La Corte Suprema statunitense esaminerà un caso che potrebbe ribaltare centinaia di accuse legate all’attacco al Campidoglio del 6 gennaio 2021
Mercoledì la Corte Suprema statunitense ha detto che prenderà in esame un caso d’appello relativo al reato di intralcio di procedura ufficiale, che comporta fino a vent’anni di carcere. Si tratta del reato di cui sono più frequentemente accusate le persone che hanno partecipato all’attacco al Congresso statunitense del 6 gennaio 2021, in base al ragionamento secondo cui l’assalto al Congresso voleva impedire la certificazione del risultato elettorale e quindi l’insediamento di Joe Biden come presidente.
Negli ultimi due anni più di 300 persone, tra cui l’ex presidente Donald Trump, sono state accusate di questo reato, e almeno 108 di loro sono già state condannate per aver ostacolato un procedimento ufficiale. Il caso che sarà esaminato dalla Corte Suprema è, nello specifico, quello di tre imputati che hanno partecipato all’assalto al Congresso: un giudice di una corte di grado inferiore, infatti, ritiene che la loro condotta non rientri nella fattispecie del reato di intralcio di procedura ufficiale, e ha chiesto alla Corte Suprema – a maggioranza conservatrice – di esprimersi sul tema.
La decisione della Corte di esaminare questo caso, però, rallenterà con ogni probabilità anche il processo contro Trump per l’assalto al Congresso, che dovrebbe cominciare il 4 marzo: i giudici hanno infatti detto che cominceranno a esaminare il caso tra marzo e aprile, con l’intenzione di esprimere un giudizio entro l’estate. Trump stava già cercando di dimostrare di non poter essere incriminato, o di impedire che il processo si tenesse nei tempi previsti, in altri modi: la sua speranza sembra essere quella di rimandarlo fino a dopo le elezioni presidenziali del 2024.