Il «peggior Natale di sempre» a Betlemme
Nella città palestinese le tradizionali celebrazioni sono state ridimensionate, e molte attività commerciali stanno chiudendo a causa della mancanza di visitatori
Solitamente nel periodo natalizio la città di Betlemme, in Cisgiordania, si riempie di turisti e di pellegrini cristiani: è il luogo in cui si ritiene sia nato Gesù, e ogni anno vengono organizzate parate e manifestazioni per celebrare il Natale. Quest’anno non sarà così.
A fine novembre le autorità locali avevano annunciato che le celebrazioni sarebbero state molto ridimensionate, a causa soprattutto della guerra in corso nella Striscia di Gaza. Betlemme vive principalmente di turismo, e la mancanza di celebrazioni per il Natale sta già avendo ripercussioni importanti sulle attività economiche locali: gli arrivi di turisti e pellegrini sono praticamente fermi, le strade normalmente molto trafficate sono vuote e hotel, ristoranti e negozi insolitamente chiusi.
Raggiungere la città è complicato non solo per i turisti, ma anche per gli altri abitanti della Cisgiordania. A causa dei tanti posti di blocco dell’esercito israeliano il viaggio da Gerusalemme a Betlemme, che solitamente richiede una quarto d’ora di auto, ora può durare più di un’ora.
Il ministero del Turismo dell’Autorità nazionale palestinese, l’entità governativa che amministra la Cisgiordania, ha stimato che negli ultimi tre mesi del 2023 la mancanza di turisti in Palestina causerà danni economici per 200 milioni di dollari. Molti sono relativi proprio alla città di Betlemme, che è di gran lunga la meta turistica più visitata in Palestina, soprattutto in questo periodo dell’anno. Di conseguenza molti negozi che vendono souvenir e oggetti legati al Natale hanno dovuto chiudere, oppure rimangono aperti più per abitudine che per reali ragioni economiche.
Jack Giacaman, che gestisce un negozio a Betlemme dedicato interamente al Natale, ha raccontato alla radio pubblica statunitense NPR che le vendite sono iniziate a calare subito dopo l’inizio della guerra tra Hamas e Israele. «È il peggior Natale di sempre. Anche durante la prima e la seconda intifada, non era così», ha detto citando due precedenti periodi di intensi scontri tra israeliani e palestinesi, iniziati rispettivamente nel 1987 e nel 2000.
Anche Rony Tabash, proprietario di un altro negozio per turisti, ha detto a diversi media internazionali che le vendite sono praticamente ferme da due mesi: «Teniamo aperto perché il negozio ci sta a cuore e fa parte della storia della nostra famiglia», ha spiegato. Per passare il tempo spolvera le statuette del suo negozio.
Ala’a Salameh, proprietario del ristorante Afteem, uno dei più frequentati dai turisti di Betlemme e noto soprattutto per i suoi falafel, ha raccontato che sta lavorando con un ritmo del 10 o 15 per cento rispetto a quello abituale per il periodo, e di servire principalmente famiglie palestinesi invece dei turisti.
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Tradizionalmente nel periodo natalizio la zona di piazza Manger, nel centro di Betlemme, si riempie di luci e festoni. Oggi invece è praticamente vuota. «Di solito ci sono persone da tutto il mondo», ha detto ad NPR Osama Al-Alli, un tassista che a metà dicembre stava aspettando insieme ad altri colleghi l’arrivo di qualche raro cliente. «Oggi le notti rimangono buie».
Piazza Manger si trova proprio davanti alla Basilica della Natività, costruita sopra la grotta in cui si crede sia nato Gesù. È uno dei tanti luoghi di Betlemme considerati sacri dalla cultura religiosa cristiana, insieme alla Grotta del Latte, chiamata così per la credenza secondo cui alcune gocce del latte materno di Maria, la madre di Gesù, sarebbero cadute sul pavimento, e la Chiesa di Santa Caterina.
Joey Canavati, proprietario dell’Alexander Hotel, ha detto a Reuters che prima del 7 ottobre tutte le sue stanze erano prenotate per il periodo natalizio, tanto che stava cercando di recuperare degli alloggi extra per accontentare i clienti. Oggi invece «non c’è nemmeno un ospite»: tutte le prenotazioni sono state disdette, sia per la fine del 2023 che per il 2024. La sala allestita per la cena, dove di solito si ritrovano almeno 120 persone ogni sera, rimane vuota. Nella città «non ci sono alberi di Natale, non c’è gioia, non c’è spirito natalizio», ha detto Canavati.
Le attività commerciali di Betlemme erano già state costrette a fermarsi tra il 2020 e il 2021 a causa della pandemia di Covid-19: dopo una breve ripresa nel 2022, il nuovo calo del turismo dovuto alla guerra nella Striscia di Gaza sarà quindi un colpo particolarmente duro per l’economia locale.
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Le celebrazioni per il Natale sono state molto ridimensionate anche a Gerusalemme, altra città importantissima per i cristiani, e in Giordania, il paese che ospita la più alta concentrazione di rifugiati palestinesi al mondo.