Si sta sbloccando il traffico delle merci fra Polonia e Ucraina, dopo quasi due mesi
Il confine era chiuso da novembre a causa delle proteste degli agricoltori polacchi per le agevolazioni concesse agli ucraini
Domenica è stata ripristinata la viabilità per il traffico di merci in uno dei quattro punti di passaggio sul confine tra Polonia e Ucraina, bloccati da oltre un mese a causa delle manifestazioni di agricoltori e camionisti polacchi. Le guardie di frontiera di entrambi i paesi hanno confermato che verso le 9:30 del 24 dicembre il varco che collega la città polacca di Medyka e quella ucraina di Shehyni è tornato percorribile. Secondo alcuni analisti ucraini, citati dal quotidiano britannico Guardian, sul lato ucraino del confine c’erano quasi 4mila camion in attesa di poter passare.
Da inizio novembre il passaggio di merci via terra tra la Polonia e l’Ucraina era bloccato quasi completamente da una lunga fila di tir: è una forma di protesta avviata dai camionisti e poi portata avanti soprattutto dagli agricoltori polacchi, che si oppongono alle agevolazioni concesse dall’Unione Europea sulle esportazioni di merci ucraine introdotte in seguito all’invasione della Russia. Da quasi due mesi i manifestanti bloccavano quattro varchi di frontiera, permettendo il passaggio solo alle auto e ai tir che trasportavano aiuti umanitari o carichi di mezzi militari: ora gli agricoltori hanno annunciato di aver interrotto la manifestazione, mentre i camionisti sono rimasti a bloccare tre dei quattro punti di passaggio.
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Prima dell’invasione russa, iniziata a febbraio del 2022, i camionisti ucraini potevano entrare nei paesi dell’Unione Europea soltanto con specifiche autorizzazioni, e venivano concessi tra i 160 e i 180mila permessi all’anno. Inoltre le aziende di trasporto ucraine non potevano entrare liberamente in Polonia, paese in cui era concesso solo il transito.
L’Ucraina è da tempo uno dei principali produttori di grano e cereali, ma prima della guerra le esportazioni avvenivano soprattutto via nave tramite le rotte del Mar Nero, poi interrotte a causa dei combattimenti.
Dal 2022 in poi l’Unione Europea aveva adottato diverse misure per aiutare l’economia ucraina e permettere, allo stesso tempo, alle aziende europee di continuare a ricevere i rifornimenti necessari, soprattutto di semi e cereali. Tra le altre cose venne concessa un’estesa liberalizzazione del traffico di merci ucraino, e per un certo periodo furono eliminati i dazi sulle importazioni agricole dall’Ucraina.
Alla lunga però queste misure hanno provocato diverse proteste in alcuni paesi dell’est Europa e soprattutto in Polonia, dove improvvisamente sia i trasportatori che gli agricoltori si ritrovarono a dover fare i conti la concorrenza dei loro colleghi ucraini, che giudicavano sleale. Per cercare di ridurre le conseguenze negative delle liberalizzazioni, a maggio l’Unione Europea concesse a cinque paesi – Bulgaria, Ungheria, Polonia, Romania e Slovacchia – di limitare le importazioni di grano, mais, colza e semi di girasole ucraini. Polonia, Ungheria e Slovacchia continuarono a bloccare le importazioni anche in seguito alla scadenza dell’accordo.
Le proteste dei camionisti e degli agricoltori sul confine tra Polonia e Ucraina è stato uno dei primi temi di cui si è occupato il nuovo governo polacco guidato da Donald Tusk ed entrato in carica lo scorso 12 dicembre, il primo a non essere sostenuto dall’estrema destra di Diritto e Giustizia dopo 8 anni.