L’importanza di Jacques Delors per un’Europa unita
Il politico francese, morto mercoledì a 98 anni, fu un grande sostenitore del federalismo europeo e fu anche grazie al suo lavoro che nacque l'Unione
Mercoledì è morto a 98 anni Jacques Delors, politico francese e tre volte presidente della Commissione europea. Delors era stato uno dei principali promotori di un’organizzazione politica che integrasse i paesi europei, e per parte della sua carriera si impegnò a creare una Unione con una forma federale, in cui quindi gli stati cedessero gran parte dei propri poteri alle istituzioni comunitarie. Per questo è stato a lungo considerato uno dei politici più importanti e influenti del processo di integrazione europea.
Jacques Delors nacque a Parigi nel 1925 in una famiglia della piccola borghesia e crebbe nel quartiere di Ménilmontant, centro industriale della città ma anche abitato già al tempo da molti artisti e cantanti. In un libro che raccoglie le sue memorie raccontò che da bambino avrebbe voluto fare il giornalista, il regista o lo stilista, ma il padre, che lavorava come esattore delle tasse alla Banque de France, lo portò a lavorare con lui dopo la maturità. In quegli anni studiò economia grazie ai corsi serali per dipendenti e si sposò con una collega, Marie Lephaille. Essendo anche molto credente entrò a far parte della Confédération française des travailleurs chrétiens (CFTC), un sindacato cristiano di sinistra, al quale partecipò attivamente per molti anni.
Nel 1959 attraverso il sindacato entrò a far parte del Conseil Economique et Social, un’assemblea consultiva prevista dalla Costituzione francese che rappresenta diverse categorie professionali, dove si fece conoscere per il suo lavoro e le sue idee. Nel 1962 fu nominato membro della Commissione di pianificazione economica francese e pochi anni dopo Consigliere per gli affari sociali del primo ministro Jacques Chaban-Delmas. Quando il governo cadde insegnò per qualche anno all’università, finché fu eletto parlamentare europeo con il Partito Socialista nel 1979.
Nel 1981 il socialista François Mitterrand divenne presidente e lo nominò ministro dell’Economia: nonostante le sue idee di sinistra, durante quel governo Delors fu considerato un ministro “di destra” che si opponeva alle proposte più estreme di Mitterrand sulla nazionalizzazione di molte banche e industrie importanti e sull’aumento considerevole della spesa pubblica e delle tasse per le persone più ricche.
Durante un’intervista con Le Monde, Delors disse di aver «dato le dimissioni tre volte in 38 mesi», fino a che Mitterrand accettò di passare a una politica economica più austera, facendo dei compromessi sui tagli alla spesa pubblica. Nel 1983 Mitterrand gli propose di fare il primo ministro, ma lui disse che avrebbe accettato solo se avesse avuto anche il controllo delle politiche economiche. La sua richiesta non fu accolta.
Tuttavia nel 1985 Delors accettò l’incarico che definì la sua carriera, quello di presidente della Commissione delle Comunità europee (che poi anche grazie a lui si riunirono sotto l’Unione Europea).
La candidatura di Delors fu sostenuta principalmente dall’allora cancelliere tedesco Helmut Kohl e da diversi leader europei fra cui anche la prima ministra britannica Margaret Thatcher. Il sostegno di Thatcher in realtà venne meno pochi anni dopo, quando Delors propose di introdurre una legislazione a livello europeo che avrebbe comportato il diritto alla formazione e maggiori tutele per i lavoratori, cose che le politiche economiche della Thatcher avevano eliminato.
Dal 1985 al 1995 Jacques Delors fu il presidente della Commissione europea (fu riconfermato due volte) e fu il principale sostenitore delle riforme che hanno reso l’Unione Europea quella che è oggi. Nel 1986 si impegnò per approvare l’Atto unico europeo, che prevedeva la libera circolazione di persone, capitali, beni e servizi tra i 12 paesi che allora costituivano la Comunità Europea.
Delors sosteneva l’idea di un’Europa federale e comunitaria che avesse una moneta, un mercato e una difesa comuni e che lavorasse insieme alla democratizzazione delle istituzioni dei suoi stati membri. Era un’idea poco diffusa e che non trovava grande appoggio tra i governi europei, visto che per realizzarla gli stati avrebbero dovuto cedere gran parte dei loro poteri (sono le stesse resistenze che si vedono oggi). Delors sosteneva che la sovranità nazionale fosse un concetto superato. Per lui, una moneta unica sarebbe stata forte solo se ci fosse stato un coordinamento delle politiche economiche di tutti gli stati membri.
I quotidiani dei paesi europei del tempo lo descrivevano come un uomo che era riuscito a dare centralità e rilievo alla Commissione europea grazie alle sue idee. Nel Regno Unito veniva sottolineata la sua “francesità”, sia per il suo forte accento quando parlava inglese, sia per la sua forte fiducia nell’efficienza di un governo centralizzato, come quello della Francia.
Sebbene le sue idee fossero considerate da molti estreme, riuscì a realizzarne una buona parte nel 1992 con la firma del Trattato di Maastricht, che creò l’Unione Europea e gran parte delle istituzioni comunitarie che conosciamo oggi: la cosa più importante è che l’unione da solo economica diventò anche politica. Delors pose inoltre le basi per la creazione della Banca centrale europea e per l’introduzione dell’euro.
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Oltre a questi due trattati, Delors appoggiò la riunificazione delle due Germanie dopo il crollo del muro di Berlino nel 1989 e sbloccò gli aiuti europei necessari per completare il processo. Questo gli assicurò il sostegno del governo tedesco per la creazione dell’euro, nonostante la popolazione tedesca fosse abbastanza contraria.
Nel 1994, quando era ancora presidente della Commissione, diversi membri del suo partito fecero pressioni affinché si candidasse alle elezioni presidenziali dell’anno successivo, anche sulla base del fatto che secondo molti sondaggi dell’epoca avrebbe avuto buone possibilità di vincere contro i candidati conservatori. Delors decise però di non candidarsi e alla fine vinse il conservatore Jacques Chirac. In un’intervista a Le Monde nel 2013 disse: «A volte, sì, mi pento di non aver osato farlo. Forse ho sbagliato».
Al termine della sua presidenza della Commissione, Delors fondò il centro studi Notre Europe, che ha sede a Parigi e di cui è sempre rimasto presidente. Continuò a sostenere una maggiore integrazione europea anche negli ultimi anni della sua vita, esprimendo posizioni molto critiche nei confronti della Brexit. Fu critico anche verso i partiti sovranisti presenti in molti paesi europei: cioè i partiti che promuovevano un nazionalismo radicale sia in economia che in politica estera ed erano scettici nei confronti delle grandi organizzazioni internazionali e delle tradizionali alleanze occidentali.
Sua figlia, Martine Aubry, è stata la prima donna a diventare segretaria del Partito Socialista (nel 2008) ed è stata due volte ministra del Lavoro.
Nonostante l’Unione Europea non abbia raggiunto gli obiettivi che Delors si era prefisso, il suo progetto di libera circolazione, politiche comunitarie e moneta unica si è realizzato ed è considerato molto attraente per diversi stati che vorrebbero entrare a far parte dell’Unione. Nel 2015 il presidente del Consiglio europeo Donald Tusk, oggi primo ministro della Polonia, insignì Delors della Cittadinanza Onoraria d’Europa, un’onorificenza finora concessa a tre persone, per il suo «notevole contributo allo sviluppo del progetto europeo».