Tutto sulla Sezione 3 del 14° emendamento della Costituzione statunitense
Cioè la norma risalente al 1868 che potrebbe squalificare Donald Trump dalle prossime elezioni presidenziali
In vista delle prossime elezioni presidenziali statunitensi, previste per il novembre del 2024, diversi stati stanno esaminando cause legali che mettono in dubbio la possibilità di candidare l’ex presidente Donald Trump, che al momento è di gran lunga il favorito alle primarie del partito Repubblicano. Le cause si basano sulla Sezione 3 del 14° emendamento della Costituzione statunitense, approvata nel 1868 e invocata pochissime volte in passato: stabilisce che chiunque sia stato coinvolto in insurrezioni o rivolte contro lo Stato dopo aver prestato giuramento sulla Costituzione non possa più ricoprire incarichi pubblici.
Con tutta probabilità nel corso del 2024 la possibilità di applicare la norma alla situazione specifica di Trump verrà discussa dalla Corte Suprema degli Stati Uniti, il tribunale più importante del paese. È composta da sei giudici conservatori, di cui la metà nominati proprio da Trump, e tre progressisti: sarà un caso di cui si parlerà a lungo e che potrebbe avere conseguenze enormi sullo svolgimento e sull’esito delle prossime elezioni.
Trump è rimasto in carica tra il 2016 e il 2020, e attualmente è implicato in molti casi giudiziari sia a livello statale che federale. Tra le altre cose è stato incriminato per il suo presunto ruolo nell’assalto al Congresso del 6 gennaio 2021, ed è accusato di cospirazione per commettere frode nei confronti degli Stati Uniti e cospirazione contro i diritti dei cittadini. Di conseguenza, secondo molti oppositori la sua candidatura a presidente è incompatibile con la Sezione 3 del 14° emendamento della Costituzione, dato che Trump avrebbe partecipato a un’insurrezione contro il governo nazionale. Il processo però è ancora in corso, e per ora Trump non è stato condannato.
La Sezione 3 del 14° emendamento risale al periodo della Guerra civile, oltre 150 anni fa. Tra il 1860 e il 1861 alcuni stati del Sud decisero di staccarsi dal resto degli Stati Uniti dopo decenni di attriti e contrasti sulla loro volontà di mantenere la schiavitù, progressivamente abolita negli stati del Nord, e per motivi economici legati a dazi e tariffe commerciali. Gli scontri portarono a una guerra sanguinosa, combattuta tra il 1861 e il 1865 e vinta dagli stati del Nord. La Sezione 3 venne ratificata pochi anni dopo, nel 1868: l’obiettivo era quello di evitare che i politici del Sud, che avevano sostenuto il tentativo di secessione, potessero tornare ad avere incarichi e ruoli pubblici.
Il testo completo dice:
Nessuno potrà essere Senatore o Rappresentante nel Congresso, o elettore per il Presidente e il Vicepresidente o potrà tenere qualsiasi incarico, civile o militare, presso gli Stati Uniti o presso qualsiasi Stato, se, avendo previamente prestato giuramento – come membro del Congresso o come funzionario degli Stati Uniti o come membro del Legislativo di uno Stato o come funzionario amministrativo o giudiziario in uno Stato – di difendere la Costituzione degli Stati Uniti, abbia preso parte a un’insurrezione o ribellione contro di essi o abbia dato aiuto o sostegno ai loro nemici. Ma il Congresso può, col voto dei due terzi di ciascuna Camera, rimuovere questa causa di interdizione.
L’applicazione della norma alla situazione specifica di Trump pone però diversi problemi, soprattutto tecnici e giuridici. Per prima cosa il testo non cita espressamente il ruolo di presidente, anche se secondo molte interpretazioni l’incarico è contenuto nella definizione di «funzionario dello stato» che abbia «prestato giuramento». I ruoli di senatore e deputato sarebbero invece stati specificati perché nel 1866, durante i lavori per approvare la Sezione 3, si era dibattuto se questi potessero effettivamente essere definiti “funzionari dello stato”.
Inoltre anche se la norma potesse essere applicata a Trump, l’ultima frase dell’articolo esplicita chiaramente la possibilità del Congresso di votare per eliminare l’eventuale interdizione. Per questo i legali di Trump sostengono che la sua candidatura sarebbe comunque possibile, e che nel caso di elezione dovrà essere il Congresso, e non i giudici, a decidere se Trump possa ricoprire l’incarico.
Una terza questione riguarda la natura dell’insurrezione e della partecipazione di Trump: molti processi sull’assalto al Congresso del 6 gennaio 2021 sono in corso, compreso quello che ha fra gli imputati proprio l’ex presidente. Le tesi difensive di molti imputati sostengono però che quella non fosse un’azione di insurrezione, cioè un atto giuridicamente specifico e ben definito, ma una rivolta (riot) o un’altra forma di protesta meno grave. Anche il coinvolgimento effettivo di Trump è molto discusso, dato che di fatto il presidente non ha partecipato direttamente all’attacco.
L’ultima questione, puramente tecnica, riguarda l’applicabilità della Sezione 3 in assenza di una legge federale che ne definisca i limiti e le applicazioni. Molti giuristi citati dai giornali statunitensi ritengono che possa essere applicata in modo indipendente o attraverso le leggi dei singoli stati. Queste stabiliscono quali funzionari elettorali o tribunali possano decidere chi può essere inserito nelle schede elettorali.
In oltre 150 anni la Sezione 3 è stata applicata solo una volta, nel 2022, quando un giudice del New Mexico rimosse Couy Griffin dal suo ruolo di commissario di contea (il corrispettivo di un assessore regionale o provinciale) per aver partecipato all’assalto del 6 gennaio.