Il peggior scandalo degli ultimi decenni per i conservatori giapponesi
Diversi membri del partito al governo si sono dimessi perché accusati di irregolarità relative ai fondi raccolti per l’attività politica
In Giappone il governo del primo ministro Fumio Kishida sta attraversando una grave crisi politica iniziata a causa di uno scandalo su dei presunti fondi raccolti in maniera irregolare all’interno del suo partito, il Partito Liberal Democratico (PLD, conservatore). Nelle ultime settimane si sono dimessi il segretario di gabinetto, Hirokazu Matsuno, tre ministri e altri esponenti importanti del partito, come il capogruppo al Senato, Hiroshige Seko. Il primo ministro Kishida al momento non è indagato ma la sua popolarità è comunque scesa al 17 per cento.
Lo scandalo riguarda un’indagine della procura giapponese resa pubblica a fine novembre che si è concentrata sulla corrente Seiwakai, meglio conosciuta come “corrente Abe”, la più ampia e influente del PLD e composta da persone vicine all’ex primo ministro giapponese Shinzo Abe, ucciso nel luglio del 2022. Il sospetto è che molti membri del gruppo, fra cui diversi rappresentanti del governo, non abbiano dichiarato almeno 500 milioni di yen (circa 3,2 milioni di euro) ottenuti negli ultimi cinque anni negli eventi di raccolta fondi del partito, tenendone parte per sé.
Nelle ultime settimane l’indagine è stata allargata a cinque delle sei correnti del PLD, che avrebbero fatto la stessa cosa ma in misura minore. Pochi giorni fa, oltre agli uffici della corrente che fa riferimento ad Abe, sono stati perquisiti anche quelli della corrente Shisuikai, di cui faceva parte l’attuale ministro della Giustizia Ryuji Koizumi (l’ha lasciata giovedì). Martedì i pubblici ministeri hanno confermato di star indagando anche sulla corrente Kōchikai, guidata dal primo ministro Kishida, che la settimana scorsa si era dimesso dal suo incarico di leader del gruppo.
Raccogliere fondi per i partiti organizzando eventi a pagamento non è illegale in Giappone e i membri del partito possono tenere per sé una percentuale: è tuttavia illegale non dichiararlo nella contabilità del partito stesso. L’ipotesi è che questi soldi non siano solo stati presi per essere spesi privatamente, ma che siano stati usati almeno in parte per rafforzare la rete politica e l’influenza del PLD in maniera illecita nelle amministrazioni cittadine e regionali.
Il Partito Liberal Democratico è un partito conservatore ed è il più importante del Giappone: governa quasi ininterrottamente il paese dal 1955, anno della sua fondazione. Nel tempo ha affrontato diversi scandali, ma quello in corso è considerato il peggiore degli ultimi decenni: oltre a Matsuno e Seko si sono dimessi anche il ministro dell’Economia e dell’Industria, Yasutoshi Nishimura, il ministro dell’Interno, Junji Suzuki, il ministro dell’Agricoltura, Ichiro Miyashita, e il viceministro della Difesa, Hiroyuki Miyazawa.
Questi sono i membri del partito considerati più coinvolti nel presunto sistema di raccolta fondi illegale, dato che negli ultimi anni avevano ricoperto posizioni di rilievo all’interno della corrente di Abe e nella gestione delle finanze del PLD. I media giapponesi dicono anche che negli ultimi cinque anni Hiroshige Seko e Hirokazu Matsuno, considerato il braccio destro di Kishida, non avrebbero dichiarato oltre 10 milioni di yen (circa 65mila euro). Secondo le accuse, Nishimura avrebbe tenuto per sé circa 1 milione di yen (6.400 euro). Le violazioni, se dimostrate, potrebbero comportare fino a cinque anni di carcere.
L’inchiesta coinvolge anche la vedova dell’ex primo ministro Shinzo Abe, Akie Abe, che avrebbe ereditato 340 milioni di yen (circa 2,2 milioni euro) dalle attività politiche del marito, compresa, si presume, una parte del sistema dei fondi illeciti. Al momento comunque Akie Abe non è indagata.
Negli ultimi giorni il primo ministro Kishida ha sostituito i ministri e gli altri esponenti che si sono dimessi: ha nominato ad esempio come segretario generale di gabinetto l’ex ministro degli Esteri Yoshimasa Hayashi, e come capo degli affari parlamentari del partito l’ex ministro della Difesa Yasukazu Hamada. Kishida sta cercando di sostituire tutti quelli che hanno lasciato il loro incarico: ha detto di volerlo fare in fretta, ma potrebbe essere complicato. Il Japan Times ha scritto che i suoi sforzi sono ostacolati dal fatto che i candidati validi e non sospettati di essere coinvolti nello scandalo sono pochissimi, e alcuni di questi hanno già rifiutato alcune offerte.
Sostenendo che il governo abbia perso legittimità, l’opposizione ha presentato mercoledì una mozione di sfiducia che però non è passata. Tuttavia, lo scandalo è arrivato in un momento in cui la popolarità del governo Kishida era già ai minimi storici: secondo l’ultimo sondaggio dell’emittente pubblica NHK pubblicato l’11 dicembre, quando indagine era già diventata pubblica ma non si erano ancora dimessi i ministri, solo il 23% della popolazione sosteneva il primo ministro.
La sua popolarità era in calo a causa dei legami di alcuni ex ministri con la controversa Chiesa dell’unificazione, l’influente movimento religioso sostenuto tra gli altri anche da Abe. In più, le politiche economiche seguite dal governo nell’ultimo anno non sembrano avere avuto effetto sull’innalzamento del costo della vita. Quello della scorsa settimana è stato il terzo rimpasto di governo dall’elezione a primo ministro di Kishida a ottobre del 2021.
– Leggi anche: In economia il Giappone sta facendo le cose al contrario
Kishida può contare sul fatto che in Giappone non sono previste elezioni parlamentari fino al 2025 e i partiti di opposizione sono piccoli e abbastanza impopolari. A settembre del 2024 si voterà per scegliere il nuovo leader del PLD e ci sono diversi dubbi sul fatto che Kishida possa continuare a guidare il partito. Tuttavia, gli altri potenziali candidati, anche più popolari di lui fra gli elettori, non hanno lo stesso sostegno interno.