L’inizio del processo all’uomo accusato di aver accoltellato lo scrittore Salman Rushdie sarà posticipato
Un giudice di New York ha deciso di posticipare l’inizio del processo a Hadi Matar, l’uomo accusato di aver accoltellato Salman Rushdie, scrittore britannico di origine indiana. Il processo inizierà dopo la pubblicazione del libro autobiografico che ha scritto Rushdie per raccontare l’aggressione subita nell’agosto del 2022 poco prima di cominciare un intervento durante un festival letterario organizzato a Chautauqua, nello stato di New York: a causa di quell’aggressione Rushdie perse la vista dall’occhio destro e parzialmente l’uso della mano sinistra.
Il libro, intitolato in inglese Knife: Meditations After an Attempted Murder (“Coltello: meditazioni dopo un tentato omicidio”), uscirà in oltre 15 paesi il 16 aprile del 2024. La richiesta di posticipare il processo è stata decisa per permettere agli avvocati di Matar di vederne il contenuto, che potrebbe essere usato come prova in tribunale.
Rushdie ha 76 anni e divenne noto in tutto il mondo grazie al romanzo del 1988 I versi satanici, che turbò profondamente una parte del mondo islamico per via di un racconto al suo interno ritenuto blasfemo. A causa di quel libro, nel 1989 l’ayatollah Ruhollah Khomeini, leader politico e religioso dell’Iran, emise contro di lui una fatwa che lo condannava a morte (la fatwa è una sentenza emessa da un’autorità religiosa e teoricamente vincolante per tutti i musulmani).
L’aggressore di Rushdie, Hadi Matar, ha 24 anni ed è un cittadino statunitense con origini libanesi. Matar fu arrestato subito dopo l’attacco e nei giorni seguenti si dichiarò non colpevole di tentato omicidio e aggressione in due udienze in tribunale. La procura dello stato di New York ritiene che l’attacco fosse stato mirato e premeditato, ispirato proprio dalla fatwa di Khomeini.