Yahya Sinwar, il leader di Hamas che Israele cerca di uccidere
È il capo politico del gruppo radicale nella Striscia di Gaza, e l'esercito israeliano lo sta cercando nei tunnel sotto a Khan Yunis
Negli ultimi giorni i leader politici e militari di Israele hanno parlato apertamente dei loro piani di uccidere i principali comandanti di Hamas, e in particolare Yahya Sinwar, il leader di Hamas dentro alla Striscia di Gaza che Israele considera uno dei principali responsabili dell’attacco contro i civili del 7 ottobre. La scorsa settimana l’esercito israeliano ha circondato la casa di Sinwar a Khan Yunis, la città in cui è nato e cresciuto, senza trovarlo (come previsto: Israele ritiene che Sinwar si trovi nei tunnel sotterranei scavati sotto alla Striscia), mentre un consigliere del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha detto che «è solo questione di tempo prima che arriviamo a lui».
Dall’inizio della guerra Israele ha annunciato che il suo obiettivo è di «distruggere Hamas», e da alcuni giorni si sta concentrando sul trovare e uccidere i capi del gruppo: sarebbe l’unico modo per presentare un successo tangibile per una missione che altrimenti è quasi impossibile da portare a termine. Molti analisti sostengono che uccidere i leader di Hamas non significhi distruggere il gruppo, ma Yahya Sinwar ha effettivamente un ruolo prominente all’interno di Hamas, di cui fa parte quasi dalla sua fondazione.
Sinwar ha trascorso più di vent’anni in prigione in Israele, condannato per aver ucciso soldati israeliani. Fu liberato nel 2011 a seguito di un enorme scambio di oltre mille prigionieri palestinesi in cambio di un soldato israeliano, Gilad Shalit. Da allora, Sinwar è diventato uno dei più importanti leader di Hamas e il principale sostenitore della pratica di catturare ostaggi per ottenere concessioni da Israele. Anche per questo è ritenuto uno degli ideatori dell’attacco del 7 ottobre, assieme a Mohammed Deif, il capo delle brigate al Qassam, il braccio militare di Hamas.
Della vita privata di Sinwar si sa pochissimo: sappiamo che ha poco più di 60 anni e che è nato in un campo profughi a Khan Yunis, nel sud della Striscia di Gaza. A partire dalla metà degli anni di Ottanta si unì ad Hamas, che allora era un movimento politico in espansione, e contribuì alla creazione di al Majd, il primo apparato di sicurezza del gruppo, che faceva sia da contingente militare sia da polizia interna.
Sinwar si occupava in particolare di trovare e punire (nella maggior parte dei casi uccidere) i palestinesi sospettati di lavorare come informatori per Israele. Il Wall Street Journal ha parlato con i funzionari israeliani che si occuparono di interrogare Sinwar dopo il suo arresto, secondo cui al tempo confessò di aver ucciso personalmente 12 presunti informatori palestinesi. Secondo i funzionari israeliani, nessuna delle persone uccise era un informatore, ma non è possibile verificare indipendentemente questa informazione.
Nel 1988 Sinwar fu arrestato dall’esercito israeliano per aver ucciso due soldati e fu condannato a numerosi ergastoli. Trascorse i successivi 23 anni in prigione, dove imparò l’ebraico e, come avrebbe detto lui stesso in seguito, cercò di studiare il modo in cui pensa e agisce il «nemico», cioè Israele.
Nel 2006 un gruppo armato di Hamas sorprese un contingente di soldati israeliani al confine della Striscia di Gaza e catturò uno di loro, il diciannovenne Gilad Shalit: tra gli organizzatori dell’attacco ci fu il fratello di Sinwar. I negoziati per la liberazione di Shalit durarono anni e Sinwar stesso vi partecipò dalla prigione. Alla fine, nel 2011 Israele accettò di liberare 1.027 prigionieri palestinesi in cambio del solo Shalit. Tra i prigionieri liberati c’era anche Sinwar.
Una settimana dopo il suo rilascio, Sinwar diede un’intervista in cui disse che Hamas avrebbe dovuto catturare altri soldati israeliani per garantire la liberazione di più palestinesi.
Nel 2011 Hamas governava già la Striscia di Gaza, dopo aver vinto qualche anno prima la guerra civile contro la fazione palestinese moderata Fatah, e Sinwar ne divenne rapidamente uno dei principali leader. Tornò a occuparsi della repressione interna, e nel 2016 fu coinvolto nell’omicidio di Mahmoud Ishtiwi, uno dei capi militari di Hamas condannato per «crimini morali». Non si è mai saputo perché Ishtiwi sia stato ucciso: secondo alcuni collaborava con Israele o con i paesi arabi vicini, ma una versione che è molto circolata è che i leader di Hamas avessero scoperto che aveva una relazione omosessuale.
Nel 2017 Sinwar fu nominato capo politico di Hamas all’interno della Striscia, uno dei ruoli più importanti dell’organizzazione.
Sinwar non è l’unico leader di Hamas. Il gruppo ha una struttura diffusa, pensata apposta per evitare che uccisioni e arresti possano metterla in crisi. Oltre a Sinwar e al già citato Deif, capo delle brigate al Qassam, il più importante leader politico di Hamas dovrebbe essere Ismail Haniyeh, che però ormai da anni si trova in esilio a Doha, in Qatar. Il suo vice Saleh Arouri, altra persona estremamente influente nell’organizzazione, è invece in esilio a Beirut, in Libano.
In tempi normali la leadership di Hamas prende le decisioni in maniera collegiale coinvolgendo tutti i capi, anche quelli all’estero, ma l’isolamento portato dalla guerra fa sì che oggi le operazioni militari di Hamas siano di fatto gestite da Sinwar, con l’aiuto di Deif: ciò fa di Sinwar il principale ricercato dall’esercito israeliano.
Nonostante questo molti analisti insistono sul fatto che, proprio perché la struttura di Hamas è diffusa e collegiale, l’uccisione di Sinwar sarebbe un grave colpo per il gruppo, ma non provocherebbe la “distruzione di Hamas” di cui parlano i leader israeliani.