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  • Sabato 6 gennaio 2024

Tonya Harding, Nancy Kerrigan

La storia incredibile dell'aggressione che 30 anni fa sconvolse il pattinaggio professionista americano

Tonya Harding e Nancy Kerrigan durante un allenamento alle Olimpiadi invernali del 1994 (ANSA-DPA)
Tonya Harding e Nancy Kerrigan durante un allenamento alle Olimpiadi invernali del 1994 (ANSA-DPA)
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Il 6 gennaio del 1994 un uomo aggredì Nancy Kerrigan, che aveva 24 anni ed era la campionessa degli Stati Uniti di pattinaggio artistico: la colpì al ginocchio con un manganello all’uscita della pista dove aveva appena finito di allenarsi. Fin da subito le inchieste giornalistiche e giudiziarie ipotizzarono un coinvolgimento della sua compagna di squadra Tonya Harding, insieme alla quale di lì a poco avrebbe dovuto far parte della delegazione statunitense per le Olimpiadi invernali: il caso rese famosissime entrambe, la loro rivalità e le gelosie reciproche, ben oltre la fine delle rispettive carriere. Tre mesi dopo l’aggressione Harding ammise di aver ostacolato le indagini giudiziarie.

La notizia e il filmato dell’aggressione fecero subito il giro del mondo: Kerrigan era la migliore pattinatrice della migliore squadra che gli Stati Uniti avessero mai avuto ed entro pochi giorni avrebbe dovuto partecipare ai campionati americani per qualificarsi alle Olimpiadi invernali di Lillehammer in Norvegia, che si sarebbero tenute il mese successivo.

Kerrigan era diventata famosa in tutto il mondo nel 1991, quando la squadra di pattinaggio americana (composta, oltre che da Kerrigan, da Harding e Kristi Yamaguchi) conquistò per la prima volta nella storia l’intero podio del campionato mondiale di pattinaggio artistico. Kerrigan vinse la medaglia di bronzo, Harding l’argento e Yamaguchi l’oro. Nella stagione 1992-93, quando Yamaguchi si ritirò dalle competizioni, Kerrigan divenne la campionessa americana di pattinaggio sul ghiaccio.

Harding e Kerrigan insieme in pista (AP Photo/Thomas Kienzle)

Mentre Kerrigan diventava una delle pattinatrici più famose del mondo, la carriera della sua compagna di squadra Tonya Harding – più giovane di lei di un anno – era in declino. Nel 1991 aveva vinto la medaglia d’oro ai campionati americani di pattinaggio, ma da quell’anno le sue prestazioni erano cominciate a peggiorare. Nel 1992 arrivò terza ai campionati nazionali, quarta alle Olimpiadi invernali e sesta ai campionati mondiali. Nel 1993 non riuscì a qualificarsi per i campionati mondiali.

Nello stesso periodo cominciò ad avere una serie di problemi e incidenti che sostenne essere la causa delle sue cattive prestazioni. Ad esempio, diceva di essere penalizzata dall’asma (era però anche un’accanita fumatrice). Spesso interrompeva le gare sostenendo di aver problemi ai pattini, come lacci allentati o lame montate male. Una volta denunciò di aver ricevuto una minaccia di morte per lettera e un’altra ancora sostenne di aver rischiato di morire durante una competizione a causa di una cisti ovarica (una specie di sacca contenente liquido che può formarsi spontaneamente nelle ovaie, solitamente benigna e che in molti casi si riassorbe da sola). I commentatori dell’epoca dicevano ironicamente che una gara di pattinaggio non era completa senza una crisi di Harding.

Harding con l’inalatore per l’asma a bordo pista (AP Photo/Doug Mills)

Il 6 gennaio 1994, il giorno prima dell’inizio dei campionati nazionali, Kerrigan venne aggredita alla fine di una sessione di allenamento. Un uomo la stava aspettando e non appena la vide passare vicino a sé la colpì al ginocchio con un manganello sfollagente. Da subito fu chiaro che l’obiettivo dell’aggressore era danneggiarle il ginocchio, in modo da impedirle di partecipare al campionato e alle Olimpiadi, e obbligandola forse a smettere di pattinare per sempre. L’uomo non riuscì a romperle il ginocchio, ma le causò comunque una dolorosa contusione. Sul posto c’erano giornalisti e telecamere, che riuscirono a registrare una parte dell’aggressione: le immagini di Kerrigan a terra per il dolore che gridava «perché?» circolarono subito molto.

La notizia ebbe immediatamente una grande risonanza negli Stati Uniti e all’estero. Centinaia di giornalisti parteciparono alla prima conferenza stampa che Kerrigan tenne dopo l’aggressione e continuarono a seguirla nella sua riabilitazione e nei suoi allenamenti. Dovette rinunciare a partecipare ai campionati nazionali, che furono vinti da Harding. Teoricamente la partecipazione era necessaria per andare alle Olimpiadi, ma la federazione decise di fare uno strappo alla regola e Kerrigan poté partire per Lillehammer con la squadra olimpica.

Quasi subito Harding fu sospettata di aver organizzato l’aggressione. I giornali e le televisioni americane si occuparono del caso a lungo e con un gran dispiegamento di mezzi. Mentre emergevano dettagli sull’aggressione, Kerrigan si allenava duramente per ristabilirsi e riuscire a partecipare alle Olimpiadi nonostante la ferita. Fuori da casa sua e da quella di Harding erano sempre presenti decine di giornalisti. L’interesse per il caso aumentò ulteriormente quando la federazione di pattinaggio decise che Harding avrebbe partecipato alle Olimpiadi insieme a Kerrigan, nonostante fossero in corso le indagini che ipotizzavano un suo coinvolgimento nell’aggressione.

L’esecutore dell’aggressione, Shane Stant, venne arrestato pochi giorni dopo l’incidente. Stant disse di essere stato pagato per aggredire Kerrigan dal marito di Harding, Jeff Gillooly, e dalla sua guardia del corpo (un uomo eccentrico che sosteneva di aver lavorato nello spionaggio industriale e di essersi addestrato alle tecniche antiterrorismo in Israele). A sua volta Gillooly testimoniò che Harding era a conoscenza dell’aggressione e che l’aveva autorizzata.

Alcune settimane dopo alle Olimpiadi di Lillehammer gli eventi di pattinaggio, compresi gli allenamenti della squadra americana, furono seguiti da centinaia di giornalisti che volevano raccontare gli sviluppi di quella che per i media era ormai diventata la saga della rivalità tra Kerrigan e Harding.

Kerrigan e Harding durante gli allenamenti alle Olimpiadi (AP Photo/Doug Mills)

Kerrigan eseguì quelle che vennero considerate le sue due migliori performance della carriera e vinse la medaglia d’argento: a vincere l’oro fu l’ucraina Oksana Baiul, che ricevette un giudizio molto contestato dagli americani. Alcuni commenti sprezzanti di Kerrigan verso Baiul, registrati casualmente e poi diffusi, le fecero perdere parte del consenso che aveva acquisito da parte dei media. Harding invece andò decisamente peggio e arrivò soltanto ottava. A un certo punto, come faceva spesso, interruppe una delle sue esibizioni perché sosteneva che le si fosse slacciato uno scarponcino e in lacrime andò dai giudici poggiando il pattino sul banco per mostrar loro il problema.

(AP Photo/John Gaps III)

Il 16 marzo 1994, due settimane dopo la fine delle Olimpiadi invernali, Harding si dichiarò colpevole di aver contribuito a ostacolare le indagini sull’aggressione. Venne condannata a una multa da 160mila dollari e a 500 ore di servizi sociali, ma non al carcere, mentre il suo ex marito e gli altri complici passarono alcuni mesi in prigione.

Come parte della sua dichiarazione di colpevolezza, Harding patteggiò per essere esclusa da ulteriori conseguenze legali connesse alla vicenda: per questo non fu processata, anche se 5 giorni dopo la sua confessione un gran giurì stabilì che c’erano prove che avesse partecipato all’organizzazione dell’attacco.

Il 30 giugno invece la federazione americana di pattinaggio (che disse di seguire «parametri civili, non penali») condannò Harding per comportamento anti-sportivo, le ritirò il titolo di campionessa nazionale che aveva vinto nel 1994 e la bandì a vita dalle competizioni della federazione.

Harding da allora ha smesso di pattinare, e oggi ha preso il cognome del suo terzo marito, Price. Negli anni successivi apparve in alcuni show televisivi e iniziò una carriera nella boxe femminile. Nel 2008 pubblicò un libro autobiografico, intitolato The Tonya Tapes, in cui sostiene che all’epoca voleva denunciare il piano dell’aggressione, ma che Gillooly la costrinse a tacere dopo averla violentata insieme a due uomini che non conosceva. Alla sua fama contribuì soprattutto un film biografico su di lei uscito nel 2017 e giudicato piuttosto positivamente dai critici, Tonya. Nel film è interpretata dall’attrice australiana Margot Robbie, apprezzata per la sua performance.

Dopo aver ottenuto l’argento alle Olimpiadi di Lillehammer anche Kerrigan si ritirò dalle competizioni di pattinaggio, ma continuò a partecipare a eventi di beneficenza e altre esibizioni. Nel 2004 venne inserita nella United States Figure Skating Hall of Fame, la lista dei migliori pattinatori e delle migliori pattinatrici statunitensi di sempre.