Un’elezione che non interessa quasi a nessuno, in Tunisia
Domenica si è votato per un pezzo di parlamento, i risultati arriveranno fra qualche giorno ma ci si aspetta un'affluenza irrisoria
Domenica 24 dicembre in Tunisia si vota per eleggere i membri del Consiglio nazionale delle regioni e dei distretti, un organo politico istituito dalla nuova Costituzione del paese, approvata con un referendum lo scorso luglio e considerata particolarmente problematica e autoritaria. In particolare verranno eletti dei rappresentanti locali e regionali, che a loro volta eleggeranno i membri del Consiglio, che sarà una specie di Senato. I seggi resteranno aperti dalle 8 alle 18: i risultati dovrebbero essere annunciati il 27 dicembre, ma è già previsto un secondo turno con i ballottaggi a cui parteciperanno i singoli candidati più votati.
Secondo il nuovo ordinamento istituzionale stabilito dalla Costituzione, il Consiglio rappresenterà una delle due camere del nuovo parlamento tunisino, che prima ne aveva una sola. L’altro ramo è l’Assemblea dei rappresentati del popolo, i cui membri sono stati eletti a dicembre del 2022. Già in quell’occasione l’affluenza fu estremamente bassa, pari appena all’8,8 per cento e poi all’11 per cento ai ballottaggi, e si prevede che anche le elezioni di domenica non saranno molto partecipate.
Diversi partiti di opposizione hanno deciso di boicottare l’elezione, scegliendo di non partecipare. «Il clima politico e sociale non favorisce lo svolgimento di queste elezioni locali, che non rispettano gli standard democratici internazionali», ha detto Ahmed Chebbi, il leader del Fronte di Salvezza Nazionale, una coalizione di partiti che si oppone al presidente Kais Saied.
Negli ultimi anni il governo di Saied ha avviato una campagna di marginalizzazione del dissenso: solo nel 2023 sono stati arrestati oltre 20 oppositori politici, alcuni dei quali accusati di complottare contro la sicurezza nazionale. Saied ha descritto gli oppositori arrestati come «terroristi, traditori e criminali».
Il Consiglio per il quale si vota domenica sarà incaricato principalmente di guidare i programmi di sviluppo economico a livello locale e regionale, e in campagna elettorale i candidati hanno puntato molto su vari progetti infrastrutturali, promettendo la costruzione di strade e scuole in diverse parti del paese.
Non c’è però molto entusiasmo tra la popolazione, anzi. Molti sembrano non sapere nemmeno che è prevista un’elezione, e in generale pochi sono informati riguardo ai compiti della nuova camera e alle conseguenze del voto. Parte del disinteresse è dovuta anche alla pessima situazione economica e sociale della Tunisia, dove il tasso di disoccupazione è superiore al 16 per cento e da oltre un anno molti prodotti alimentari di base scarseggiano, tra cui riso, farina, zucchero e olio.
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Al di là dell’esito del voto e dei risultati sull’affluenza, il parlamento tunisino rimarrà un organo delegittimato e di fatto senza poteri, una conseguenza della nuova Costituzione del 2022 e delle politiche illiberali imposte da Saied.
Nel luglio del 2021 Saied sciolse il precedente parlamento e assunse pieni poteri, invocando un «pericolo imminente» per il paese. Un anno più tardi l’introduzione della nuova Costituzione creò un sistema istituzionale e politico molto autoritario, che limita l’autonomia giudiziaria e accentra moltissimi poteri nella figura del presidente: può nominare il governo, proporre le leggi, firmare trattati internazionali, scrivere la legge di bilancio e nominare o far dimettere i ministri e le principali cariche del sistema giudiziario. Il presidente può anche sciogliere il parlamento, senza che siano previsti meccanismi di impeachment per rimuoverlo.
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