Milei si è insediato alla presidenza dell’Argentina
Con una cerimonia di fronte al parlamento, a cui hanno partecipato migliaia di suoi sostenitori
Javier Milei, economista ultraliberista e di estrema destra, si è insediato domenica come nuovo presidente dell’Argentina, con una cerimonia di fronte al parlamento a Buenos Aires, la capitale, a cui hanno partecipato migliaia di suoi sostenitori.
Milei aveva vinto il mese scorso il ballottaggio delle elezioni presidenziali contro l’attuale ministro dell’Economia Sergio Massa, di centrosinistra, ottenendo oltre il 55 per cento dei voti (circa 14 milioni). Come nuovo presidente dell’Argentina ha preso il posto di Alberto Fernández, di centrosinistra: ha un mandato di quattro anni.
Nel discorso di insediamento Milei ha annunciato l’inizio di una «nuova era» per l’Argentina e la fine di una «lunga e triste storia di decadenza e declino». Riferendosi alla grave crisi economica e finanziaria in cui si trova il paese, ha accusato il governo uscente di aver «rovinato» la vita degli argentini trascinandoli sull’orlo della «crisi più profonda della nostra storia», e ha promesso di intraprendere «la strada della ricostruzione».
Milei è arrivato di fronte al parlamento argentino accompagnato dalla sorella minore Karina, che ha coordinato la sua campagna elettorale. Alla cerimonia erano presenti altri capi di stato e diversi leader di estrema destra, tra cui l’ex presidente brasiliano Jair Bolsonaro, il leader del partito spagnolo Vox, Santiago Abascal, e il primo ministro ungherese Viktor Orbán.
Al suo arrivo, durante e dopo il giuramento Milei è stato acclamato da migliaia di sostenitori, molti dei quali presenti coi simboli che hanno caratterizzato la sua eccessiva, anticonvenzionale e teatrale campagna elettorale: leoni gonfiabili, stendardi con leoni disegnati ed enormi cartelli a forma di dollaro con la faccia di Milei, in riferimento alla sua proposta di combattere l’inflazione e la svalutazione del peso argentino con la dollarizzazione, l’abbandono della moneta nazionale a favore del dollaro.
Dopo aver giurato all’interno del Congresso, Milei ha fatto il proprio discorso inaugurale all’esterno, rivolto ai propri sostenitori, anziché ai membri del parlamento come è tradizione in Argentina da decenni.
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Milei ha 53 anni ed è arrivato a dominare la politica argentina con un’ascesa politica rapida e caratterizzata da posizioni estreme ed eccessive per cui è stato definito una «furia anti establishment». Oltre alla dollarizzazione, ha proposto di privatizzare sanità e istruzione e ha detto in più occasioni di voler «bruciare la Banca Centrale argentina».
Nel corso della sua campagna elettorale, caratterizzata da retoriche e gesti fortemente populisti, Milei si era occupato soprattutto di temi economici ma aveva esteso le proprie posizioni estreme anche ad altri ambiti: si era detto fortemente contrario all’aborto e alle diagnosi prenatali, ma favorevole alla vendita degli organi, definendola «un mercato in più» e una «risorsa economica» a cui qualcuno può essere costretto ad accedere. A ridosso del secondo turno di votazioni aveva attenuato le proprie posizioni, probabilmente per cercare di raccogliere più consensi tra gli elettori di centro.