La Spagna abbandonerà gradualmente l’energia nucleare
Le cinque centrali ancora attive sul territorio verranno chiuse entro il 2035, nell'ambito dei piani del governo per la transizione energetica
Mercoledì il Consiglio dei ministri spagnolo ha approvato il nuovo piano generale per la gestione dei residui radioattivi, che dopo otto anni di discussioni prevede anche l’abbandono graduale dell’energia nucleare entro il 2035. Attualmente la Spagna ricava circa un quinto dell’energia elettrica dalle sue cinque centrali nucleari attive, che furono aperte nella seconda metà degli anni Ottanta e pensate per durare 40 anni. Secondo i piani del governo del primo ministro socialista Pedro Sánchez, nel 2035 la rete elettrica nel paese dovrà essere alimentata perlopiù da fonti di energia rinnovabili.
Il piano annunciato dal governo spagnolo prevede che le centrali ancora attive nel paese verranno chiuse a partire dal novembre del 2027, cominciando con i due reattori di Almaraz, in Estremadura, e proseguendo con quelli di Cofrentes (vicino a Valencia), Trillo (Guadalajara), Ascó e Vandellós (entrambe vicine a Tarragona) entro il maggio del 2035. Il governo ha detto che il processo per completare lo smantellamento delle centrali e delle loro scorie (il cosiddetto decommissioning) costerà circa 20,2 miliardi di euro, che verranno finanziati con le tasse pagate dalle società elettriche per il trattamento dei rifiuti pericolosi.
Secondo il piano presentato dal governo, le scorie poco pericolose verranno trasportate in un magazzino nella provincia di Cordoba, che verrà ampliato. Quelle più pericolose invece dovranno essere conservate in sette depositi temporanei, cinque da costruire vicino alle centrali che al momento sono ancora attive e due accanto a quelle di Santa María de Garoña (vicino a Burgos) e José Cabrera (a est di Madrid), che sono già in fase di smantellamento.
Il piano prevede anche di individuare entro i prossimi cinquant’anni un sito dove le scorie nucleari potranno essere depositate in via permanente. Durante il mandato di Mariano Rajoy, al governo tra il 2011 e il 2018, era stato individuato quello di Villar de Cañas, un piccolo comune nella comunità autonoma di Castiglia-La Mancia: il sito però è stato ritenuto non idoneo e nessuna delle comunità autonome della Spagna si era offerta per costruire un deposito permanente nel proprio territorio. Fino ad allora, le scorie saranno conservate nei cinque depositi temporanei vicini alle centrali in corso di smantellamento.
Il Partito Popolare, di destra, all’opposizione, aveva cercato di ostacolare l’abbandono graduale dell’energia nucleare, così come una delle principali lobby del settore, che aveva fatto pressioni per posticipare i termini del cosiddetto phase out per garantire, a suo dire, stabilità alle forniture. Il governo comunque ha fatto alcune concessioni, come quella di ampliare i termini per presentare progetti per la costruzione di nuove infrastrutture per la transizione energetica da sei a 49 mesi.
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