In Francia si discute su Gérard Depardieu
Uno degli attori più rappresentativi del paese è accusato di stupro e molestie da diverse donne, ma molti colleghi e perfino Macron lo difendono
Nel giorno di Natale il giornale francese Le Figaro ha pubblicato sul suo sito una lettera firmata da più di cinquanta fra attori, artisti e altri personaggi famosi in sostegno a Gérard Depardieu, uno dei più importanti attori francesi di sempre, che in tempi recenti è stato più volte accusato di molestie e aggressioni sessuali. La lettera, intitolata «Non cancellate Depardieu», lo definisce «vittima di un linciaggio» e di «un fiume d’odio», invoca la presunzione d’innocenza e sostiene che l’attore debba continuare a lavorare nonostante le crescenti critiche e polemiche che lo riguardano.
Depardieu in Francia non è un attore come gli altri: ha recitato in oltre duecento film, ha lavorato con molti dei maggiori registi francesi e internazionali, ha interpretato ruoli drammatici e altri molto popolari in commedie di successo. È il secondo attore della storia del cinema francese per incassi dei film (il primo è il comico Louis de Funès, attivo soprattutto negli anni Sessanta e Settanta), è stato candidato all’Oscar ed è stato per decenni il volto più riconoscibile del cinema francese.
Le accuse di molestie sessuali, di comportamenti inappropriati e di stupro (in almeno due casi) lo interessano da anni, ma sono tornate di attualità dopo una puntata speciale del programma d’inchiesta di France 2 Complément d’enquête. Andato in onda il 7 dicembre, il programma conteneva le interviste di quattro donne che accusano Depardieu di molestie, nonché filmati inediti di comportamenti inappropriati e di pesanti battute a sfondo sessuale durante un viaggio in Corea del Nord nel 2018. Dopo la messa in onda della puntata del programma, Depardieu è stato oggetto di nuove critiche e molti colleghi o aziende che avevano lavorato con lui hanno preso le distanze.
Ma un’altra parte della società francese ha invece espresso sostegno all’attore, contro quella che nella lettera è stata definita una «caccia all’uomo»: in sua difesa è intervenuto anche il presidente Emmanuel Macron, che ha escluso che possa essere ritirata all’attore la Legione d’onore, una delle massime onorificenze della Repubblica, con cui era stato premiato nel 1996.
La lettera del 25 dicembre è invece stata firmata da 32 uomini e 24 donne: alcuni sono legati a Depardieu da lunghi rapporti, come l’ex compagna Carole Bouquet, l’attrice Nathalie Baye o il regista Michel Fau. Altri sono personaggi famosi in Francia e all’estero, come il tenore Roberto Alagna, la cantante ed ex première dame francese Carla Bruni, l’attrice Charlotte Rampling, gli attori Jacques Weber e Pierre Richard. Tutti dicono di non poter «restare ancora in silenzio» di fronte all’ondata crescente che vuole travolgere e «cancellare» Depardieu.
La lettera e la mobilitazione in favore di Depardieu sono in parte dovute a una diversa sensibilità della società francese riguardo ai casi di violenze e molestie sessuali rispetto per esempio a quella statunitense. Già nel 2018 una lettera firmata da più di 100 donne aveva accusato il movimento #MeToo, con cui le donne denunciavano pubblicamente abusi e discriminazioni sessuali, di essere andato «troppo oltre», perseguendo pubblicamente «esperienze private» e creando un cosiddetto «clima totalitario» che non poteva che danneggiare la creazione artistica. In particolare parte della società francese rifiutava e rifiuta quelli che definisce «costumi sessuali puritani» e «cancel culture» tipicamente statunitensi. Le associazioni femministe, che già avevano invece sostenuto il movimento #MeToo, hanno sottolineato come questo atteggiamento sia comune soprattutto nelle generazioni meno giovani e come la stragrande maggioranza dei firmatari della lettera avesse più di cinquant’anni.
Un altro esempio di questa diversa sensibilità è come la società francese ha reagito al caso che ha coinvolto il regista Roman Polanski, condannato negli Stati Uniti di violenza sessuale nei confronti di una minorenne, reato che avvenne nel 1977 a Los Angeles. Nel 1978 Polanski fuggì in Francia, dove ha quasi sempre vissuto da allora: avendo la cittadinanza francese non può essere estradato dal paese. Il regista ha continuato a lavorare in Francia, ottenendo anche premi e riconoscimenti.
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Il diverso atteggiamento fra Francia e Stati Uniti ha in parte condizionato anche la carriera di Depardieu: fu lanciato dal film I santissimi nel 1974, raggiunse il successo con Novecento di Bernardo Bertolucci e all’inizio degli anni Novanta fu candidato all’Oscar per il ruolo di protagonista in Cyrano de Bergerac. In quella fase iniziò a lavorare anche a Hollywood ( Green Card – Matrimonio di convenienza, poi Cristoforo Colombo), ma poi diede un’intervista al settimanale Time in cui diceva di aver «partecipato» (secondo quanto sostenuto dal giornalista) o «assistito» (secondo la versione dell’attore) a uno stupro quando era bambino. Le polemiche suscitate fecero emergere una precedente intervista in cui Depardieu sembrava giustificare gli stupri, colpevolizzando le vittime.
Questo compromise in parte la sua carriera americana, ma Depardieu continuò comunque con grande successo quella francese, anche con la partecipazione a ricche produzioni internazionali come la serie dei film di Asterix e Obelix. Depardieu intanto si fece notare per frequentazioni con vari personaggi politici discussi, dal cubano Fidel Castro al ceceno Ramzan Kadyrov, fino ad accettare la cittadinanza onoraria russa da Vladimir Putin. Nel 2018 venne accusato di stupro da Charlotte Arnould, attrice e ballerina allora ventiduenne: l’inchiesta fu archiviata nel 2020 per l’insufficienza di prove e poi riaperta nel 2021.
Il 7 dicembre il programma di France 2 ha raccolto la testimonianza di una decina di donne che hanno raccontato comportamenti sessualmente inappropriati di Depardieu: quattro lo accusano di molestie. Una di queste, l’attrice Hélène Darras, lo ha denunciato a settembre per un’aggressione sessuale che sarebbe avvenuta sul set di un film nel 2008. All’interno dello stesso programma sono andati in onda i filmati “tagliati” di un documentario girato da Yann Moix su un viaggio di Depardieu in Corea del Nord, dove era stato invitato per i 70 anni del regime. In molte scene Depardieu si rivolge a varie donne con commenti misogini e sessualmente espliciti, con parolacce e riferimenti agli organi genitali. In una di queste occasioni i commenti sessualmente espliciti sono rivolti a una bambina di dieci anni (la famiglia di Depardieu ha accusato France 2 di aver contraffatto la scena).
Nello stesso periodo aveva attirato l’attenzione dei media la morte per suicidio di Emmanuelle Debever, attrice che nel 2019 era stata la prima donna ad accusare Depardieu di averla molestata fisicamente. Un paio di settimane più tardi, poi, anche la giornalista spagnola Ruth Baza ha denunciato Depardieu con l’accusa di averla violentata nel 1995, a Parigi, negli uffici della casa di produzione Roissy Films.
L’attore ha raramente commentato le accuse, sempre per smentirle. Dopo il caso mediatico Depardieu è stato radiato dall’Ordine nazionale del Québec (Canada), gli è stata ritirata la cittadinanza onoraria di Estaimpuis, in Belgio, mentre il museo delle cere Grévin a Parigi ha ritirato la sua statua.