I tre ostaggi uccisi per sbaglio dall’esercito israeliano sventolavano una bandiera bianca, ha detto l’esercito stesso
Secondo le prime indagini sulla morte dei tre ostaggi uccisi per sbaglio dall’esercito di Israele nel nord della Striscia di Gaza, al momento in cui sono stati uccisi i tre civili stavano sventolando una bandiera bianca improvvisata ed erano a petto nudo. Nonostante questo, i soldati li hanno percepiti come una minaccia e hanno sparato contro di loro, uccidendoli.
I risultati delle indagini sono stati riferiti ai giornali israeliani da un funzionario dell’esercito che è rimasto anonimo e che ha descritto ai giornalisti le prime conclusioni. I soldati israeliani venerdì si trovavano in un edificio nel quartiere Shejaiya della città di Gaza, la più grande della Striscia, quando i tre ostaggi (Yotam Haim di 28 anni, Alon Shamriz di 26 anni e Samer Fuad El-Talalka, di 24) sono usciti da un altro edificio a varie decine di metri di distanza. I tre erano a petto nudo, senza maglietta, e sventolavano un panno bianco attaccato a un bastone.
Per ragioni ancora ignote un soldato israeliano, quando ha visto i tre giovani uomini andare verso di lui, ha iniziato subito a sparare e ha urlato agli altri: «Terroristi!». Il soldato ha ucciso immediatamente due degli ostaggi, mentre un terzo è rientrato nell’edificio da cui proveniva.
A quel punto il comandante del battaglione ha ordinato di fermare il fuoco. Alcuni soldati che si trovavano lì vicino avrebbero detto in seguito che dall’edificio in cui era l’ostaggio si sentiva urlare «aiuto» in ebraico. L’ostaggio infine è uscito dall’edificio, e un altro soldato gli ha sparato. Solo a quel punto, avvicinandosi, i soldati hanno capito di aver commesso un errore.
L’ufficiale che ha parlato con i giornalisti ha detto che i due soldati che hanno sparato hanno violato il protocollo di riconoscimento che deve essere utilizzato in occasioni come questa, ma non è chiaro se ci saranno ripercussioni.