L’inadeguatezza dimostrata da Pichetto Fratin alla COP28 non è una sorpresa
Già nei suoi primi tredici mesi da ministro dell'Ambiente si era fatto notare per alcune gaffe
Mercoledì mattina si è conclusa la COP28 di Dubai, la grande conferenza sul clima delle Nazioni Unite convocata per trovare soluzioni condivise per contrastare gli effetti del cambiamento climatico. L’accordo è stato reso pubblico all’alba, dopo che i negoziati si erano prolungati fino a tarda notte. In Italia è stato molto commentato il fatto che il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, fosse già rientrato a Roma, con un aereo che lo aveva riportato in Italia nella serata di martedì. Mentre si diffondeva la notizia dell’accordo raggiunto a Dubai, Pichetto era negli studi Rai per un’intervista alla radio ad Annalisa Chirico, conduttrice della trasmissione Ping pong.
In realtà Pichetto Fratin non è stato l’unico ministro europeo a non attendere la conclusione dei lavori a Dubai: per via del prolungarsi delle trattative di quasi mezza giornata rispetto al programma iniziale, anche altri suoi omologhi sono andati via martedì. È il caso del ministro della Transizione ecologica francese Christophe Béchu, tornato a Parigi per partecipare a un importante Consiglio dei ministri. Poche ore dopo ha parlato all’Assemblea nazionale (il parlamento francese) dell’accordo raggiunto, difendendo la bontà sostanziale del testo finale. Anche il ministro per il Clima del Regno Unito, Graham Stuart, è tornato a Londra prima della fine della COP28 per partecipare a un delicato voto parlamentare, salvo poi volare di nuovo a Dubai in tempo per prendere parte all’assemblea conclusiva. La maggior parte dei paesi europei, in ogni caso, è stata rappresentata da un ministro fino alla conclusione delle trattative.
Ma al di là della sua presenza fino alla fine, più in generale a Pichetto Fratin è stata rimproverata da diversi commentatori una sua irrilevanza durante i negoziati che hanno portato all’accordo. Sui social network e sui giornali si è parlato del fatto che non conoscesse l’inglese, mancanza che ovviamente complica le relazioni durante le riunioni internazionali. Il sito Pagella Politica ha confrontato il suo curriculum con quello di alcuni suoi colleghi europei, più esperti di lui nelle materie ambientali. Pichetto Fratin infatti ha 69 anni e fa il commercialista. Nella sua lunga carriera politica ha fatto prima l’assessore all’Industria e alla Programmazione economica e poi il viceministro allo Sviluppo economico tra il 2020 e il 2022, nel governo guidato da Mario Draghi.
In effetti molte delle critiche fatte a Pichetto Fratin riguardano sue lacune che si sono manifestate più volte in questi suoi tredici mesi da ministro: la scarsa capacità negoziale, la pessima conoscenza delle lingue straniere, la tendenza a commettere gaffe e a fare dichiarazioni inopportune o imbarazzanti. La COP28 ha solo messo in risalto un’inadeguatezza che si poteva intuire già da come era iniziata la carriera da ministro di Pichetto Fratin.
Per l’Italia, alla COP28, ha svolto un ruolo decisivo Federica Fricano, un’esperta e competente dirigente del ministero dell’Ambiente e la Sicurezza energetica (MASE) che ha collaborato con vari governi e ha già coordinato riunioni internazionali di una certa importanza sul tema ambientale e della transizione ecologica, come per esempio in occasione del G20 del 2021 presieduto dall’Italia. È stata lei il punto di riferimento della delegazione italiana, composta in tutto da una quarantina di persone. Con lei ha collaborato un altro funzionario del MASE, Alberto Pella. Anche Francesco Corvaro ha avuto un ruolo importante nei negoziati: è docente di Tecnica industriale all’Università delle Marche, nominato lo scorso agosto inviato speciale per il cambiamento climatico del governo italiano da Pichetto Fratin insieme al ministro degli Esteri Antonio Tajani.
Sono stati soprattutto Fricano, Pella e Corvaro a sovrintendere allo sviluppo dei negoziati a Dubai, restando in contatto col ministro Pichetto Fratin e la sua vice Vannia Gava fino alle tre di notte, tramite telefonate, messaggi e videochiamate.
Durante la sua permanenza a Dubai, Pichetto Fratin è rimasto comunque più defilato rispetto ad altri colleghi europei. La più attiva è stata Teresa Ribera Rodriguez, la ministra spagnola della Transizione ecologica in carica da oltre cinque anni. Aveva un ruolo importante anche per via della presidenza di turno spagnola del Consiglio dell’Unione Europea, l’organo che detiene il potere legislativo insieme al Parlamento Europeo e che ha anche competenze sulla politica estera, l’economia e la sicurezza (ogni sei mesi uno Stato membro lo presiede a turno, quello spagnolo finisce proprio in questi giorni). Ribera Rodriguez ha più volte gestito riunioni tra i vari rappresentanti europei insieme al commissario europeo al Clima Wopke Hoekstra. I ministri per il Clima di Danimarca e Austria, Dan Jorgensen e Leonore Gewessler, sono stati poi i più attivi nei negoziati, spesso rappresentando l’intera Unione Europea nelle riunioni tecniche.
Pichetto Fratin ha svolto incontri bilaterali con ministri e capi di Stato di altri paesi, è intervenuto in alcune conferenze marginali e nell’assemblea sulla sicurezza alimentare, ha dato interviste a tv e giornali italiani, ha presenziato a eventi organizzati nel padiglione italiano dentro la grande struttura che ospitava la COP28. Tutto ciò lo ha fatto parlando sempre in italiano, il che ha certamente limitato l’efficacia dei suoi discorsi e in un paio di occasioni ha prodotto piccoli momenti di imbarazzo: come quando, nel corso di un incontro con una delegazione giapponese o durante un colloquio coi rappresentanti dell’associazione giovanile Youth4Climate, la limitata disponibilità di auricolari ha costretto alcuni dei partecipanti a seguire il discorso di Pichetto Fratin senza il traduttore simultaneo, e dunque senza poter capire granché.
Nelle ore decisive della COP28 Pichetto Fratin ha dato un’intervista a Repubblica, pubblicata sul quotidiano lunedì scorso. Nell’intervista ha ribadito la convinzione del governo sulla necessità di puntare sull’energia nucleare come fonte alternativa pulita e affidabile, ma al tempo stesso ha detto che non c’è alcuna intenzione di finanziare l’apertura di nuove centrali, come invece la Lega di Matteo Salvini ha più volte invocato. «Lo Stato non realizzerà reattori, saranno eventualmente i distretti industriali o le singole aziende energivore a dotarsi di piccoli reattori modulari di quarta generazione. Lo Stato si limiterà a essere un soggetto regolatore», ha detto Pichetto Fratin.
Il riferimento è ai cosiddetti Small Modular Reactor, cioè piccoli reattori a fissione nucleare da produrre in serie, con una potenza massima di 300 megawatt. Si tratta però di una tecnologia finora utilizzata solo in maniera limitata in campo militare, il cui sviluppo a livello industriale è ancora in uno stato embrionale e su cui ci sono grosse incognite sui costi. Le previsioni più accreditate parlano di un’attesa di almeno 10-15 anni. È sembrato bizzarro il fatto che Pichetto Fratin, proprio mentre si definivano gli impegni sulle nuove soluzioni per limitare gli effetti del cambiamento climatico, avesse ritenuto di annunciarne una che è ancora molto lontana dall’essere praticabile, e spiegando comunque che il governo si limiterebbe a non ostacolare chi volesse investirci.
In ogni caso si sapeva che la competenza principale di Pichetto Fratin non fossero le questioni climatiche ed energetiche. D’altronde il ministero che la presidente del Consiglio Giorgia Meloni gli aveva affidato inizialmente era un altro. All’Ambiente era stato infatti destinato Paolo Zangrillo, esponente piemontese di Forza Italia come Pichetto Fratin, e fratello del medico personale di Silvio Berlusconi, Alberto. Pichetto Fratin era invece stato scelto come ministro della Pubblica amministrazione, e lui stesso aveva accettato l’incarico, preparando anche uno specifico post sui suoi canali social.
Pochi minuti dopo l’annuncio di Meloni, però, dentro Forza Italia ci fu un discreto trambusto: Zangrillo fece presente che lui, ex manager pubblico, non aveva competenze specifiche sull’ambiente, ottenendo da Berlusconi e da Tajani, cioè dai massimi dirigenti del partito, di chiedere a Meloni un cambio col collega Pichetto Fratin. Meloni acconsentì, sia pure infastidita, e Pichetto Fratin non si oppose. Fu così che si trovò a essere ministro dell’Ambiente, dimostrando peraltro di non ricordare bene come si chiamasse il ministero che era stato chiamato a guidare (era stato appena rinominato ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica).
Meloni decise però di affiancargli Roberto Cingolani, che era stato ministro per la Transizione ecologica nel governo di Mario Draghi e che aveva accettato di fare da consulente sulle questioni energetiche per il governo di Meloni. In particolare, Cingolani aveva impostato la trattativa europea sul tetto al prezzo del gas, e Meloni gli chiese di continuare a portarla avanti collaborando con Pichetto Fratin, che non a caso decise di tenere con sé alcuni dei funzionari più fedeli allo stesso Cingolani.
Cingolani in questo suo ruolo di assistenza ha dovuto rimediare ad alcune gaffe di Pichetto Fratin, e sottrarsi alle richieste di alcuni ministri europei che, anziché parlare col nuovo responsabile dell’Ambiente, preferivano rivolgersi a lui.
L’esordio europeo di Pichetto Fratin, a poche ore dalla sua nomina, è abbastanza emblematico di tutto questo. Durante un punto stampa mentre era in corso un primo incontro coi suoi colleghi europei, confuse il Consiglio Europeo, l’organo che riunisce i capi di Stato e di governo dei 27 paesi membri dell’Unione Europea, col Consiglio d’Europa, istituzione a cui aderiscono oltre 45 Stati e che non ha niente a che vedere con l’Unione Europea, si occupa di diritti umani. Si sbagliò anche nel riferirsi al mercato di riferimento europeo per il gas naturale, il TTF (acronimo di Title Transfer Facility), chiamandolo TTE.
Un mese più tardi, durante un Consiglio dell’Unione Europea dei ministri dell’Ambiente e dell’Energia, Pichetto Fratin non comprese una domanda fatta da un giornalista in inglese, confondendo la parola inglese compromise, cioè compromesso, con la parola italiana complimenti. Pochi giorni dopo fece un’altra gaffe, stavolta innescando un conflitto coi suoi stessi alleati di governo. In seguito alla frana di Ischia, Pichetto Fratin chiese il carcere per il sindaco del comune colpito dal disastro naturale: «Secondo me basterebbe mettere in galera il sindaco e tutti quelli che lasciano fare». Diversi esponenti della maggioranza criticarono le sue parole, e Matteo Salvini intervenne personalmente per contraddirle.
Nel marzo del 2023 Pichetto Fratin avviò una dura campagna contro una direttiva europea che poneva ambiziosi obiettivi sull’efficientamento energetico degli immobili, a cui però lui stesso a fine ottobre 2022 aveva dato parere favorevole a nome del governo durante i negoziati europei. Il mese seguente, si contraddisse invece nel giro di poche ore su un fatto di cronaca, e cioè l’uccisione di un runner trentino da parte di un’orsa, nota come JJ4. Pichetto Fratin prima aveva sostenuto la necessità di abbattere l’animale; poi ha rivisto il suo giudizio spiegando che non era necessaria alcuna vendetta nei confronti dell’orsa, e che ucciderla non avrebbe comunque riportato in vita il ragazzo ucciso.