I piani del Venezuela per annettere la Guayana Esequiba
Il presidente venezuelano Maduro incontrerà quello della Guyana per parlare della questione, che continua a creare grandi tensioni
Giovedì il presidente venezuelano Nicolás Maduro incontrerà Mohamed Irfaan Ali, il presidente della Guyana, per discutere della situazione della Guayana Esequiba, il territorio ricco di petrolio e risorse naturali che fa parte della Guyana ma che il Venezuela rivendica come proprio da circa due secoli.
Domenica scorsa gli elettori venezuelani hanno votato in favore dell’annessione al territorio nazionale della Guayana Esequiba con un discusso referendum, considerato una provocazione esplicita da parte della Guyana. L’annessione dell’Esequibo al Venezuela sembra una possibilità piuttosto remota, tuttavia il Venezuela si sta già muovendo per farlo, e la questione sta intensificando notevolmente le tensioni tra i due paesi.
L’annuncio dell’incontro tra Maduro e Ali è stato comunicato da Ralph Gonsalves, che oltre a essere il primo ministro della nazione caraibica di Saint Vincent e Grenadine è anche il presidente pro tempore della Comunità di Stati Latinoamericani e dei Caraibi (CELAC), un organismo internazionale di cui fanno parte i 33 stati dell’America centrale e del Sud America.
Il governo del Venezuela ha fatto sapere che l’incontro avrà lo scopo di tutelare l’aspirazione del paese di «mantenere l’America Latina e i Caraibi una zona di pace». L’ufficio della presidenza della Guyana ha detto che Ali ha accettato di partecipare all’incontro, ma che i confini del suo territorio «non sono in discussione».
La Guayana Esequiba, o Territorio Esequibo, è una zona un po’ più grande della Grecia, ricca di petrolio e risorse. È internazionalmente riconosciuta come parte della Guyana, ma il Venezuela sostiene che faccia parte del proprio territorio perché ne faceva parte ai tempi in cui gran parte della regione era una colonia della Spagna, e ne rivendica il possesso dal 1811, l’anno della propria indipendenza. Nel 1899 una sentenza di arbitrato internazionale stabilì che la Guayana Esequiba apparteneva al Regno Unito, che la integrò nella Guyana britannica. Nel 1966, quando la Guyana ottenne l’indipendenza dal Regno Unito, la regione continuò a far parte del paese.
Maduro sostiene che la rivendicazione dell’Esequibo abbia a che fare con una questione di identità nazionale, ma c’entrano anche le risorse naturali di cui la regione è ricca.
Il referendum di domenica scorsa, approvato con oltre il 90 per cento dei “sì”, era stato promosso dal governo autoritario di Maduro, che lo aveva pubblicizzato con una massiccia campagna di comunicazione. È stato organizzato con l’obiettivo di creare nella regione di Esequibo uno stato venezuelano, da incorporare nel territorio del paese, e di estendere la cittadinanza venezuelana agli abitanti dell’area: il tutto senza il permesso della Guyana. Proponeva anche di opporsi con tutti i mezzi alla «pretesa» del paese vicino di «disporre unilateralmente di un mare ancora da delimitare, illegalmente e in violazione del diritto internazionale» e di togliere alla Corte Internazionale di Giustizia (CIG) la giurisdizione sulle dispute territoriali alla Guayana Esequiba.
La Guyana aveva presentato un ricorso contro il referendum, chiedendo alla CIG, il principale organo giudiziario dell’ONU, di intervenire per bloccarlo. Secondo la Guyana, le pretese del Venezuela sono una «minaccia per la pace e la sicurezza internazionale»: ma i piani per l’incorporazione del territorio non si sono limitati al solo referendum.
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Martedì, due giorni dopo il referendum, Maduro ha presentato la nuova mappa del Venezuela, che incorpora l’Essequibo, e ha annunciato una legge speciale con lo scopo di creare una nuova provincia venezuelana nel territorio, per il quale ha anche nominato un nuovo governatore, il maggiore generale Alexis Rodríguez Cabello.
Nel frattempo Maduro aveva già inviato un contingente dell’esercito vicino al confine con il territorio conteso, chiesto alla compagnia petrolifera statale PDVSA di tracciare una mappa dei giacimenti e delle risorse da esplorare, e ordinato all’Assemblea nazionale di preparare una proposta di legge per delimitare la porzione di mare territoriale alla quale, a suo dire, la Guyana non avrà più diritto di accesso.
Venerdì il Consiglio di sicurezza dell’ONU si è riunito per un incontro di emergenza a porte chiuse per discutere della questione su richiesta della Guyana, che ha accusato il Venezuela di aver violato lo Statuto delle Nazioni Unite tentando di appropriarsi di parte del suo territorio. Il presidente brasiliano Luiz Inácio Lula da Silva, che è stato invitato all’incontro tra i due presidenti come osservatore, ha invitato Maduro al dialogo, sostenendo l’importanza di evitare provvedimenti unilaterali che potrebbero aggravare le tensioni. La CELAC e la Comunità Caraibica, un’altra organizzazione regionale, a loro volta hanno sottolineato «la necessità urgente di ridimensionare il conflitto per avviare un dialogo» tra le parti.
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