I licenziamenti dei 185 operai dell’ex Gkn sono stati bloccati
Il tribunale del lavoro ha imposto alla proprietà della fabbrica di Campi Bisenzio di avviare una reindustrializzazione
Il tribunale del lavoro di Firenze ha annullato i 185 licenziamenti decisi dalla società Qf che nel 2021 aveva comprato la Gkn di Campi Bisenzio per rilanciarla, senza tuttavia presentare un progetto industriale solido e credibile. I licenziamenti sarebbero stati operativi dal 1° gennaio: il giudice ha accolto il ricorso presentato due settimane fa dal sindacato Fiom Cgil che aveva denunciato il comportamento antisindacale della proprietà. Questa sentenza è soltanto l’ultimo passaggio di una mobilitazione iniziata nel luglio del 2021, quando la Gkn annunciò la chiusura dello stabilimento. Da allora gli operai hanno presidiato i cancelli giorno e notte, una lotta sindacale diventata simbolo della resistenza contro le delocalizzazioni delle aziende all’estero.
La Gkn è una multinazionale che produce sistemi di trasmissione meccanica dell’energia dal motore alle ruote. Nello stabilimento di Campi Bisenzio, in provincia di Firenze, costruiva soprattutto semiassi, cioè barre di acciaio collegate all’albero di trasmissione che mettono in rotazione le ruote motrici. Fino al 1994 la fabbrica era proprietà della Fiat, poi venne venduta alla Gkn, rimanendo la principale acquirente dei ricambi prodotti a Campi Bisenzio. Nel 2018 Gkn passò al fondo inglese Melrose.
Lo stabilimento continuò ad andare bene fino all’inizio della pandemia. Nel 2021 le vendite di auto diminuirono di quasi un quarto rispetto al 2019, e la Gkn decise di chiudere lo stabilimento toscano, mantenendo in Italia solo quello di Brunico, in Alto Adige. A Campi Bisenzio lavoravano 335 operai, 67 impiegati, 16 quadri e quattro dirigenti.
Nel settembre del 2021 la società venne comprata dall’imprenditore Francesco Borgomeo con il progetto di riconvertirla alla costruzione di motori elettrici. Borgomeo ha costituito una nuova società, la Quattro F (Qf), che sta per “Fiducia nel Futuro della Fabbrica di Firenze”. Al ministero dello Sviluppo economico e ai sindacati ha presentato un piano di rilancio in cinque fasi, dall’ingresso di nuovi soci entro marzo 2022 all’avvio della produzione nel 2023, fino al reintegro di tutti i lavoratori entro il 2024.
Ma il rilancio non è riuscito, non sono arrivate offerte concrete né da investitori stranieri né da italiani. Borgomeo ha motivato le difficoltà con l’impossibilità di entrare in possesso della fabbrica, occupata dagli operai. Inoltre si è lamentato dal mancato sostegno del governo che non ha concesso gli ammortizzatori sociali. I lavoratori imputano invece il fallimento alla mancanza di un piano industriale credibile, capace di attrarre investimenti e di convincere il ministero del Lavoro a concedere la cassa integrazione ordinaria.
Nel 2023 ci sono stati pochi incontri per cercare di dare nuove prospettive industriali, e tutti senza risultati concreti. In vista della fine della cassa integrazione, lo scorso settembre Qf ha comunicato il licenziamento dei 185 dipendenti rimasti.
Il tribunale ha spiegato che per l’ex Gkn va seguita una procedura prevista dalla legge contro le delocalizzazioni, cioè l’apertura di un confronto per la reindustrializzazione. «Era questo il proposito dichiarato da Borgomeo al suo arrivo: adesso il giudice gli impone di farlo, insieme ai sindacati» ha detto al Corriere Fiorentino l’avvocato Andrea Stramaccia, che ha difeso i lavoratori insieme ai legali della Fiom. «La legge prevede anche che i lavoratori possano beneficiare di una cassa integrazione speciale di 12 mesi, che serve a coprire il periodo da dedicare ai tentativi di reindustrializzazione». Il giudice inoltre ha rilevato un comportamento antisindacale perché Qf non ha dato ai sindacati informazioni sulle prospettive occupazionali.
A luglio la Regione Toscana aveva presentato una possibile soluzione. L’ipotesi era che l’ex Gkn venisse rilevata da un consorzio di cooperative per la creazione di un “condominio industriale”, cioè l’insediamento di diverse cooperative. Tra queste c’è anche Gff, la cooperativa aperta da alcuni ex operai della Gkn per la produzione di cargo bike (cioè biciclette con grandi portapacchi) e di pannelli solari di nuova generazione in collaborazione con una startup che ne detiene il brevetto. Il piano economico della cooperativa era stato studiato grazie al lavoro di un comitato tecnico-scientifico formato da ingegneri, economisti e tecnici solidali con i lavoratori, ed è ancora percorribile.