La Camera degli Stati Uniti ha approvato l’indagine per mettere Biden sotto impeachment
Ora l'accusa potrà convocare altri testimoni: finora non ha trovato prove che il presidente abbia commesso crimini
La Camera dei deputati degli Stati Uniti ha approvato un’indagine formale per scoprire eventuali prove di abusi di potere, intralci e corruzione da parte del presidente Joe Biden, che potrebbe portare a un voto per il suo impeachment, cioè la rimozione forzata da un incarico governativo. L’indagine precedente a un impeachment di solito è un evento molto seguito, che prevede la convocazione di testimoni e udienze di molti giorni che si tengono alla Camera, ed è un passo necessario per procedere poi con l’eventuale voto di impeachment.
Non è del tutto chiaro però su cosa si basi l’indagine dei Repubblicani. Di fatto, i Repubblicani della Camera indagano informalmente da anni su Biden, sul suo staff e sulla sua famiglia, senza aver mai trovato prove che potrebbero consentire di arrivare a un impeachment del presidente. Per questo molti vedono nell’apertura di un’indagine formale un espediente politico, promosso soprattutto dai Repubblicani più estremisti per accreditarsi come intransigenti e inflessibili nei confronti di Biden, che è un Democratico. I Repubblicani più moderati, invece, sono decisamente più scettici.
L’indagine era stata già avviata a settembre ed era stata voluta da Kevin McCarthy, che allora era lo speaker (in pratica il presidente) della Camera. Non era però mai stata approvata con un voto della Camera, condizione richiesta per accettare la convocazione come testimoni di alcuni suoi funzionari e per presentare alcuni documenti riservati. I Repubblicani sperano che le nuove testimonianze forniscano maggiori elementi che potrebbero portare in futuro a formalizzare le accuse contro Biden.
L’indagine non era ancora stata approvata dalla Camera sia per la tumultuosa rimozione di McCarthy come speaker, sia perché finora non era stata scoperta alcuna prova che il presidente avesse commesso reati gravi che permetterebbero di metterlo sotto impeachment. Proseguire con una misura tanto grave senza prove adeguate preoccupa molti dei Repubblicani più moderati, soprattutto quelli che provengono da distretti elettorali più in bilico, che temono che le loro possibilità di rielezione vengano influenzate negativamente da una decisione così radicale, soprattutto se l’indagine non porterà a niente e si dimostrerà una manovra politica inutile.
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I Repubblicani hanno una maggioranza alla Camera relativamente ristretta, e quindi l’approvazione dell’indagine necessitava del consenso di quasi tutti i deputati Repubblicani. In ogni caso è improbabile che un’eventuale mozione di impeachment sia approvata dal Congresso, in quanto dovrebbe passare dal Senato, dove invece i Democratici del presidente Joe Biden hanno la maggioranza.
Molti Repubblicani, fra cui il nuovo speaker Mike Johnson, ultimamente avevano cercato di rassicurare i deputati più indecisi, fra l’altro sottolineando che l’autorizzazione all’indagine non implica necessariamente che Biden sarà messo sotto impeachment, ma solo maggiori accertamenti.
Lo speaker Mike Johnson ha detto che l’indagine si sta focalizzando su quattro aspetti, che riguardano in gran parte la famiglia di Joe Biden. L’intento è di provare che il presidente abbia mentito dicendo di non essere a conoscenza di attività illecite compiute da membri della sua famiglia. Per questo l’inchiesta si concentra su: i milioni di dollari ricevuti dal figlio Hunter Biden e da James Biden, fratello del presidente, da aziende straniere per dei contratti di lavoro; affermazioni false o fuorvianti fatte dal presidente sul lavoro del figlio; occasioni in cui il presidente parlò con i soci del figlio; e 240mila dollari che il presidente ricevette dal figlio e dal fratello, come restituzione di somme di denaro che aveva prestato loro in precedenza.
Hunter Biden al momento è sotto processo per accuse di evasione fiscale e violazione delle leggi sul possesso di armi.
Le commissioni parlamentari che si stanno occupando dell’indagine su Joe Biden (quella sulla Giustizia, quella di Supervisione e quella sui Modi e i mezzi, che si occupa di questioni fiscali) finora hanno analizzato 36mila pagine di documenti bancari, 2mila pagine di rapporti su attività sospette compilate dal ministero del Tesoro, e ascoltato decine di ore di testimonianze di due collaboratori di Hunter Biden, un funzionario degli archivi di stato e 7 agenti dell’FBI. Mercoledì hanno anche sentito la testimonianza di Hunter Biden stesso.
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Secondo Jim Jordan, un deputato Repubblicano piuttosto estremista, l’indagine potrebbe portare a formulare accuse di corruzione, abuso di potere, intralcio alle indagini o altri comportamenti illeciti. Per mettere sotto impeachment il presidente sono necessarie accuse di tradimento, corruzione e «altri gravi crimini e misfatti».
L’ex presidente Repubblicano Donald Trump, battuto da Biden alle elezioni del 2020 e leader di fatto dei Repubblicani, anche se non ha ruoli formali nel partito, ha sempre sostenuto l’indagine contro Biden. Lui stesso fu messo sotto impeachment due volte dai Democratici, e negli ultimi tempi ha parlato apertamente delle prossime elezioni come di un’occasione di «vendetta» e di «un regolamento di conti» nei confronti degli avversari.
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Ci sono stati solo quattro processi di impeachment contro un presidente nella storia degli Stati Uniti, e tutti si sono conclusi con la loro assoluzione: quello contro Andrew Johnson (che fu presidente dal 1865 al 1869), quello contro Bill Clinton nel 1998 e quelli contro Trump nel 2020 e nel 2021. In un quinto caso, quello causato dal Watergate, la procedura stava per essere avviata contro Nixon, ma l’allora presidente si dimise prima che la Camera si riunisse per votarla.
Johnson subì l’impeachment per aver licenziato il suo ministro della Guerra. La procedura contro Clinton fu avviata invece dopo lo scandalo nato intorno alla sua relazione con Monica Lewinsky: le accuse erano di spergiuro e di ostacolo alla giustizia, per aver mentito sui suoi rapporti con Lewinsky sia durante un processo sia in pubblico. Trump fu processato in un caso per aver ricattato il presidente ucraino Volodymyr Zelensky per ottenere materiale imbarazzante su Biden, nell’altro per avere fomentato l’attacco al Congresso statunitense compiuto il 6 gennaio dai suoi sostenitori.
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