L’ISIS ha rivendicato la strage di Kerman, in Iran
Ha detto che è stata compiuta da due attentatori suicidi: le esplosioni erano avvenute vicino alla tomba del generale iraniano Qassem Suleimani, nell'anniversario della sua morte
L’ISIS ha rivendicato la responsabilità della strage avvenuta mercoledì a Kerman, in Iran, quando almeno 84 persone sono state uccise in due forti esplosioni vicino al cimitero in cui è seppellito il generale Qassem Suleimani, che fu per molto tempo uno dei più potenti militari iraniani.
Con un messaggio sul proprio canale Telegram, l’ISIS ha detto che l’attacco è stato compiuto da due attentatori suicidi, definiti «martiri»: si sono avvicinati alla tomba di Suleimani e hanno attivato le cinture esplosive che indossavano. Mercoledì nella zona del cimitero c’erano migliaia di persone, arrivate proprio per commemorare il quarto anniversario della morte dell’ex generale. I due attentatori sono stati identificati come Omar al-Mowahid e Sayefulla al-Mujahid.
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Il messaggio dell’ISIS smentisce alcune precedenti ricostruzioni: per esempio, poco dopo l’attentato era circolata la notizia che le due bombe fossero state fatte esplodere a distanza, e che si trovassero piuttosto lontane dalla tomba di Suleimani.
Secondo alcune fonti dell’intelligence statunitense, citate dal New York Times, l’attentato non sarebbe direttamente collegato a Israele o alla guerra in corso nella Striscia di Gaza: piuttosto, l’ISIS potrebbe aver approfittato della situazione di instabilità nella regione per attaccare l’Iran, un suo noto nemico. In un comunicato le Guardie rivoluzionarie, la forza militare più potente dell’Iran di cui Suleimani era uno dei leader, hanno descritto l’attacco come una «vendetta» e un tentativo di «creare insicurezza».
Tra le altre cose l’ISIS è un gruppo sunnita, mentre l’Iran è governato da una teocrazia sciita. L’ISIS aveva già compiuto diversi attacchi terroristici nel paese, l’ultimo dei quali nell’ottobre del 2022, quando 15 persone furono uccise da tre uomini armati in un importante luogo di culto sciita nella città di Shiraz.