I nuovi direttori di alcuni dei principali musei italiani
Tra gli altri, il direttore degli Uffizi Eike Schmidt è stato nominato al Museo di Capodimonte di Napoli: al suo posto è stato scelto Simone Verde
Il ministero della Cultura ha nominato i nuovi direttori di alcuni dei principali musei italiani, dopo una selezione avvenuta attraverso un bando pubblico. Le nomine riguardano quattro musei di “prima fascia”, cioè quelli considerati i più importanti, e sei musei di “seconda fascia”: una commissione era stata incaricata di selezionare tre candidati per ciascuno dei musei, tra i quali poi il ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, doveva indicare il nuovo direttore o la nuova direttrice.
Una delle nomine più rilevanti è quella di Eike Schmidt al Museo e Real Bosco di Capodimonte di Napoli: Schmidt – uno storico dell’arte tedesco che ha da poco preso la cittadinanza italiana – è l’attuale direttore della Galleria degli Uffizi a Firenze, ed è da mesi al centro di molte discussioni per l’eventualità che possa candidarsi a sindaco di Firenze alle amministrative del 2024, con il sostegno dei partiti di destra al governo. Schmidt stesso non ha mai smentito questa possibilità e ha detto che avrebbe chiarito le proprie intenzioni a gennaio: al momento non si sa se questa nomina cambierà qualcosa.
Al suo posto è stato nominato direttore degli Uffizi Simone Verde, storico dell’arte che attualmente è direttore del Complesso monumentale della Pilotta di Parma. Sia il Museo e Real Bosco di Capodimonte che la Galleria degli Uffizi sono tra i musei di “prima fascia”. Tra gli altri musei di prima fascia coinvolti nelle nomine, invece, è stata scelta Renata Cristina Mazzantini come direttrice della Galleria nazionale d’arte moderna e contemporanea di Roma. Mazzantini è l’attuale curatrice del progetto “Quirinale contemporaneo” e consulente del Segretariato generale della presidenza della Repubblica per i profili artistici e architettonici (il Quirinale è la residenza del presidente della Repubblica). Alla Pinacoteca di Brera di Milano è stato scelto come direttore Angelo Crespi, finora presidente del museo Maga di Gallarate.
Ci sono poi le altre sei nomine ai musei di seconda fascia: Federica Zalabra è stata scelta come direttrice per il Museo Nazionale d’Abruzzo di L’Aquila, Stella Falzone per il Museo Archeologico Nazionale di Taranto e Alessandra Necci per le Gallerie Estensi a Ferrara; Costantino D’Orazio è stato nominato direttore della Galleria Nazionale dell’Umbria di Perugia, Fabrizio Sudano del Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria e Thomas Clement Salomon delle Gallerie Nazionali di Arte Antica di Roma.
All’avvio di questi bandi, lo scorso settembre, c’erano state alcune polemiche per il fatto che fossero ammessi anche candidati stranieri: alcuni esponenti del governo di Giorgia Meloni avevano criticato la possibilità che venissero nominati alla direzione dei musei italiani, dicendo di preferire candidati italiani. I primi direttori stranieri di musei italiani furono nominati nel 2015, durante il governo di Matteo Renzi e in seguito alla riforma del settore della cultura promossa dall’allora ministro Dario Franceschini, del Partito democratico.
In quella tornata vennero scelti tra gli altri Schmidt agli Uffizi, il francese Sylvain Bellenger al Museo di Capodimonte di Napoli e il britannico James Bradburne alla Pinacoteca di Brera di Milano. Le loro nomine furono anche oggetto di alcuni ricorsi e vennero inizialmente annullate dal Tribunale amministrativo regionale (TAR) del Lazio, finché una sentenza del Consiglio di Stato ribaltò quella sentenza. Dei tre, solo Schmidt è rimasto direttore di un museo di prima fascia, ed è anche l’unico di origine straniera – ma ormai con nazionalità italiana – nominato in questa tornata.
La nuova commissione che doveva giudicare le candidature era stata criticata perché formata solo da persone italiane ma soprattutto perché su cinque membri soltanto una, l’ex direttrice del Museo Nazionale Romano Daniela Porro, è una storica dell’arte. Il bando inoltre conteneva alcune condizioni che favorivano le candidature di professionisti italiani, a scapito degli altri.