Il Consiglio di Sicurezza dell’ONU ha chiesto più aiuti umanitari nella Striscia di Gaza, ma non un cessate il fuoco
Venerdì il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, che è l’organo più importante dell’ONU e l’unico che può imporre delle sanzioni, ha approvato una risoluzione in cui chiede che venga concesso l’ingresso di maggiori aiuti umanitari nella Striscia di Gaza, dove le condizioni della popolazione civile continuano a peggiorare per via dell’invasione dell’esercito israeliano, cominciata lo scorso 27 ottobre. L’accordo tra i paesi che compongono il Consiglio di Sicurezza ha richiesto giorni di trattative, e il testo che ne è uscito è considerato piuttosto deludente: ancora una volta non c’è la richiesta di un cessate il fuoco immediato nella guerra tra Israele e Hamas, ma solo un richiamo a «creare le condizioni» per arrivarci.
Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite è composto da 15 paesi, dei quali 5 permanenti e 10 a rotazione. I 5 membri permanenti hanno il potere di veto e possono quindi bloccare qualsiasi decisione del Consiglio: approvare una risoluzione solitamente è piuttosto complicato, perché bisogna mettere d’accordo paesi con interessi molto diversi (i 5 membri permanenti sono Stati Uniti, Russia, Cina, Francia e Regno Unito). Le risoluzioni votate dal Consiglio di Sicurezza sono inoltre vincolanti, a differenza di quelle dell’Assemblea Generale dell’ONU, un organo di cui fanno parte tutti i 193 stati membri dell’organizzazione.
Nelle scorse settimane il Consiglio di Sicurezza ha più volte respinto le proposte per approvare una risoluzione che chiedesse un cessate il fuoco umanitario, immediato e permanente, nella Striscia di Gaza. Lo ha fatto soprattutto per via del veto degli Stati Uniti, la cui opposizione è stata decisiva per evitare questa formulazione anche nella risoluzione approvata venerdì. Sia gli Stati Uniti che la Russia in questo caso si sono astenuti, ma non hanno messo il veto, permettendo quindi l’approvazione della risoluzione.