È stata aperta un’indagine a carico di ignoti sui video del presunto stupro di cui è accusato il figlio di Ignazio La Russa
La procura di Milano ha aperto un’indagine a carico di ignoti per “diffusione illecita di immagini o video sessualmente espliciti”, reato più comunemente conosciuto come “revenge porn”, in merito ad alcuni video realizzati nel corso della serata in cui sarebbe avvenuto il presunto stupro di cui è accusato Leonardo Apache La Russa, figlio del presidente del Senato Ignazio La Russa.
Leonardo Apache La Russa è accusato insieme all’amico Tommaso Gilardoni di aver stuprato una ragazza di 22 anni lo scorso 18 maggio, dopo una serata passata in una discoteca del centro di Milano. La ragazza aveva denunciato il presunto stupro raccontando di essersi svegliata la mattina dopo in stato confusionale, nuda di fianco a La Russa a casa di quest’ultimo. Aveva anche detto di ricordare solo di aver bevuto due drink con lui e di aver dimenticato il resto della serata da quel momento in poi. Nella denuncia la ragazza aveva raccontato di aver chiesto a La Russa cosa fosse successo e che lui le avrebbe risposto che avevano avuto un rapporto sessuale mentre lei era sotto effetto di sostanze stupefacenti, e che anche Gilardoni che stava dormendo in un’altra stanza aveva avuto un rapporto con lei.
La Russa e Gilardoni, che sono stati interrogati martedì, hanno sempre negato le accuse e sostenuto che il rapporto sessuale fosse consensuale. Nel corso dell’interrogatorio Gilardoni ha raccontato agli investigatori che del rapporto sessuale lui e La Russa avevano realizzato anche alcuni video, in cui secondo la difesa dei due si dimostrerebbe che la presunta vittima dello stupro non fosse stata costretta.
L’esistenza dei video è stata resa nota solo dopo l’interrogatorio di martedì, e a quel punto la ragazza ha presentato una denuncia al riguardo. Il reato di “revenge porn“ punisce «chiunque, dopo averli realizzati o sottratti, invia, consegna, cede, pubblica o diffonde immagini o video a contenuto sessualmente esplicito, destinati a rimanere privati, senza il consenso delle persone rappresentate». Al momento però non è noto se i video realizzati da Gilardoni e La Russa siano mai stati inviati ad altre persone. Questa eventualità dovrà essere verificata dall’indagine.
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