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  • Lunedì 18 dicembre 2023

Il grosso processo contro l’attivista per la democrazia Jimmy Lai

È iniziato oggi a Hong Kong; è considerato un test dell'indipendenza del sistema giudiziario locale dal governo centrale cinese

(Keith Tsuji/Getty Images)
(Keith Tsuji/Getty Images)
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Lunedì a Hong Kong è iniziato un grosso processo contro Jimmy Lai, imprenditore dei media e attivista che negli ultimi anni è diventato molto noto a livello internazionale per il suo sostegno e la sua partecipazione alle proteste a favore della democrazia. È un processo importante, che secondo molti osservatori internazionali servirà a testare l’effettiva indipendenza del sistema giudiziario di Hong Kong a tre anni dall’approvazione della controversa legge sulla sicurezza nazionale, voluta nel 2020 dal partito comunista cinese e pensata tra le altre cose per consentire al governo della Cina di esercitare un maggiore controllo sulla regione amministrativa di Hong Kong e limitare la libertà di stampa.

Formalmente il sistema giudiziario di Hong Kong è indipendente da quello cinese, ma la legge ha permesso alla Cina di iniziare a controllare i processi che si tengono nella regione: tra le altre cose, ha dato al governatore di Hong Kong il potere di nominare i giudici chiamati a gestire i casi considerati di sicurezza nazionale, una categoria dentro la quale ci finisce un po’ tutto.

Lai era stato arrestato nel 2020, e in questo processo è accusato di «collusione con le forze straniere», ossia di avere cospirato contro il governo cinese per conto degli Stati Uniti, e di avere diffuso idee sovversive attraverso l’Apple Daily, il quotidiano di cui era editore, chiuso nel 2021 a causa della repressione del governo cinese. Se colpevole, potrebbe essere condannato all’ergastolo.

Secondo l’organizzazione non governativa Human Rights Watch, a Lai non sarà garantito il diritto di avere un equo processo: il suo caso è stato affidato a tre giudici scelti da John Lee, governatore di Hong Kong totalmente fedele al governo della Cina. Da ministro della Sicurezza, Lee aveva avuto un ruolo centrale nella repressione delle proteste del 2019 in favore della democrazia.

A Lai è stato inoltre impedito di scegliere un avvocato: aveva cercato di farsi rappresentare da Timothy Owen, un legale britannico, ma gli era stato impedito sulla base di una contestata interpretazione della legge sulla sicurezza nazionale, secondo cui gli avvocati stranieri possono prendere parte ai processi soltanto previa autorizzazione del governatore di Hong Kong.

– Leggi anche: Cosa significa l’arresto di Jimmy Lai a Hong Kong

Il Washington Post ha inoltre rivelato che una delle persone che saranno chiamate a testimoniare durante il processo, Andy Li Yu-hin, attivista pro democrazia di Hong Kong condannato nel 2021 con l’accusa di sedizione, ha subito intimidazioni e violenze dalla polizia cinese durante il suo periodo di custodia, sollevando forti dubbi sull’affidabilità della sua testimonianza in aula.

Lai ha 76 anni ed è conosciuto soprattutto per la sua attività di editore dell’Apple Daily, che era il giornale più letto di Hong Kong fino a quando non fu chiuso dalle autorità due anni fa. L’Apple Daily era rimasto l’ultimo quotidiano di Hong Kong con una posizione apertamente critica nei confronti del governo della città e del regime cinese; era stato costretto a chiudere dopo avere subìto diversi atti di repressione che portarono all’arresto di Lai, del direttore responsabile e di parte della dirigenza, oltre che al blocco di tutti i fondi economici a disposizione del giornale.

Lo scorso anno Lai era stato condannato a cinque anni e nove mesi con l’accusa di frode, per una violazione contrattuale relativa a un affitto risalente agli anni Novanta. Nell’aprile del 2021 era stato condannato a una pena di 14 mesi di carcere per aver organizzato due proteste non autorizzate nel 2019; il mese successivo, mentre stava già scontando la pena, era stato condannato ad altri 14 mesi per aver partecipato a un’altra manifestazione, che si era tenuta sempre nel 2019.