Il più lungo sciopero di sempre del personale sanitario britannico
È iniziato mercoledì e riguarda la categoria dei medici in formazione (più o meno i nostri specializzandi), con grosse conseguenze sul servizio sanitario nazionale
Alle 7 della mattina di mercoledì è iniziato in Inghilterra uno sciopero di sei giorni dei medici in formazione (già laureati, più o meno i nostri specializzandi), il più lungo in 75 anni di esistenza del servizio sanitario nazionale del Regno Unito. Lo sciopero mira a ottenere un aumento consistente delle retribuzioni che in questi anni non si sono adattate al crescente costo della vita ed è il decimo indetto negli ultimi dieci mesi dai rappresentanti della categoria dei medici in formazione. È particolarmente importante non solo per la sua durata, ma anche perché avviene nel mese di gennaio, ossia «il periodo più impegnativo dell’anno per l’NHS», secondo la ministra per la Salute Victoria Atkins: migliaia di visite mediche e operazioni saranno rimandate, dopo un anno in cui molti scioperi del personale sanitario hanno portato al rinvio di circa 1,2 milioni di appuntamenti.
Nel Regno Unito i medici in formazione (in inglese junior doctors) sono le persone già laureate in medicina che stanno proseguendo il loro corso di formazione: sono poco meno della metà dei medici dell’NHS. Così come in Italia, anche nel Regno Unito il corso di laurea in medicina dura 6 anni: poi inizia il periodo della scuola di specializzazione, da qui “specializzandi”, che nel Regno Unito dura 9 anni, mentre da noi da 3 a 5 (a seconda della specializzazione). I medici in formazione sono proprio quelli che stanno svolgendo i 9 anni di specializzazione.
Da marzo del 2023 i medici in formazione hanno scioperato in Inghilterra già 28 giorni, per un massimo di quattro giorni di fila ogni volta. La protesta è guidata dalla British Medical Association, il principale sindacato di categoria, e riguarda il mancato adeguamento degli stipendi dei medici in formazione al costo della vita: a causa dei tagli alla spesa per la sanità pubblica degli ultimi quattro governi conservatori e all’aumento dell’inflazione, il valore reale della retribuzione dei medici in formazione è sceso del 26% fra il 2008 e il 2022. Nelle ragioni dello sciopero vengono però anche menzionati i turni sempre più lunghi e l’aumento fra il personale degli episodi di burnout, la sindrome di esaurimento psicofisico ed emotivo in ambito lavorativo.
I medici in formazione chiedono quindi al governo un aumento delle retribuzioni del 35 per cento e l’introduzione di un nuovo meccanismo retributivo che impedisca qualsiasi futura riduzione degli stipendi rispetto all’inflazione e al costo della vita. Il governo aveva offerto un aumento dell’8 per cento in estate e aveva alzato di un altro 3 per cento durante la fase dei negoziati di fine anno, ma il sindacato aveva rifiutato, considerandola una proposta insufficiente. In risposta, aveva indetto uno sciopero dal 20 al 23 dicembre: nelle ultime tre settimane solo quattro giorni feriali non sono stati interessati da scioperi o dalle vacanze di Natale.
Altri scioperi più brevi dovrebbero avvenire fra gennaio e marzo anche in altre regioni del Regno Unito, come in Galles o in Irlanda del Nord. In Scozia invece i medici in formazione hanno già accettato un aumento salariale del 17,5 per cento in due anni e per ora non hanno indetto altri scioperi.
La protesta si inserisce in un contesto più ampio di grandi scioperi nel Regno Unito iniziati alla fine del 2022 e che sono continuati durante tutto il 2023. Questi scioperi hanno coinvolto centinaia di migliaia di persone appartenenti a diverse categorie lavorative, come quella degli insegnanti e degli autisti dei mezzi pubblici, e nonostante le specificità legate a ogni settore hanno tutti riguardato i tagli ai servizi pubblici degli ultimi anni e il mancato adeguamento degli stipendi al costo della vita.
Il settore sanitario è stato uno di quelli che hanno indetto più scioperi: in questi mesi hanno scioperato infermieri e infermiere, il personale delle ambulanze (il primo sciopero dopo trent’anni) e il personale medico con più di dieci anni di esperienza lavorativa. Quest’ultima categoria, per esempio, ha interrotto gli scioperi dopo un aumento dello stipendio dell’11 per cento.
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Questi 13 mesi di scioperi hanno avuto un impatto enorme sui servizi del sistema sanitario nazionale, portando alla riprogrammazione di oltre un milione di visite e interventi chirurgici. Altre migliaia saranno posticipati in questi giorni: ad essere penalizzati saranno soprattutto i pazienti che dovevano fare operazioni non urgenti o controlli di routine, mentre le situazioni di urgenza saranno coperte il più possibile da medici più anziani. Fra i controlli posticipati ci sono anche quelli per i pazienti in remissione da malattie gravi, come il cancro.
Le associazioni che si occupano della tutela dei pazienti hanno fatto notare più volte l’enorme impatto di questi scioperi sui pazienti e l’ulteriore allungamento dei tempi di attesa per più di 6 milioni di persone che sono nelle liste d’attesa dell’NHS. Tuttavia, i sindacati sostengono che la protesta sia necessaria proprio per «salvare il servizio sanitario nazionale». Secondo la British Medical Association, il sistema è a corto di medici e questo non è dato solo dal fatto che ogni anno si laureano in medicina troppi pochi studenti rispetto a quelli che servirebbero, anche a causa del numero chiuso, ma anche dalle condizioni lavorative che stanno portando molte persone a lasciare la professione o ad andare a lavorare fuori dal Regno Unito, un problema noto anche in Italia.