C’è un grosso scandalo di presunte tangenti in Giappone
Quattro ministri si sono dimessi per le indagini sulla raccolta di fondi del partito del primo ministro, che ha annunciato un rimpasto
Mercoledì il primo ministro giapponese Fumio Kishida ha annunciato che sostituirà alcuni membri del suo governo per via di uno scandalo di presunte tangenti che sta coinvolgendo il suo partito, il Partito Liberal Democratico (PLD). Quattro ministri e alcuni collaboratori si sono già dimessi in vista delle perquisizioni comunicate dalla procura giapponese, che sta indagando su presunti fondi raccolti in maniera irregolare dai membri del partito, ma ci si aspetta che altri tra ministri e viceministri saranno rimpiazzati, complicando ulteriormente la posizione di Kishida.
La procura giapponese sta indagando sul più ampio e influente gruppo di politici del PLD, la cosiddetta “fazione Abe”, composta da membri del partito che erano molto vicini all’ex primo ministro giapponese Shinzo Abe, assassinato nel luglio del 2022. Il sospetto è che i membri non abbiano dichiarato 500 milioni di yen (circa 3,2 milioni di euro) ottenuti negli ultimi cinque anni attraverso le raccolte di fondi per il partito, tenendone parte per sé. La raccolta dei proventi degli eventi di raccolta fondi per i partiti in Giappone non è illegale, e non è illegale nemmeno che i membri del partito tengano per sé una percentuale: è tuttavia illegale non dichiararlo nella contabilità del partito.
Si sapeva già da alcune settimane che la procura giapponese stava indagando sul caso, ma alla notizia dell’imminente ricerca delle prove si sono dimessi il segretario del gabinetto Hirokazu Matsuno, il ministro dell’Economia e dell’Industria Yasutoshi Nishimura, il ministro dell’Interno Junji Suzuki e il ministro dell’Agricoltura, Ichiro Miyashita. I media giapponesi scrivono che Matsuno non avrebbe dichiarato oltre 10 milioni di yen (circa 65mila euro) negli ultimi cinque anni, mentre Nishimura avrebbe tenuto per sé circa 1 milione di yen (6.500 euro). Le violazioni, se dimostrate, potrebbero comportare pene massime di cinque anni di carcere.
Quello annunciato mercoledì da Kishida è il terzo rimpasto di governo in poco meno di un anno e mezzo come primo ministro. La popolarità di Kishida era già in declino a causa dei legami di alcuni ex ministri con la controversa Chiesa dell’unificazione, l’influente movimento religioso sostenuto tra gli altri anche da Abe: secondo un sondaggio della tv nazionale NHK di questa settimana il consenso nei suoi confronti è calato al 23 per cento, il minimo da quando è stato eletto primo ministro, nell’ottobre del 2021. Anche se in Giappone non sono previste elezioni parlamentari fino al 2025, nel settembre del 2024 si voterà per scegliere il nuovo leader del PLD: ci sono tuttavia dubbi sul fatto che Kishida possa continuare a mantenere la guida del partito.