti aspetti della cultura giapponese. In un’intervista ha detto: «C’è il forte senso di “servizio” e di “bene comune” del Giappone. E poi c’è l’assoluta bellezza architettonica di questi bagni. Sono stato sorpreso da quanto i bagni possano essere un pezzo della cultura quotidiana e non solo una necessità quasi imbarazzante».
La maggior parte delle persone che hanno lavorato al film è giapponese e la sceneggiatura è stata scritta da Wenders insieme allo sceneggiatore Takuma Takasaki. Da parte sua Yakusho ha raccontato che per entrare nella parte del protagonista di Perfect Days ha lavorato per due giorni insieme ai lavoratori del Tokyo Toilet Project, per imparare bene le loro procedure di pulizia.
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