L’Arabia Saudita è pronta a prendere il controllo dell’aeroporto di Heathrow
Ha già trovato un accordo per comprare il 25% dello scalo londinese e altri azionisti difficilmente potranno resistere a offerte importanti
Nei prossimi giorni il fondo sovrano saudita (PIF) perfezionerà l’acquisto del 25 per cento delle quote della società che controlla l’aeroporto londinese di Heathrow, uno dei più trafficati al mondo. Alla fine di novembre il fondo e la società di investimento francese Ardian, finanziata a sua volta dall’Arabia Saudita, avevano trovato un accordo per acquistare le quote della società spagnola Ferrovial a un prezzo di 2,8 miliardi di euro, ben superiore al loro valore. Secondo diversi giornali, anche altre società che hanno quote dell’aeroporto sarebbero pronte cederle al fondo sovrano saudita.
Il Public Investment Fund (PIF) ha un valore di oltre 700 miliardi di dollari ed è il principale strumento a disposizione del principe Mohammed bin Salman per mettere in atto il suo piano di crescita e sviluppo economico, che vorrebbe progressivamente emancipare l’Arabia Saudita dalla dipendenza dal petrolio e garantirle un ruolo sempre più rilevante nei settori della tecnologia, della sanità, del turismo e appunto dello sport. Ci sta provando tramite gli investimenti in tantissimi settori diversi e in tutto il mondo.
Il PIF fu costituito nel 1971 per investire i grandi avanzi di denaro pubblico accumulato con l’industria petrolifera. È un fondo sovrano, ossia un fondo di investimento di proprietà dello stato, e investe denaro pubblico in strumenti finanziari, come azioni o obbligazioni, oppure in immobili. Ad avere fondi sovrani sono tipicamente i paesi più ricchi, come quelli esportatori di risorse naturali e petrolio: questi paesi fanno confluire nel fondo tutti i surplus fiscali, cioè gli avanzi delle tasse, solitamente molto alti, e li usano per investire in attività di vario tipo.
Il fondo saudita ha investito moltissimo in attività locali, come banche, società di costruzioni, società energetiche (tra cui la Saudi Aramco), compagnie di telecomunicazioni, porti, infrastrutture turistiche e così via. Un settore su cui sta puntando molto però è proprio quello del trasporto aereo: recentemente per esempio ha inaugurato la compagnia aerea Riyadh Air per incentivare i flussi turistici verso il paese.
Tra gli obiettivi del governo saudita c’è anche quello di far aumentare il contributo del settore turistico alla creazione del PIL, fino a portarlo al 10 per cento entro il 2030: è un obiettivo non solo ambizioso, ma forse anche irrealistico, considerando che è un paese perlopiù desertico e che mediamente la quota è ben più bassa nei paesi a forte vocazione turistica (per esempio in Italia il turismo vale il 6 per cento del PIL).
Quando PIF e Ardian perfezioneranno l’acquisto delle quote di Ferrovial avranno il 25 per cento dell’aeroporto contro il 20 per cento del Qatar Investment Authority, il 12,62 per cento del fondo pensione canadese Caisse de dépôt et placement del Québec, l’11,2 per cento del fondo sovrano di Singapore GIC, l’11,18 per cento dell’Australian Retirement Trust e il 10 per cento ciascuno del China Investment Corporation e del Universities Superannuation Scheme.
Secondo il Times, che ha interpellato fonti interne alle società, i fondi sovrani di Cina, Qatar e Singapore dovrebbero mantenere le loro quote, mentre gli altri investitori potrebbero venderle: in quel caso il fondo sovrano saudita e Ardian avrebbero quasi il 60 per cento. Gli accordi in vigore tra i soci dell’aeroporto consentono agli azionisti di vendere le quote allo stesso valore stabilito dagli accordi tra il PIF, Ardian e Ferrovial. I 2,8 miliardi di euro concessi dall’Arabia Saudita per il 25 per cento delle quote hanno fatto aumentare il valore dell’aeroporto a poco più di 8,2 miliardi di euro, più del doppio di quanto stimato finora.
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