In Francia si dibatte sul Dry January
Un gruppo di esperti ha chiesto al governo di promuovere l'ormai popolare iniziativa di astinenza da alcolici, ma ci sono resistenze
In Francia è in corso un dibattito dai toni piuttosto polemici sull’opportunità che il governo promuova il cosiddetto Dry January (in francese “défi de janvier”, sfida di gennaio), cioè l’astinenza da bevande alcoliche di qualsiasi tipo per tutto il mese di gennaio, dopo gli eccessi tipici del periodo delle festività. Il Dry January è un’iniziativa di origine inglese, diventata progressivamente sempre più popolare in vari paesi, i cui benefici per la salute sono genericamente positivi sul breve e medio periodo, ma ancora poco chiari riguardo all’influenza sulle abitudini a lungo termine.
Il dibattito è nato principalmente da una lettera inviata al ministero della Salute francese da un gruppo di oltre 40 accademici e medici che si occupano di dipendenze: nella lettera gli autori e le autrici accusano il governo di non fare abbastanza per promuovere campagne sui rischi dell’alcol per la salute e anzi di ostacolarle, e lo invita a promuovere il Dry January per dare un «segnale forte» per la promozione della salute pubblica.
La Francia è uno dei principali paesi consumatori di vino al mondo, con un’industria vinicola che vale circa 15 miliardi e in cui si stima che lavori circa mezzo milione di persone: l’iniziativa del défi de janvier, introdotta nel paese tre anni fa, è ciclicamente al centro di dibattiti. A opporsi sono soprattutto le aziende di produzione vinicola, che in Francia sono considerate politicamente molto influenti, ma anche chi sostiene che l’iniziativa metta in cattiva luce un prodotto, il vino, considerato un simbolo dell’identità e della cultura locale.
La Francia è poi governata da un presidente, Emmanuel Macron, che in moltissime occasioni ha detto di amare gli alcolici e in particolare il vino. Ha detto di berlo tutti i giorni, a pranzo e a cena, di ritenere che una cena senza vino sia «un po’ triste». Pochi mesi fa aveva ricevuto numerose critiche dopo un video girato in uno spogliatoio di rugby, in mezzo a decine di giocatori che avevano appena vinto una partita, in cui Macron dimostrava di saper bere un’intera bottiglia di birra in 17 secondi.
Nella loro lettera al ministero della Salute francese, gli autori e le autrici hanno accusato il governo di sottovalutare i rischi per la salute degli alcolici e di rifiutarsi di assumere una posizione responsabile e risoluta al riguardo. Secondo alcuni la lettera fa implicitamente riferimento anche alla recente cancellazione di alcune campagne sul consumo di alcolici, per cui il governo francese aveva già ricevuto critiche.
Una delle occasioni più recenti è stata lo scorso settembre, quando il governo ha deciso all’ultimo minuto di non diffondere una campagna per limitare il consumo di alcolici durante il Rugby World Cup, secondo alcune organizzazioni non governative a seguito di pressioni da parte di lobbisti delle industrie vinicole francesi. Macron, nello specifico, è stato accusato anche in altre occasioni di prediligere gli interessi dei produttori vinicoli a discapito della salute dei consumatori.
Il Dry January è nato 10 anni fa nel Regno Unito, paese in cui il consumo di alcol è superiore a quello di altri paesi europei, e si è diffuso in altri paesi negli anni successivi. Negli ultimi tre anni la sua popolarità è cresciuta, sia in Francia che altrove. Anche in Italia, specialmente tra i giovani, il Dry January è entrato nei discorsi e nei propositi di inizio anno di molti.
Sui benefici per la salute di quest’iniziativa sono stati svolti studi che hanno portato a esiti diversi. Esistono naturalmente diverse prove scientifiche sul fatto che rimanere sobri per un certo periodo abbia effetti positivi sulla salute e sui propri stili di vita, ma non è chiaro quanto questo tipo di sospensione possa riflettersi in benefici duraturi e a lungo termine nel caso di persone il cui consumo abituale sia eccessivo, problematico o patologico. È un argomento che riguarda in particolare i paesi con elevati tassi di alcolismo: meno quelli in cui quei tassi sono più bassi, come l’Italia e altri del Sud Europa, anche in conseguenza di una diversa evoluzione delle funzioni e dei valori socioculturali del bere.