In Francia è stata approvata una riforma dell’immigrazione piuttosto di destra
È stata votata sia dalla maggioranza di centrodestra sia dall'estrema destra, creando grosse polemiche dentro il partito di Emmanuel Macron
Martedì sera il parlamento francese ha approvato con 349 voti a favore e 186 contrari la controversa riforma dell’immigrazione proposta dal ministro dell’Interno di centrodestra Gérald Darmanin: riduce l’accesso ai sussidi per le persone migranti, introduce una cauzione da versare allo stato da parte degli studenti stranieri che hanno bisogno di un permesso di soggiorno, crea delle quote di immigrazione annuali, reintroduce il reato di “soggiorno illegale”, rende più difficile per i figli nati in Francia da persone straniere diventare francesi e stabilisce che le persone con doppia cittadinanza condannate per gravi reati possano perdere quella francese.
La legge è stata votata dal partito del presidente Emmanuel Macron, Renaissance, da diversi partiti di centrodestra fra cui quello dei Républicains e da Rassemblement National, il partito di estrema destra francese di Marine Le Pen. Secondo Le Pen questa legge è una «indiscutibile vittoria ideologica» per il suo partito. Secondo Darmanin la legge sarebbe passata anche senza i voti di Rassemblement National, ma il fatto che Renaissance, di centro, abbia presentato e votato una riforma così apprezzata da un partito di estrema destra ha creato grosse polemiche anche all’interno del governo: 27 deputati hanno votato contro la riforma, 17 si sono astenuti e il ministro della Sanità Aurélien Rousseau ha detto di aver presentato le sue dimissioni in segno di protesta.
Darmanin aveva presentato la legge come un compromesso tra un maggiore controllo dell’immigrazione irregolare e una semplificazione e ampliamento dei percorsi di integrazione, ma la riforma era stata poi ampiamente modificata dal parlamento. La settimana scorsa una precedente versione del testo era stata respinta dall’Assemblea Nazionale, la camera bassa del parlamento, attraverso una mozione votata sia dai partiti di sinistra, che la ritenevano troppo ostile nei confronti delle persone migranti, che da quelli di destra ed estrema destra, che la ritenevano invece troppo progressista.
Dopo il voto la legge era stata sottoposta a una commissione parlamentare speciale composta da sette deputati e sette senatori, che avevano modificato il testo: la nuova versione era molto più conservatrice, ed era quindi piaciuta ai partiti di destra, che avevano deciso di votarla. Cinquanta associazioni hanno pubblicato un comunicato congiunto in cui l’hanno definita «la legge più regressiva degli ultimi 40 anni per i diritti e le condizioni di vita delle persone straniere, comprese quelle che si trovano da tempo in Francia».
Alcuni limitati aspetti della legge che piacevano ai partiti progressisti sono rimasti, fra cui la creazione di un percorso agevolato per regolarizzare chi entra in Francia senza permesso di soggiorno e trova lavoro in settori in cui manca la manodopera, fra cui per esempio quello delle costruzioni. Tuttavia, rispetto alla proposta originale, è stato ristretto l’accesso a questa possibilità. Non è presente nel testo finale invece l’eliminazione dell’assistenza sanitaria statale (AME) per le persone senza permesso di soggiorno, una delle proposte principali del partito dei Repubblicani, giudicata troppo di destra anche dal partito di Macron.
La scelta del partito di Emmanuel Macron di accettare le modifiche più conservatrici e di votare una legge molto apprezzata da Rassemblement National ha innescato forti polemiche dato che alle elezioni del 2017, ma soprattutto a quelle del 2022, Macron ha vinto al ballottaggio anche grazie a coloro che l’hanno votato per non far vincere Marine Le Pen, sperando di evitare di avere un governo troppo di destra.
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