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  • Venerdì 22 dicembre 2023

C’è un’altra sentenza che potrebbe cambiare il calcio europeo

Il ricorso dell’Anversa contro i criteri di registrazione dei giocatori da iscrivere alle competizioni è stato parzialmente accolto

I giocatori dell'Anversa in una partita di Champions League (Octavio Passos/Getty Images)
I giocatori dell'Anversa in una partita di Champions League (Octavio Passos/Getty Images)
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In tutta l’Europa del calcio si è tornati a parlare della Super Lega per via della sentenza con cui giovedì la Corte di Giustizia dell’Unione Europea ha di fatto liberalizzato il mercato delle competizioni calcistiche internazionali, indipendentemente dalle opposizioni di UEFA e FIFA, i due organi che fin qui hanno governato il calcio professionistico europeo e mondiale. Quest’ultima sentenza rende possibili nuovi scenari, ma non è stata l’unica rilevante emessa giovedì.

La Corte di Giustizia si è espressa anche sul ricorso che la squadra di calcio belga dell’Anversa aveva presentato nel 2021 contro le regole della UEFA e della Federcalcio belga (URBSFA) riguardanti le cosiddette “liste UEFA”: quelle che le squadre devono presentare per registrare i propri giocatori alle competizioni europee, dimostrando di rispettare certi criteri sulla composizione della rosa. Se non rispettano i criteri, le squadre possono essere escluse dalle competizioni. Anche in questo caso la sentenza prospetta dei cambiamenti che potrebbero interessare tutto il calcio continentale e il modo in cui vengono comprati e scambiati i calciatori.

Tuttora la UEFA chiede alle squadre che partecipano alle coppe europee di avere in rosa un numero minimo di giocatori cresciuti sia nei settori giovanili nazionali che specificatamente nel loro settore giovanile. Queste regole vengono adottate anche dalle singole federazioni nazionali associate alla UEFA, con qualche minima variazione: una squadra belga, per esempio, deve avere sei giocatori cresciuti in Belgio per partecipare regolarmente al suo campionato nazionale, mentre per giocare in Europa ne deve avere almeno otto.

Secondo l’Anversa queste norme sarebbero contrarie alla legislazione sulla libera circolazione dei lavoratori e al principio della libera concorrenza nell’Unione Europea. Nel 2021 la squadra aveva quindi presentato un ricorso che giovedì è stato parzialmente accolto.

Come nel caso della Super Lega, la Corte di Giustizia ha ribadito che le norme della UEFA e dell’URBSFA devono rientrare nel diritto dell’Unione, poiché riguardano l’esercizio di un’attività economica e professionale — il calcio professionistico — e come tali «devono rispettare le regole della concorrenza e la libertà di circolazione». La Corte ha poi ritenuto che, per quanto riguarda la concorrenza, «la normativa relativa ai giocatori autoctoni potrebbe avere per oggetto o per effetto la restrizione della possibilità per le società di competere tra loro reclutando giocatori di talento, indipendentemente dal luogo in cui sono stati formati». Per quanto riguarda la libera circolazione dei lavoratori, la Corte ritiene che «la normativa in questione possa dar luogo a una discriminazione indiretta, fondata sulla nazionalità, nei confronti di giocatori provenienti da altri stati membri».

In entrambi i casi, tuttavia, la Corte ha citato la possibilità per la UEFA e la Federazione belga «di dimostrare che tali norme incoraggiano comunque il reclutamento e la formazione e che sono proporzionate a tale obiettivo». Va aggiunto inoltre che la Corte di Giustizia non decide sulla controversia in sé: dà un indirizzo, ma spetterà poi alle corti o ai tribunali nazionali di competenza risolvere eventuali controversie in conformità con la sentenza della Corte di Giustizia dell’Unione Europea.

Se quindi un tribunale nazionale dovesse dare ragione all’Anversa, o a qualsiasi altra squadra presenti esposti simili, le liste UEFA potrebbero essere soggette a modifiche tali da far cadere ogni criterio di registrazione, cambiando di conseguenza le regole del mercato dei calciatori. Finora però nella maggior parte dei casi queste regole di registrazione hanno avuto più che altro benefici sul calcio giovanile di ciascun paese aderente alla UEFA, promuovendo lo sviluppo di calciatori a livello locale. Servono inoltre a limitare per quanto possibile uno degli aspetti più critici del calcio professionistico, ossia il mercato dei calciatori minorenni, che soprattutto nel caso degli extracomunitari può produrre situazioni di sfruttamento dei giovani giocatori.