È partita una nuova grossa “carovana” di migranti dal sud del Messico
E come le altre volte va verso gli Stati Uniti: la compongono oltre 7mila persone dall'America centrale e meridionale
Domenica mattina settemila persone provenienti soprattutto da paesi dell’America centrale e meridionale come Cuba, Haiti e Honduras, sono partite insieme a piedi dalla città di Tapachula, nel sud del Messico, vicino al confine con il Guatemala, formando una delle cosiddette “carovane di migranti” che si sono già viste molte volte negli scorsi anni in quelle zone. Molti di loro hanno raccontato di aver deciso di unirsi alla carovana dopo essere rimasti fermi a Tapachula per mesi, aspettando il permesso di transitare attraverso il Messico senza successo: si tratta in molti casi di famiglie con bambini che avevano già intrapreso un lungo viaggio per arrivare in Messico dai loro paesi, spesso estremamente impoveriti o resi pericolosi da situazioni di repressione politica e diffusione della criminalità organizzata.
È la carovana più grande a essersi formata in Messico dal giugno dell’anno scorso, quando un gruppo di dimensioni simili partì mentre il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, ospitava i leader dei paesi americani a Los Angeles per il Summit delle Americhe. Un’altra carovana era partita dal Messico in ottobre, in concomitanza con un vertice organizzato dal presidente del paese Andrés Manuel López Obrador per discutere della crisi migratoria con vari leader regionali. Un mese dopo circa tremila migranti avevano bloccato per più di 30 ore il principale valico di frontiera con il Guatemala.
L’attivista per i diritti dei migranti Luis García Villagrán, che accompagna la carovana, ha raccontato a BBC che a Tapachula da mesi si stavano ammassando moltissime persone, perché il confine con il Guatemala è aperto e viene attraversato ogni giorno da un migliaio di persone circa. «Se non se ne fossero andati da Tapachula, la città sarebbe crollata», ha detto. La carovana è partita all’alba del 24 dicembre e ha percorso in mezza giornata una quindicina di chilometri.
Viaggiare in carovane così numerose permette ai migranti di evitare rapine o rapimenti mentre attraversano alcuni dei posti più pericolosi dell’America Centrale. Si ribalta così la logica che queste migrazioni verso gli Stati Uniti avevano seguito per decenni: non più viaggiare nascosti, per esempio nei carichi dei camion, o seguendo le indicazioni dei trafficanti di esseri umani, ma muoversi in gruppi numerosi, sperando di guadagnarne in sicurezza. Allo stesso tempo dovrebbe essere più difficile fermarli se decidono di forzare un blocco della polizia.
In questo caso, a scatenare la decisione di partire sembra essere stato un discorso del presidente messicano López Obrador, che venerdì aveva dichiarato di essere disposto a incontrare il segretario di Stato statunitense Antony Blinken per discutere le preoccupazioni degli Stati Uniti sulla migrazione proveniente da sud. A maggio López Obrador aveva accettato di accogliere i migranti provenienti da paesi come Venezuela, Nicaragua e Cuba che fossero stati respinti dagli Stati Uniti. L’accordo non ha però aiutato granché ad arginare i flussi migratori verso gli Stati Uniti: a dicembre sono state arrestate circa 10mila persone al giorno mentre tentavano di attraversare il confine tra Messico e Stati Uniti. Le autorità hanno anche sospeso il traffico ferroviario transfrontaliero che portava alle città di Eagle Pass e El Paso, in Texas, dopo il ritrovamento di vari migranti nascosti nei treni merci.
López Obrador sta anche esortando l’amministrazione di Biden ad allentare le sanzioni contro i governi di estrema sinistra di Cuba e Venezuela, da cui proviene circa il 20 cento dei migranti diretti verso gli Stati Uniti attraverso il Messico. Il presidente messicano sta inoltre chiedendo agli Stati Uniti di investire maggiormente nello sviluppo e nella democratizzazione dei paesi dell’America Latina, in modo da migliorare le condizioni di vita che da decenni spingono milioni di persone ogni anno a cercare di scappare.