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  • Giovedì 14 dicembre 2023

Possiamo evitare che gli uccelli si schiantino sulle vetrate

Applicare reticoli di strisce o puntini aiuta a far percepire le superfici trasparenti come un ostacolo evitando collisioni spesso mortali

facciata vetro
Un esempio di facciata vetrata molto pericolosa per gli uccelli (Anne Nygård/Unsplash)
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Sulle vetrate ai due lati del ponte San Giorgio di Genova, costruito in due anni dopo il crollo del ponte Morandi, si possono notare diverse sottili linee orizzontali che occupano tutta la superficie dei vetri: non è un vezzo artistico, ma un accorgimento per evitare che gli uccelli ci si schiantino e muoiano. I progettisti dello studio di Renzo Piano che hanno realizzato il progetto del nuovo viadotto hanno seguito le raccomandazioni della LIPU, la Lega italiana protezione uccelli, l’associazione che da anni invita architetti e designer a fare in modo che gli edifici con grandi vetrate e barriere trasparenti non costituiscano un rischio per gli uccelli.

Associazioni e studiosi stimano che ogni anno milioni di uccelli muoiano dopo aver sbattuto contro edifici vetrati: è un problema dovuto a una serie di fattori legati alle caratteristiche della vista degli uccelli la cui evoluzione non ha ancora assimilato i comportamenti per prevenire gli urti contro superfici trasparenti. In realtà non è così difficile evitare che gli uccelli si schiantino: senza arrivare a limitare la diffusione del vetro in architettura, bastano alcune accortezze che diverse associazioni per la protezione degli animali raccomandano da anni e che molti progettisti stanno già seguendo.

Nonostante gli uccelli si orientino soprattutto grazie alla vista non sono in grado di riconoscere le vetrate e in generale le superfici trasparenti, e noi esseri umani possiamo capirli, visto che ogni tanto ci capita a nostra volta di sbattere inavvertitamente contro vetri particolarmente puliti. Gli uccelli hanno una buona visione laterale e una limitata visione frontale, soprattutto nei momenti della giornata in cui la luce è scarsa, come l’alba e il tramonto.

Questa caratteristica dipende dal fatto che fringuelli, passeri, merli, capinere e le altre specie di uccelli più diffuse in Europa trascorrono la maggior parte del loro tempo sui rami degli alberi e nei cespugli alla ricerca di cibo. Sebbene nell’immaginario collettivo l’abilità più associata agli uccelli sia il volo, la loro vista non si è evoluta tanto verso una visione ad alta risoluzione per migliorare le traiettorie in aria, ma piuttosto verso il riconoscimento del cibo e di possibili predatori.

Le persone hanno imparato a riconoscere la presenza di un vetro orientandosi con i bordi delle vetrate degli edifici come elementi di fissaggio, strutture ripetitive, fessure. Gli uccelli non hanno a disposizione questa esperienza. Se una vetrata si trova davanti a un albero, un uccello non è in grado di riconoscere l’ostacolo trasparente: la velocità con cui si sposta, circa cinque metri al secondo nella maggior parte delle specie, rende molto probabile uno schianto.

La trasparenza non è un rischio solo nel caso degli edifici, sono un pericolo anche barriere fonoassorbenti, parapetti in vetro, pensiline alle fermate dei mezzi pubblici, corridoi di collegamento tra due palazzi. Anche la capacità di riflettere è una proprietà rischiosa perché gli uccelli non riescono a distinguere gli alberi e il cielo dalla loro immagine riflessa.

I pericoli riguardano anche l’illuminazione interna, visibile anche dall’esterno attraverso le vetrate, in particolare di notte. Gli uccelli vengono distratti e confusi dalle luci. Capita persino che quelli che non sbattono sulle finestre si mettano a girare attorno agli edifici fino a morire per la stanchezza (un fenomeno noto come “attrazione fatale” per la luce). All’inizio di ottobre a Chicago sono morti quasi mille uccelli andando a sbattere contro le finestre del McCormick Place Lakeside Center, un grande centro conferenze che si trova vicino alle rive del lago Michigan. Nella maggior parte dei casi si trattava di dendroica delle palme e dendroica groppone giallo, due uccelli passeriformi della famiglia dei Parulidi.

Negli ultimi anni negli Stati Uniti e in Europa sono state organizzate diverse campagne di osservazione per stimare quanti sono gli uccelli morti dopo essersi schiantati contro le vetrate. I ricercatori raccolgono dati sul numero di individui morti, sulle specie coinvolte, sul tasso di mortalità nell’intera popolazione presente in un territorio e sul contesto in cui gli incidenti avvengono.

Ottenere stime precise non è semplice. Secondo uno studio fatto in Italia nel 2014 sui rischi causati dalla presenza di barriere fonoassorbenti trasparenti lungo strade e autostrade, ogni anno muoiono tra 255 e 803 uccelli per ogni chilometro di barriere. La delegazione LIPU di Vicenza sta facendo uno studio utilizzando come superficie campione una palestra completamente vetrata, ma i risultati non sono ancora disponibili. In Germania si stima che ogni anno muoiano tra 100 e 115 milioni di uccelli a causa di schianti contro le vetrate, negli Stati Uniti tra 365 e 988 milioni.

Sono molte le norme che i progettisti possono adottare per evitare che gli uccelli vadano a sbattere. Uno dei documenti più citati è un manuale realizzato dalla stazione ornitologica svizzera di Sempach con il contributo di enti di ricerca e associazioni come la LIPU. Si intitola Costruire con vetro e luce rispettando gli uccelli ed è arrivato alla terza edizione.

Una delle soluzioni architettoniche in questo senso è l’utilizzo del vetro opaco o di prodotti in policarbonato: sono materiali che forniscono una luce diffusa, ma hanno la pecca di non essere trasparenti e di non offrire una vista verso l’esterno. Un altro accorgimento è il posizionamento di elementi decorativi sulle facciate come lamelle e ornamenti che possono servire sia a schermare dal sole che a evitare gli schianti degli uccelli.

museo della slesia

Il vetro opaco utilizzato per alcuni padiglioni del museo della Slesia a Katowice, in Polonia (Sean Gallup/Getty Images)

Se proprio si vuole mantenere il vetro trasparente, si possono utilizzare le cosiddette marcature, cioè segni applicati direttamente dai produttori del vetro oppure incollati dopo l’installazione di finestre e vetrate. Le più efficaci sono strisce di colore bianco, giallo, nero o arancio, sono larghe almeno 13 millimetri e posizionate a non più di 10 centimetri di distanza l’una dall’altra. Secondo alcuni studi sono più efficaci le strisce verticali rispetto a quelle orizzontali. La percentuale minima di copertura deve essere del 15 per cento e in generale si consiglia la regola del “palmo della mano” come distanza minima tra le diverse marcature a prescindere che siano strisce, punti, motivi grafici, disegni stilizzati o immagini di fantasia.

museo ebraico monaco

Le vetrate del museo ebraico di Monaco di Baviera con segni che evitano le collisioni (Sandra Behne/Getty Images)

Negli Stati Uniti in molti edifici le vetrate sono state serigrafate con reticoli di punti, una soluzione considerata efficace dagli studi fatti finora: i punti però devono avere un diametro tra 9 e 12 millimetri e una distanza tra 9 e 10 centimetri tra loro. Al contrario le stampe di reticoli composti da piccoli punti, da 1 a 3 millimetri di diametro, utilizzate solitamente come protezione dal sole, non sono adatte a prevenire collisioni. «In Italia abbiamo promosso una collaborazione con la società autostrade per studiare la migliore marcatura per le barriere fonoassorbenti» dice Marco Dinetti, responsabile Ecologia urbana della LIPU. «Alla fine è stata adottata una marcatura con righe orizzontali, che non è la più efficace, ma è stato buon compromesso. Ora questa marcatura viene usata su molte autostrade, non tutte purtroppo, ed evita milioni di schianti».

Molti studi hanno dimostrato invece che le sagome di rapaci applicate alle vetrate, ancora molto usate, non servono come protezione dagli urti. Gli uccelli in volo non percepiscono la sagoma come un potenziale predatore: al massimo la considerano un ostacolo puntuale schiantandosi sulla superficie rimanente della finestra o della vetrata. Sono inefficaci anche soluzioni come la semplice inclinazione dei vetri, pellicole di protezione solare o vetri colorati.

In occasione di seminari e appuntamenti organizzati dalla LIPU gli architetti hanno dimostrato particolare sensibilità, ma servirebbe un’opera di divulgazione più massiccia. «Purtroppo manca una norma che imponga ai progettisti di scegliere misure di mitigazione del rischio» continua Dinetti. «Si va avanti con la buona volontà. C’è attenzione sulle grandi opere, più controllate, mentre manca nei contesti più piccoli».

– Ascolta anche: Ci vuole una scienza, la puntata che parla anche di vetrate e uccelli