Le norme europee sui richiedenti asilo diventeranno più stringenti
Un accordo trovato fra Parlamento Europeo e governi dell'Unione dopo anni di trattative prevede procedure più sbrigative per chi proviene da paesi ritenuti sicuri
Mercoledì mattina i governi degli stati membri dell’Unione Europea e il Parlamento Europeo hanno trovato un accordo per riformare in parte il regolamento di Dublino, la norma europea che regola la gestione di migranti e richiedenti asilo. È un accordo che modifica solo in piccola parte la norma, ma è considerato comunque molto importante: da anni infatti i paesi europei sono concordi sul fatto che debba essere cambiato, ma non riuscivano a mettersi d’accordo su come farlo.
In estrema sintesi le norme sull’accoglienza dei richiedenti asilo diventeranno più stringenti: è una conseguenza concreta dello spostamento verso destra sulla migrazione da parte di diversi governi europei, in corso ormai da anni. Prima di entrare in vigore l’accordo dovrà essere dettagliato nelle sue parti tecniche e approvato ufficialmente dal Parlamento Europeo e dal Consiglio dell’Unione Europea, l’organo in cui siedono i rappresentanti dei governi dei 27 paesi membri: ma saranno due formalità, dato che i punti principali del testo sono stati ormai concordati.
La riforma prevede procedure più sbrigative per l’espulsione dei richiedenti asilo che arrivano in Europa in modo irregolare, soprattutto per chi arriva dai paesi considerati “sicuri” (la definizione di paese “sicuro” è contenuta in una direttiva europea del 2013, e oggi il ministero dell’Interno italiano ne considera “sicuri” 16). I dettagli tecnici devono ancora essere definiti, ma l’accordo politico prevede che i richiedenti asilo potranno essere riportati più facilmente nei cosiddetti “paesi terzi”, cioè quelli da cui spesso partono per raggiungere i paesi europei: Tunisia, Libia, Turchia.
Negli ultimi anni l’Unione Europea ha stretto o promosso accordi con i principali paesi di partenza dei richiedenti asilo che cercano di arrivare in Europa in modo che le autorità di quei paesi li trattengano con la forza sul proprio territorio, molto spesso in condizioni disumane.
L’accordo prevede inoltre un meccanismo limitato di trasferimento dei richiedenti asilo dai paesi di arrivo (quindi principalmente i paesi dell’Europa meridionale, tra cui l’Italia) e quelli interni. I paesi interni avranno la possibilità di scegliere se accettare un certo numero di migranti o pagare una quota a un fondo comune dell’Unione Europea, che però non ricompenserà soltanto i paesi di frontiera. Il meccanismo di trasferimento comunque scatterà solo in alcune circostanze eccezionali.
Il cosiddetto regolamento di Dublino è una legge europea in vigore dal 1997, vincolante per tutti gli stati membri dell’Unione. Stabilisce che il primo paese in cui arriva una persona migrante debba essere anche quello che si occupa di esaminare la sua richiesta di asilo e la gestione dell’accoglienza. Era giudicato ormai datato da molti paesi dell’Unione, ma finora tutti i tentativi per riformarlo erano falliti. Questa riforma poi è molto meno ambiziosa di quella proposta nel 2017 dal Parlamento Europeo ma fallita a causa dell’opposizione di alcuni governi di paesi dell’Est in sede di Consiglio (dove per approvare le riforme più importanti serve l’unanimità di tutti i paesi membri).
L’accordo è stato raggiunto dopo lunghe trattative tra il Consiglio dell’Unione Europea (un’ istituzione diversa dal Consiglio Europeo) e il Parlamento Europeo. La presidente del Parlamento Europeo Roberta Metsola ha annunciato l’accordo dicendo che «oggi è una giornata storica» e che questa norma è «probabilmente il pacchetto legislativo più importante di questo mandato».
Al momento non sono stati specificati dettagli sulla riforma, e non è chiaro in che modo le nuove procedure possano applicarsi in maniera indifferenziata a tutti i richiedenti asilo che arrivano in Europa. Le norme europee prevedono attualmente che ogni richiesta vada esaminata in maniera individuale, e non sulla base di elementi sommari come la nazionalità: è possibile quindi che l’accordo vada incontro a numerosi ricorsi, quando entrerà in vigore.
Lunedì oltre 50 ong internazionali avevano pubblicato una lettera aperta in cui criticavano duramente la nuova riforma, sostenendo fra le altre cose che «normalizzerà» la detenzione arbitraria di richiedenti asilo e il rischio che vengano respinti verso paesi dove subiranno «violenze e torture».
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