Cosa sono i “Super PAC”, che finanziano le elezioni statunitensi
Le organizzazioni nate per raccogliere fondi a favore o contro un candidato sono sempre più influenti, anche a causa di una sentenza della Corte Suprema
Man mano che ci si avvicina alle elezioni presidenziali statunitensi si sente parlare sempre di più delle somme raccolte dalle campagne elettorali dei vari candidati, che spesso ammontano a decine di milioni di dollari. In queste discussioni c’è una sigla che ritorna praticamente sempre: “PAC”, che sta per Political Action Committee, Comitato per l’azione politica, affiancata negli ultimi anni da “Super PAC”. Sono organizzazioni che influenzano moltissimo i finanziamenti della politica statunitense, ma in molti casi rimangono nell’ombra e operano in modo poco trasparente.
I PAC sono delle organizzazioni fondate con lo scopo di raccogliere fondi per sostenere un certo candidato o un certo tema. Le donazioni possono provenire da privati cittadini statunitensi, che contribuiscono anche con pochi dollari, oppure da organizzazioni come aziende o sindacati, che possono creare dei particolari tipi di PAC per raccogliere le donazioni dei loro iscritti o dipendenti.
Le attività dei PAC sono soggette a varie limitazioni: le leggi statunitensi indicano sia le somme massime che possono raccogliere da un singolo ente o individuo, sia quelle che possono donare direttamente ai comitati politici di un candidato e a tutte le ramificazioni territoriali di un partito. Si tratta sempre di cifre relativamente ridotte, nell’ordine delle migliaia di dollari, che cambiano in base al tipo di elezione e vengono riviste ogni anno per adattarle all’inflazione. Inoltre i PAC devono comunicare in modo trasparente alla FEC (la Commissione elettorale federale, un’agenzia indipendente che si occupa di regolare i finanziamenti alle campagne elettorali statunitensi) quanto raccolgono, da chi e come spendono i propri fondi.
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Da qualche anno però sono diventati molto diffusi i “Super PAC”, organizzazioni simili ai PAC che non possono donare direttamente alle campagne elettorali dei candidati, ma possono raccogliere e spendere qualsiasi cifra per sostenerle indirettamente. I Super PAC nacquero a partire dal 2010 come conseguenza della sentenza della Corte Suprema Citizens United v. FEC, che cambiò radicalmente il sistema dei finanziamenti elettorali negli Stati Uniti.
Fino al 2010 la legge proibiva alle società private, comprese le organizzazioni senza scopo di lucro, di fare donazioni o sostenere spese collegate alle elezioni politiche o alle campagne elettorali di uno o più candidati. Nel 2008 Citizens United, un’organizzazione non profit che sosteneva ideali conservatori, realizzò il documentario Hillary: The Movie per affossare la candidatura della Democratica Hillary Clinton alle primarie del partito, poi vinte da Barack Obama (che divenne presidente).
L’organizzazione voleva pagare per diffondere e pubblicizzare il film sulle reti televisive poco prima del voto per le primarie, ma temeva che l’iniziativa venisse bloccata a causa delle restrizioni sui finanziamenti alla politica. Fece causa presso un tribunale di Washington, D.C., sostenendo che il documentario in questione non rientrasse nella definizione di “comunicazione elettorale” e che quindi le spese sostenute per promuoverlo dovessero essere escluse da quelle normalmente regolamentate.
La questione arrivò fino alla Corte Suprema, che il 21 gennaio del 2010 votò con una maggioranza di 5 giudici contro 4 a favore di Citizens United: stabilì sostanzialmente che imporre dei limiti alle donazioni e alle spese elettorali violasse la libertà di espressione, e che questo diritto andasse garantito anche alle aziende.
La sentenza aprì la strada alla creazione dei Super PAC, che possono raccogliere e spendere qualsiasi cifra a favore di un candidato, a patto che rimangano formalmente indipendenti da lui o da lei. Ci sono però molti modi per superare questo limite: i Super PAC sostengono posizioni politiche e ideologiche facilmente associabili a un candidato, e in alcuni casi sono addirittura gestiti da suoi collaboratori.
I Super PAC non devono necessariamente dichiarare da dove provengono i fondi ricevuti dalle organizzazioni non profit: questi soldi, la cui origine è incerta, vengono indicati come “dark money”. La scarsa trasparenza dei Super PAC ha dato luogo a molti episodi di frodi e brogli a carico dei donatori: sono noti diversi casi di organizzazioni che si presentavano come società di beneficenza e chiedevano donazioni per una causa nobile, come la ricerca contro il cancro o il sostegno ai veterani di guerra, ma in realtà usavano i soldi raccolti per altri scopi.
Una delle conseguenze principali della diffusione dei Super PAC sta nel fatto che ora un singolo individuo molto ricco, un’azienda o qualsiasi altro tipo di organizzazione privata basata negli Stati Uniti può donare qualsiasi cifra al Super PAC di un certo candidato. Un esempio sono le enormi donazioni fatte da Sheldon Adelson, tra i principali imprenditori nel settore dei casinò: tra il 2019 e il 2020 lui e la moglie Miriam donarono 218 milioni di dollari alla sezione federale del Partito Repubblicano (Adelson è morto nel gennaio del 2021). Le donazioni di cittadini o aziende straniere invece non possono essere accettate, per evitare che forze esterne possano influenzare i risultati di un’elezione.
Oggi una singola organizzazione può operare sia come PAC che come Super PAC, assicurandosi di mantenere separate le donazioni ricevute. Riassumendo, la differenza principale sta nel fatto che i PAC “normali” hanno dei limiti sulle cifre che possono raccogliere da ogni singolo donatore e possono a loro volta trasferire dei fondi direttamente a un partito o alla campagna elettorali di un politico (seppure con dei limiti), mentre i Super PAC possono raccogliere e spendere qualsiasi cifra, ma non possono avere legami diretti con i candidati.
Nonostante sia un tema molto controverso, oggi praticamente tutti i candidati alle primarie per le elezioni presidenziali hanno un Super PAC, anche perché non averne uno sarebbe uno svantaggio enorme rispetto agli avversari. Alcuni hanno comunque provato a distanziarsi da questo sistema: nel 2016 Bernie Sanders disse più volte che la sua candidatura alle primarie del Partito Democratico non era sostenuta da alcun Super PAC. Sanders perse contro Hillary Clinton, ma ottenne comunque un ottimo risultato.
La crescente influenza dei Super PAC ha fatto aumentare notevolmente le spese e i finanziamenti legati alle campagne elettorali statunitensi. Nelle elezioni presidenziali del 2020 erano registrati 2.276 Super PAC, che raccolsero quasi 3,5 miliardi di dollari e spesero più di 2 miliardi di dollari per finanziare le campagne elettorali dei vari candidati. Circa il 56 per cento dei Super PAC sosteneva posizioni conservatrici, mentre il 42,5 per cento si identificava come liberale. Complessivamente per le elezioni presidenziali del 2020 furono spesi 5,7 miliardi di dollari, la cifra più alta di sempre.