Emmanuel Macron è sempre più critico nei confronti della guerra a Gaza
Ha detto che la risposta di Israele contro Hamas «non è appropriata» e che il terrorismo non si combatte attaccando «indiscriminatamente i civili»
Mercoledì in un’intervista televisiva il presidente francese Emmanuel Macron ha parlato della guerra in corso tra Israele e Hamas e ha pronunciato probabilmente le critiche più nette finora sul modo in cui Israele sta portando avanti l’operazione militare nella Striscia di Gaza:
«Non possiamo permettere che si radichi l’idea che una lotta efficace contro il terrorismo significhi radere al suolo Gaza o attaccare indiscriminatamente i civili».
Benché Macron nelle ultime settimane avesse più volte espresso critiche verso il governo israeliano, questa è probabilmente la dichiarazione più dura dall’inizio della guerra. È un segnale anche del fatto che alcuni paesi europei, tra cui la Francia, stanno cominciando a mostrare una certa insofferenza verso la durata di questa guerra e verso le enormi sofferenze imposte ai civili di Gaza.
Pur riconoscendo «il diritto di Israele a difendersi e a combattere il terrorismo», Macron ha detto che la Francia ha chiesto la protezione dei civili e «una tregua che porti a un cessate il fuoco umanitario». Ha anche invitato il governo israeliano «a porre fine a questa risposta [militare] perché non è appropriata, perché tutte le vite valgono allo stesso modo e noi le difendiamo».
Queste dichiarazioni seguono alcune altrettanto notevoli fatte domenica dalla ministra degli Esteri francese Catherine Colonna durante una visita in Israele, in cui aveva chiesto una «tregua duratura» che porti a un «cessate il fuoco umanitario». Colonna aveva anche aggiunto che nel corso della guerra «sono stati uccisi troppi civili» e che la difesa di Israele deve avvenire entro i limiti del diritto internazionale umanitario.
Di fatto in Europa si è iniziato a parlare cautamente di un cessate il fuoco a Gaza: oltre a Colonna, anche i ministri degli Esteri di Regno Unito e Germania, David Cameron e Annalena Baerbock, in un recente articolo di opinione ne avevano parlato apertamente, seppur a certe condizioni e in modo più cauto rispetto ai toni della Francia. In precedenza anche i leader di Irlanda, Spagna e Belgio avevano invocato un cessate il fuoco.
Tutto questo non significa che inizieranno immediatamente a esserci pressioni concrete su Israele perché interrompa i combattimenti nella Striscia di Gaza. Al tempo stesso, però, tutte queste dichiarazioni mostrano come anche per paesi che sostengono Israele questa guerra, con le enormi sofferenze sui civili che ne conseguono, stia diventando un problema politico oltre che umanitario, e sono sintomo di una certa urgenza nel farla terminare il più rapidamente possibile.
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