Una delle peggiori squadre nella storia moderna della NBA
I Detroit Pistons non vincono una partita da ottobre, e non è una strategia per rilanciarsi l'anno prossimo, come spesso succede
Nel periodo natalizio il calendario del campionato di basket NBA si infittisce di partite, le classifiche iniziano a definirsi in vista dei playoff e spesso vengono stabiliti nuovi record di rendimento. Quest’anno c’è una squadra in particolare che è vicina a batterne più di uno, ma se ci riuscirà non lo farà in palazzetti strapieni o all’interno di dirette televisive allestite per le grandi occasioni.
I Detroit Pistons sono la peggior squadra della stagione in corso e con 25 sconfitte in 27 partite il loro inizio di campionato è già uno dei peggiori nella storia della NBA. La loro ultima vittoria risale alla fine di ottobre e se nei prossimi giorni perderanno altre due partite eguaglieranno il record di 26 sconfitte consecutive stabilito dai Cleveland Cavaliers nella stagione 2010/2011, quella immediatamente successiva al passaggio di LeBron James ai Miami Heat. Se ne dovessero perdere altre due raggiungerebbero anche la serie di sconfitte più lunga in assoluto, stabilita tra due diverse stagioni nel 2015 dai Philadelphia 76ers.
Le probabilità che i Detroit Pistons superino entrambi i record sono piuttosto alte, dato che le prossime cinque partite dovranno giocarle contro Utah Jazz, Brooklyn Nets (due volte), Boston Celtics e Toronto Raptors, tutte squadre più forti, in forma e in piena corsa per la qualificazione ai playoff. Dopodiché ai Pistons rimarrà da ottenere soltanto il “titolo” di peggior squadra nella storia moderna della NBA, che fin qui appartiene ai Charlotte Bobcats della stagione 2011/12, terminata con 7 vittorie e 59 sconfitte.
Per quello che si è visto finora, negli Stati Uniti ci si sta domandando se questi Pistons non siano già la peggior squadra nella storia moderna della NBA, come si può leggere nel titolo di un articolo pubblicato martedì sul Wall Street Journal in cui la squadra viene definita «inetta» senza tanti giri di parole.
I risultati dei Pistons sorprendono perché sulla carta sembravano una squadra promettente e pronta perlomeno a migliorare i suoi risultati. Invece continuano a perdere, spesso senza quasi opporre resistenza agli avversari. In altre circostanze si starebbe già parlando di tanking, ossia la pratica diffusa nei campionati professionistici nordamericani che spinge le squadre a disputare di proposito stagioni fallimentari per avere più probabilità di ottenere le prime scelte nella selezione dei migliori giocatori nei draft di fine stagione. Per quanto osteggiato dalla NBA, il tanking è uno dei metodi più usati dalla squadre per rilanciarsi: sia i Cleveland Cavaliers del 2011 che i Philadelphia 76ers del 2015 arrivarono a stabilire gli attuali record di sconfitte consecutive proprio mentre perdevano di proposito, o perlomeno senza fare granché per evitarlo.
Ma nel caso dei Pistons questo discorso non torna. Hanno già “sacrificato” al tanking le loro ultime quattro stagioni, mai concluse sopra la tredicesima posizione, e con le prime scelte al draft ottenute nell’ultimo decennio — più altre acquisite tramite scambi — hanno costruito la loro attuale squadra. In rosa ci sono infatti Cade Cunningham, prima scelta assoluta del 2021, James Wiseman, seconda scelta del 2020, Jaden Ivey e Ausar Thompson, quinte scelte nei draft degli ultimi due anni, oltre a giocatori più esperti che avrebbero dovuto completare la rosa, come Joe Harris e il croato Bojan Bogdanovic.
Il Wall Street Journal ha descritto così la situazione della squadra: «I Pistons stanno annaspando con una rosa di giocatori con abilità sottosviluppate o sovrapposte, pochi dei quali possono dire di avere un ruolo definito. Un eccessivo numero di guardie gareggiano tra di loro soltanto per ottenere minuti in più; la coppia d’attacco con Marvin Bagley e James Wiseman non è efficace; la figura centrale della squadra, Cade Cunningham, è un playmaker di talento che però ha bisogno di tiratori attorno a sé».
A tutto questo va aggiunto che, dopo le difficoltà già intraviste nella passata stagione, in estate la dirigenza dei Pistons aveva assunto come nuovo allenatore Monty Williams, finalista NBA con i Phoenix Suns nel 2021 ed eletto miglior allenatore del campionato in quella successiva. Accettando l’offerta di Detroit, Williams è diventato peraltro il secondo allenatore più pagato del campionato con un contratto di 6 anni a 78 milioni e mezzo di dollari (il primo, Gregg Popovich, ne riceverà 80 in cinque anni dai San Antonio Spurs, attualmente la seconda peggior squadra della stagione). I risultati però non sono cambiati e anzi, il rendimento è peggiorato: nelle ultime 49 partite complessive le vittorie sono state soltanto cinque, l’ultima delle quali risale al 26 ottobre.